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Scritto da Elena Benedetti   
sabato 30 ottobre 2010

10:45

“La vostra camicia é proprio orrenda” “Cos’ha che non va?”

 É l’ora della terapia, la seconda della mattinata. Non tutti ne hanno bisogno, la lista dei fortunati é attaccata con due pezzi di scotch al vassoio che prendo in mano. Sopra i bicchieri dentro ai quali rotolano le pillole colorate, i nome all’esterno scritti su di etichette, come ai compleanni, da bambini.

 Spartaco M. é sul divano, in piedi, dice che dall’alto le cose si vedono meglio.

“Scendi per favore?”

“Sono le medicine?”

“Sí.”

“Tranquilla, sto qua.”

 Lascio il bicchiere per terra. Passeró iù tardi a controllare che le abbia prese o nascoste che sia.

 Luciana F e Londa G. sono in trance (in realtà si chiama Linda, l’infermiere ha sbagliato a scriverlo la prima volta, ma siccome la collega che fa la notte é russa, é rimasto Londa G, ora per tutti é Londa G). Dicevo che Luciana e Londa sono in trance, agonistica. Neanche mi guardano, scala 40 ha il potere di creare una dimensione parallela impenetrabile: occhi attenti, veloci, mani nodose e gesti sapienti. Appoggio i bicchieri al lato del tavolino, al di fuori del quadrato di gioco, non sia mai.

 Mancano Giulio e Lina, anzi Giulio S. e Lina T., diamine scordo sempre l’iniziale dell’appellativo. Dal primo piano, la prima regola che mi é stata insegnata. “Sennó c’é il rischio di scambiare le medicine”. “Ok - ho pensato - nessun problema signor direttore, anche se sarebbe poco male se avvenisse inavvertitamente lo scambio del razionale giornaliero di Piero C. con quello di Piero V.- unici doppioni tra i degenti-: correttori del tono dell’umore a un catatonico, antidepressivi euforizzanti a uno schizofrenico. Sarebbe interessante per lo meno, non trova?”

 Sono giù nel corridoio che porta alle camere da letto. Non spreco tempo a cercarli nei luoghi in cui logicamente sarebbe più probabile trovarli, non sarebbe logico. Giulio S. e Lina T. infatti, 43 e 72 anni, manierismo schizoide e depressione cronica resistente ai farmaci, ex artista di strada uno, contessa divorziata l’altra, sono nella camera 5, quella di lui.

 Apro la porta, nel vassoio solo i loro bicchieri. Le finestre sono aperte, danno sul parcheggio della clinica, poche auto parcheggiate, il parco d’autunno. I vestiti sono riposti con cura sulla sedia, in cima alla pila le mutande grigie di Giulio e i suoi calzoni blu, la vestaglia di Lina invece é ai suoi piedi, ora ha indosso solo i mutandoni di flanella, ma toglierà anche quelli. Sono arrivata interrompendo un discorso di due pazienti nudi uno di fronte all’altro.

Lina col suo fare altezzoso è infastidita.

“La vostra camicia è proprio orrenda.”

Giulio si guarda il petto irsuto, i peli si congiungono con quelli della schiena e con i capelli neri. "Cos’ha che non va?" 



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