Numero 48, Autunno 2009 - UN NUMERO SPECIALE: con questa uscita
si chiude la prima parte della vita del "Sassolino" inteso come mensile,
mentre prosegue a pieno ritmo il portale "il Sassolino.net" (e comunque
non finirà qui!). A corredo di una mostra organizzata dalla Redazione,
ecco un numero speciale con tanti aneddoti, un racconto di Emilio
Rentocchini, il lavoro di Leo Turrini e tanto altro...Clicca sulla copertina per scaricare |
"Materiali resistenti", il 25 di Aprile |
Scritto da Enrico Vannucci | |||||||
lunedì 26 aprile 2010 | |||||||
VISTI PER VOI - Carpi, 25-04-2010 - Ieri era il 25 di Aprile e c’era il sole. Forse non è un caso che proprio ieri, dopo giorni di pioggia quasi ininterrotta, abbia fatto capolino tra le nuvole ormai diradate la stella che ci tiene in vita. Ieri non era una giornata come le altre. Sarà stata colpa dei raggi del sole dimenticati durante il lungo inverno oppure di quella leggera brezza così piacevole a contatto con la pelle ma ieri l’aria odorava diversamente. Il 25 di Aprile ha fatto di nuovo capolino un profumo dall’antico lignaggio che per molto, troppo, tempo era parso sopito: l’essenza della speranza. Per molti, oggi, la speranza è il sentimento meno nobile, quello che cela dietro di sé un’inevitabile debolezza: sognare un futuro migliore del presente in cui si vive. I sognatori sono sempre stati fragili. Basta un niente perché ciò che più si brama vada in frantumi ancor più velocemente di un battito di ciglia. Come un piccolo rumore può svegliare il dormiente, così un minuscolo e insignificante dettaglio può far rimanere inesauditi i desideri di chi, nonostante tutto, non si rassegna a immaginare una vita diversa. Anche coloro che hanno combattuto nella Resistenza erano dei sognatori. Anelavano un mondo diverso da quello che avevano sempre conosciuto. Un mondo più libero nel quale assieme alle generazioni successive avrebbero potuto esprimere pienamente loro stessi come esseri umani, non dovendo più nascondere le proprie pulsioni come le grandi dittature del secolo scorso li avevano obbligati a fare, riducendoli a semplici pezzi di carne schiavi unicamente di un’ideologia esterna. Senza la speranza quelle donne e quegli uomini non sarebbero riusciti a sconfiggere la paura della morte e ad accettare l’idea di donare la propria vita per coloro che sarebbero venuti dopo, i nati in un mondo differente, più giusto, un mondo fondato grazie all’estremo contribuito di quei combattenti ma che molti di loro non avrebbero mai potuto veder realizzato e vivere. Ieri era il 25 di Aprile 2010, il sessantacinquesimo anniversario di quello che viene riconosciuto come il giorno della fine della Seconda Guerra Mondiale per il nostro paese, la fine dell’occupazione nazi-fascista dell’Italia del Nord e il raggiungimento, più che il ritorno, della Libertà. Ma ieri era anche un altro anniversario. Lo stesso giorno, quindici anni prima, a Correggio si svolse Materiale Resistente, un evento-concerto per non dimenticare, a cinquant’anni di distanza, quel passato doloroso. Ieri a Carpi Materiali Resistenti ha voluto replicare quella medesima celebrazione del ricordo. Originariamente programmato presso il Campo di Fossoli, un luogo deputato primariamente alla dolente funzione memoriale, a causa del maltempo dei giorni passati, Materiali Resistenti si è svolto nella splendida cornice di Piazza Martiri dove l’aria ieri profumava davvero di speranza. La festa, perché di questo si è trattato, ha risvegliato nel pubblico presente, formato per lo più da giovani, una sensazione di futuro che per troppo tempo era venuta a mancare, soprattutto tra questi ultimi, soprattutto in questi anni segnati da tragedie immani. Una festa che porta con sé il ricordo doloroso dei troppi morti che con la loro vita hanno dato la possibilità a chi ieri si trovava in piazza di poter professare la propria voglia di non dimenticare l’Orrore che fu e che mai dovrà essere più e di reclamare, di nuovo, con voce ancora maggiore, quella speranza che una generazione di persone semplici ma valorose ha coltivato per noi. Una speranza in un mondo libero nel quale i valori sia laici sia religiosi della fratellanza, della convivenza e della pace possano un giorno trionfare sui grandi mali che ancora oggi infestano la nostra società la quale, purtroppo, appare troppo spesso dimentica della propria personale Storia e incline a riproporre quel terribile incubo. Una festa certamente dolorosa ma che, insieme, porta con sé gioia per la vittoria che mai si dovrà smettere di celebrare.
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