Numero 48, Autunno 2009 - UN NUMERO SPECIALE: con questa uscita
si chiude la prima parte della vita del "Sassolino" inteso come mensile,
mentre prosegue a pieno ritmo il portale "il Sassolino.net" (e comunque
non finirà qui!). A corredo di una mostra organizzata dalla Redazione,
ecco un numero speciale con tanti aneddoti, un racconto di Emilio
Rentocchini, il lavoro di Leo Turrini e tanto altro...
Clicca sulla copertina per scaricare il Sassolino SPECIALE dell'autunno 2009 in .pdf
PARMA, 9 Aprile 2010 - Da Samuele Bersani ci si può sempre aspettare il
meglio. Così è stato anche a Parma il 9 Aprile scorso – in una delle date
primaverili del tour promozionale della sua ultima fatica, l’album Manifesto Abusivo, datato 2009 – quando
in un gremito Auditorium Paganini il cantante di Cattolica ha deliziato il
pubblico presente con buona musica e i suoi testi sopraffini. Ciò che più colpisce
di questo cantautore – che nonostante una carriera ormai lunga diciotto anni,
un’eternità, continua a sembrare un giovane talento della musica italiana per
la sua capacità di rinnovamento e arguzia sempre fenomenale – è il modo di
essere, di porsi nei confronti di coloro accorsi ad ascoltarlo. Bersani ha il
pregio di non costruirsi un alterego fittizio da mandare sul palco ma di
continuare a essere se stesso, un arguto ragazzotto nato e cresciuto in
provincia, dotato di un fuoco interiore che gli ha permesso di divenire l’apprezzato
artista che critica e pubblico considerano tale. E’ Il suo essere rimasto “uomo
di popolo” ad avvicinarlo a chi lo ascolta. Ciò lo si percepisce, prima ancora
che dalle canzoni – a volte complesse e misteriose eppure mai incomprensibili,
sia nella musica sia nei testi – da una caratteristica assai comune che, per
molti, potrebbe essere, all’opposto, un difetto: la parlantina. A Samuele
Bersani piace chiacchierare e lo fa con estremo gusto, come qualcuno che ha
realmente qualcosa da comunicare a chi gli pone attenzione; di certo non per
dare aria alla bocca e pronunciare le solite tre o quattro baggianate o frasi
fatte che si è soliti sentirsi sparare addosso ad alto volume attraverso
l’impianto di amplificazione ai concerti. Questa voglia di racconto, che si
ritrova innanzitutto nei testi delle canzoni, può esplodere durante le
performance dal vivo quando, tra un pezzo e il successivo, il cantautore di
Cattolica intrattiene il pubblico con delle piccole ma intense storielle. Nessun
intento di filosofeggiare, di lanciare slogan o messaggi, solo pezzi di vita
vissuta. La sua. E’ proprio questo che rende ancor più interessanti i concerti
del romagnolo. Sì, certo, ci sono Chicco
e Spillo, Freak, Spaccacuore, Giudizi Universali, Lo
scrutatore non votante e molte
altre tracce più o meno conosciute del suo ormai ampio repertorio ma ciò che il
pubblico agogna di più è senza dubbio alcuno quel momento di pausa che si crea
tra una canzone e l’altra, quando “il sommo poeta” della canzone italiana –
come, da qualche anno a questa parte, in maniera simpatica lo ha soprannominato
chi scrive – si mette a parlare a ruota libera e a raccontarsi agli altri. Si
viene a creare un momento di profonda intimità tra chi occupa il palcoscenico e
chi siede comodamente sulle poltrone di fronte, così forte da trasformare
l’irraggiungibile – o almeno così sembrerebbe – artista nell’amico più caro,
quello che conosciamo fin dall’infanzia ma che, per le varie casualità della
vita, non sentiamo e vediamo da diverso tempo e con il quale, per una sera,
riusciamo finalmente a entrare nuovamente in contatto, sentendoci, ancora una
volta, di nuovo a casa. Forse mettere tutta questa enfasi su ciò che di
artistico non è potrebbe essere considerato come un demerito nei suoi confronti.
Potrebbe ma non è affatto così. Il motivo è semplice, come cantautore Bersani è
portato naturalmente a “mettere del suo” in quello che scrive. Quella
componente personale è la stessa che emerge dai suoi racconti di vita vissuta
che, a differenza di molti dei testi messi in musica, sono tutti estremamente
divertenti e strabordanti d’entusiasmo e gioia. La narrazione è la dimensione
nella quale lui si trova a suo agio e qualunque sia il media che utilizzi
questa emerge sempre. E’ per questo motivo che parlare e apprezzare i momenti
non musicali dello spettacolo non significa sminuire il lavoro cantautoriale. Inoltre
le canzoni di Bersani sono tutte molto conosciute e ammirate e la loro bellezza
è un dato ormai appurato. Sulla parte musicale si possono fare però due piccole
considerazioni: complimenti ai bravissimi strumentisti che lo accompagnano –
due chitarre, tastiere e batteria – e complimenti per gli arrangiamenti di
alcuni dei pezzi, davvero emozionanti, soprattutto quelli in cui le canzoni
vengono ridotte all’osso.
Il tour continua fino a Settembre. Tempo per trovare
delle altre date da seguire vi è in abbondanza. Un buon consiglio da seguire è
spendere i soldi del biglietto e andare a passare quasi tre ore del proprio
tempo in compagnia di Samuele Bersani, il divertimento e il piacere sono
assicurati.