• Media e video
  • Interviste
  • Piastrellino
  • Inchieste
  • Arretrati
Il gran paroliere Stampa E-mail
Scritto da Enrico Vannucci   
mercoledì 14 aprile 2010

Samuele Bersani
Samuele Bersani
PARMA, 9 Aprile 2010 - Da Samuele Bersani ci si può sempre aspettare il meglio. Così è stato anche a Parma il 9 Aprile scorso – in una delle date primaverili del tour promozionale della sua ultima fatica, l’album Manifesto Abusivo, datato 2009 – quando in un gremito Auditorium Paganini il cantante di Cattolica ha deliziato il pubblico presente con buona musica e i suoi testi sopraffini. Ciò che più colpisce di questo cantautore – che nonostante una carriera ormai lunga diciotto anni, un’eternità, continua a sembrare un giovane talento della musica italiana per la sua capacità di rinnovamento e arguzia sempre fenomenale – è il modo di essere, di porsi nei confronti di coloro accorsi ad ascoltarlo. Bersani ha il pregio di non costruirsi un alterego fittizio da mandare sul palco ma di continuare a essere se stesso, un arguto ragazzotto nato e cresciuto in provincia, dotato di un fuoco interiore che gli ha permesso di divenire l’apprezzato artista che critica e pubblico considerano tale. E’ Il suo essere rimasto “uomo di popolo” ad avvicinarlo a chi lo ascolta. Ciò lo si percepisce, prima ancora che dalle canzoni – a volte complesse e misteriose eppure mai incomprensibili, sia nella musica sia nei testi – da una caratteristica assai comune che, per molti, potrebbe essere, all’opposto, un difetto: la parlantina. A Samuele Bersani piace chiacchierare e lo fa con estremo gusto, come qualcuno che ha realmente qualcosa da comunicare a chi gli pone attenzione; di certo non per dare aria alla bocca e pronunciare le solite tre o quattro baggianate o frasi fatte che si è soliti sentirsi sparare addosso ad alto volume attraverso l’impianto di amplificazione ai concerti. Questa voglia di racconto, che si ritrova innanzitutto nei testi delle canzoni, può esplodere durante le performance dal vivo quando, tra un pezzo e il successivo, il cantautore di Cattolica intrattiene il pubblico con delle piccole ma intense storielle. Nessun intento di filosofeggiare, di lanciare slogan o messaggi, solo pezzi di vita vissuta. La sua. E’ proprio questo che rende ancor più interessanti i concerti del romagnolo. Sì, certo, ci sono Chicco e Spillo, Freak, Spaccacuore, Giudizi Universali, Lo scrutatore non votante e molte altre tracce più o meno conosciute del suo ormai ampio repertorio ma ciò che il pubblico agogna di più è senza dubbio alcuno quel momento di pausa che si crea tra una canzone e l’altra, quando “il sommo poeta” della canzone italiana – come, da qualche anno a questa parte, in maniera simpatica lo ha soprannominato chi scrive – si mette a parlare a ruota libera e a raccontarsi agli altri. Si viene a creare un momento di profonda intimità tra chi occupa il palcoscenico e chi siede comodamente sulle poltrone di fronte, così forte da trasformare l’irraggiungibile – o almeno così sembrerebbe – artista nell’amico più caro, quello che conosciamo fin dall’infanzia ma che, per le varie casualità della vita, non sentiamo e vediamo da diverso tempo e con il quale, per una sera, riusciamo finalmente a entrare nuovamente in contatto, sentendoci, ancora una volta, di nuovo a casa. Forse mettere tutta questa enfasi su ciò che di artistico non è potrebbe essere considerato come un demerito nei suoi confronti. Potrebbe ma non è affatto così. Il motivo è semplice, come cantautore Bersani è portato naturalmente a “mettere del suo” in quello che scrive. Quella componente personale è la stessa che emerge dai suoi racconti di vita vissuta che, a differenza di molti dei testi messi in musica, sono tutti estremamente divertenti e strabordanti d’entusiasmo e gioia. La narrazione è la dimensione nella quale lui si trova a suo agio e qualunque sia il media che utilizzi questa emerge sempre. E’ per questo motivo che parlare e apprezzare i momenti non musicali dello spettacolo non significa sminuire il lavoro cantautoriale. Inoltre le canzoni di Bersani sono tutte molto conosciute e ammirate e la loro bellezza è un dato ormai appurato. Sulla parte musicale si possono fare però due piccole considerazioni: complimenti ai bravissimi strumentisti che lo accompagnano – due chitarre, tastiere e batteria – e complimenti per gli arrangiamenti di alcuni dei pezzi, davvero emozionanti, soprattutto quelli in cui le canzoni vengono ridotte all’osso.

Il tour continua fino a Settembre. Tempo per trovare delle altre date da seguire vi è in abbondanza. Un buon consiglio da seguire è spendere i soldi del biglietto e andare a passare quasi tre ore del proprio tempo in compagnia di Samuele Bersani, il divertimento e il piacere sono assicurati.

Scaletta indicativa della serata
Scaletta indicativa della serata
 



Commenti
Nuovo Cerca
Monica   |2010-04-18 13:37:55
Veramente emozionante...
Enrico Bulleri  - Il "film" "La Banda del Brasiliano"   |2010-05-30 12:12:30
IL "Film" "La Banda del Brasiliano", fa veramente schifo.
Commenta
Nome:
Email:
 
Website:
Titolo:
UBBCode:
[b] [i] [u] [url] [quote] [code] [img] 
 
 
:angry::0:confused::cheer:B):evil::silly::dry::lol::kiss::D:pinch:
:(:shock::X:side::):P:unsure::woohoo::huh::whistle:;):s
:!::?::idea::arrow:
 
Please input the anti-spam code that you can read in the image.

3.22 Copyright (C) 2007 Alain Georgette / Copyright (C) 2006 Frantisek Hliva. All rights reserved."

 
< Prec.   Pros. >