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Paola Careddu: "Il Secchia non è solo un confine naturale" Stampa E-mail
Scritto da Laura Corallo   
giovedì 08 novembre 2007
Paola Careddu, direttore di Cerform, lavora tra i sassolesi e con i sassolesi da più di dieci anni: “Siete aperti, franchi e immediati. Modalità relazionali che non ho trovato nelle altre città in cui ho lavorato.”

Paola Careddu, direttore di Cerform, la scuola di formazione per il settore della ceramica industriale italiana, è una professionista che di formazione ne ha fatta tanta. Si può aggiungere che ha 46 anni, è nata a Terni e quando non lavora torna a Reggio Emilia, dove vive, con suo marito e i tre figli. Dal 1995 ricopre il ruolo di dirigente di Cerform, ente piuttosto importante per il distretto sassolese, che rivolge la propria attività formativa e consulenziale al settore ceramico e a chi è interessato a trovare un inserimento professionale qualificato in questo settore. Una posizione raggiunta dopo un percorso professionale zigzagante,  iniziato come frequentatrice di corsi di formazione specializzata presso la sede dell’Istituto di Formazione Ifoa di Reggio, poi assunta nella stessa struttura con mansioni di tutor e coordinatrice delle attività didattiche fino a ricoprire la direzione di Cerform nel 1995, gestendo, oggi, un fatturato di due milioni di euro.

Paola Careddu, alla guida di Cerform
Paola Careddu
 
Anche il distretto ceramico, come tanti altri settori in tutta Italia, soffre del calo di occupazione in varie aree produttive. Come vede lei la situazione?
Non mi sembra che a Sassuolo e provincia ci siano alti tassi di disoccupazione. Credo che Sassuolo sia ancora una città in grado di offrire lavoro. E’ vero invece che negli ultimi anni Sassuolo si sta confrontando con il delicato problema della riconversione delle mansioni lavorative e il reinserimento nel mercato del lavoro di uomini e donne ex dipendenti della ceramica, e non solo, che hanno perso il posto di lavoro. Cambiare lavoro o professione, passare da una occupazione nel settore ceramico, che comunque garantisce una buona remunerazione, ad un altro settore meno ricco, può essere  difficile, soprattutto per i lavoratori poco equipaggiati professionalmente ed in età over 50. Per questi soggetti, ad esempio, Cerform ha predisposto una serie di azioni e interventi mirati che consentono agli ex dipendenti di Emilceramica e della Ceramica Saicis il reinserimento occupazionale attraverso misure che consentono loro di acquisire competitività sul mercato.
Nel distretto quali sono le mansioni lavorative più richieste?
Sicuramente la figure più richiesta è quella del funzionario commerciale. Da anni l’area delle vendite nell’area della ceramica non conosce crisi. A ciò si aggiunge una buona richiesta di corrispondenti commerciali, mansioni ricoperte generalmente da personale femminile.
Perché è così difficile per una donna conciliare un’attività in proprio con la famiglia?
Ormai tante donne decidono di affermarsi nel mondo del lavoro, impegnando molte ore del loro tempo e stando lontano dalla famiglia. Devo dire che l’organizzazione familiare si concilia male con qualsiasi lavoro intenso, sia in proprio che dipendente. La nostra società non è organizzata per sostenere il lavoro fuori casa delle donne. A ciò bisogna aggiungere la persistenza di ambienti di lavoro ancora troppo maschili. Non è un caso che la maggioranza delle donne in Italia occupino posti di rilievo nel settore della formazione, dei servizi e del terziario.
C’è un imprenditore che apprezza particolarmente?
Ce ne sono tanti, ma in particolare ho apprezzato il prof. Cirillo Mussini, la sua personalità e il suo coraggio, la sua eccezionale visione imprenditoriale e la sua umanità.
Lei lavora a Sassuolo ma non è sassolese. Come la giudica?
Nel corso della mia carriera ho lavorato in diversi contesti lavorativi e in diverse città, come Reggio Emilia e Parma. La città di Sassuolo presenta un tratto imprenditoriale molto forte, la gente è aperta e si relaziona in modo franco e immediato. Modalità relazionali che non ho trovato nelle altre città in cui ho lavorato. Per chi non è sassolese risulta evidente come il fiume Secchia sia un confine non solo naturale, ma anche mentale.
A suo parere Sassuolo offre ai giovani possibilità per realizzarsi nel settore lavorativo?   
Per realizzare qualcosa occorre  avere un sogno. E credo che tra i giovani sassolesi le idee ci siano e non vadano soffocate. Sicuramente il bisogno, la necessità di lavorare rappresentano una forte spinta a darsi da fare e a cercare di realizzare i propri progetti. L’importante è non chiudersi, ma andare a vedere nuovi mondi e aprirsi alle novità.



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