Numero 48, Autunno 2009 - UN NUMERO SPECIALE: con questa uscita
si chiude la prima parte della vita del "Sassolino" inteso come mensile,
mentre prosegue a pieno ritmo il portale "il Sassolino.net" (e comunque
non finirà qui!). A corredo di una mostra organizzata dalla Redazione,
ecco un numero speciale con tanti aneddoti, un racconto di Emilio
Rentocchini, il lavoro di Leo Turrini e tanto altro...Clicca sulla copertina per scaricare |
Svetlana |
Scritto da Enrico Vannucci | |
lunedì 09 luglio 2007 | |
Svetlana era al lavoro. Come ogni notte. Quando il sole scendeva lei sapeva cosa fare. La casa in cui abitava era piccola. Una camera da letto, un salottino, un cucinotto che si apriva su un piccolo terrazzo e un bagno poco più grande di quest’ultimo: sessanta metri quadri scarsi. Come ogni sera, tra la confusione di tutti i giorni, lei e le sue quattro amiche, nonostante nel suo animo non le considerasse tali, spegnevano la televisione e si mettevano in fila davanti al bagno. Lei questa usanza non l’aveva mai compresa. Perché non risparmiare del tempo anticipando ciò che, comunque, avrebbero dovuto svolgere in seguito? Svetlana era l’ultima della fila. Le altre ragazze vantavano un diritto di anzianità nei suoi confronti e, in aggiunta, vivevano lì ben prima del suo arrivo; per questo, dicevano, le potevano stare davanti. Nella sua mente di ragazzina sedicenne il loro comportamento assumeva la forma di un puro e semplice dispetto. A casa nessuno l’avrebbe trattata in quel modo. Persa nei suoi pensieri, si ritrovava, senza accorgersene, sola davanti alla porta aperta. Il bagno era vuoto. Varcata la soglia, sapeva già di essere in ritardo e non potersi lavare come avrebbe voluto. Non appena chiudeva la porta alle sue spalle, le coinquiline, sbraitando, la accusavano di farle far tardi come ogni giorno. Colpa sua. Era sempre colpa sua. Tutto ciò che andava male in quell’appartamento era colpa di Svetlana. Non lo sopportava, ma se avesse tentato di controbattere, sapeva cosa le sarebbe accaduto. C’era già passata, e non aveva intenzione di provarlo nuovamente. Le piaceva truccarsi. Fin da piccola la madre la lasciava sempre giocare con un po’ di rossetto e la cipria. Davanti allo specchio osservava il viso scarno, non ancora di donna, così distaccato dal resto del suo corpo, che mostrava linee e curve accentuate. Il poco trucco che poteva usare non riusciva a camuffare la sua giovinezza, neanche se provava a pettinarsi i lunghi capelli biondi in avanti, a mo’ di schermo. Quando usciva dal bagno vedeva, come ogni sera, le altre, tutte già pronte. La più grande si avvicinava con fare minaccioso e l’intimidiva di lasciarla da “loro” se non la smetteva di essere continuamente in ritardo. Le parole che si ripetevano sempre uguali, ormai, non la preoccupavano più, erano divenute parte della sua vita quotidiana. I vestiti l’aspettavano gettati sul letto. La maggiore di tutte loro sceglieva per ciascuna. A lei toccavano sempre gli abiti che nessuna indossava più perché logori o troppo sporchi. Quella sera era stata fortunata, le era capitato il suo preferito, un abito unico di colore nero, sbiadito dai tanti lavaggi. Di giorno si sarebbe potuta vedere qualche piccola chiazza bianca, ma, la notte, non apparivano. Una grande scollatura ne mostrava il seno prorompente e la brevità della gonna, ne mostrava per intero le gambe quasi fino all’inguine. Due scarpe, con lunghe zeppe nere che la rendevano ancor più alta di quanto non fosse già, erano sbattute con non curanza ai piedi del letto. Velocemente, senza chiudere la porta dietro di sé, si toglieva la maglietta gialla limone e i pantaloncini rossi, lasciava cadere ai suoi piedi il reggiseno e le mutande bianche, calzava le scarpe e, infine, indossava il vestito rimanendo senza biancheria. Perché era costretta a indossare tutto dopo essersi truccata? Non era logico. Ma quella era la regola.
BIOGRAFIA AUTOREEnrico Vannucci (Sassuolo, 18/02/81) è uno sceneggiatore diplomato presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Qui sotto un'immagine speditaci dall'autore, con la didascalia: "Autoritratto (a.k.a. Falsificando Julian Opie)" |
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