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L'orgoglio del Don Magnani Stampa E-mail
Scritto da Marcello Micheloni   
martedì 01 gennaio 2008

L’intreccio tra l’Ipsia sassolese e le aziende del distretto è fondamentale nel processo di formazione degli studenti

Alzi la mano chi, in una conversazione sulle scuole sassolesi, parlando del Don Magnani non ha mai sentito qualcuno recitare la cantilena che “tanto lì promuovono tutti, non c’è neanche bisogno di studiare.” Beh, chi lo dice si sbaglia di grosso. Parola di preside, di professori, ma soprattutto di studenti. Tra le mura dell’istituto si respira un orgoglio pari a quello che fu del focoso parroco cui la struttura è intitolata: “I ragazzi che escono dalla nostra scuola, sia con la qualifica del terzo anno che col diploma, trovano lavoro facilmente nelle aziende del distretto - spiega Maria Cristina Zanti, Dirigente scolastico, già ex vice preside al Baggi - Poi c’è anche chi continua nell’università.” Sono tantissime le ditte (oltre 100, qui non faremo nomi apposta, ndr) che collaborano con l’Ipsia sassolese investendo quattrini in attrezzature ma soprattutto “materiale umano”, evidente segno di fiducia nelle potenzialità dell’istituto, che comprende anche due classi serali. “Il nostro corso di studi prevede il conseguimento di una qualifica di primo livello come operatore meccanico, elettrico, elettronico e delle industrie ceramiche, che si ottiene superando un esame al termine dei primi tre anni di corso”, illustra la Zanti. Uno studente su quattro decide, per vari motivi, di fermarsi in terza e di entrare subito nel mondo del lavoro, “ma la maggioranza prosegue fino al quinto anno, dove si potrà conseguire il titolo di tecnico delle industrie meccaniche, elettriche, elettroniche e dei processi ceramici.”

Il Dirigente Scolastico del Don Magnani di Sassuolo
Maria Cristina Zanti, preside del Don Magnani

Decisivi i percorsi mirati che accompagnano le discipline classiche: durante il biennio terminale, gli studenti frequentano la cosiddetta Terza Area, composta da 300 ore annue complessive, di cui 160 di stage alternato scuola-lavoro. “E’ la parte più professionalizzante - puntualizza la Zanti - Costa molto alla scuola, ma il costo è ampiamente ripagato dalle competenze. Tutto programmato con alcune aziende leader nei vari percorsi.”
Ma sono tantissimi pure i progetti che coinvolgono le classi dei primi anni. Tra gli altri quelli “Integrati” pensati con l’Ecap, ente di formazione professionale della Regione. Uno di questi è stato curato anche da Paola Paradisi, docente di elettronica: “Tutti i percorsi aiutano a combattere il problema della dispersione scolastica. In tutte le classi c’è un pacchetto di ore di approfondimento.” E di obiettivi precisi e funzionali al lavoro che verrà: “Ultimamente ho seguito un gruppo di ragazzi dalla prima alle terza: prima ci siamo occupati del cablaggio di un’abitazione, poi della costruzione di un sito web sulle tematiche dell’adolescenza, e per finire si è arrivati addirittura a costruire veri e propri robot.”
Non mancano borse di studio, come quella intitolata al fondatore Don Dorino Conte. L’impegno della scuola è concentrato anche sull’integrazione degli alunni stranieri con corsi interni di italiano e laboratori specifici. Orgogliosamente.

 

Una produzione di uno studente del Don Magnani
Daniele Chetta, rappresentante di istituto, mostra un robot da lui costruito

 

“Esci che sai fare”

“L’anno scorso ho fatto lo stage a Barcellona. Bellissima esperienza. A me e ad altri hanno offerto un posto di lavoro. Nessuno si è fermato, eravamo in quarta, c’era ancora un anno davanti”. Ma resta l’offerta fatta: evidentemente le nostre scuole non fanno poi così schifo. Il reduce dalla Catalogna è Angelo Giglioli, all’ultimo anno di ‘industrie elettriche’: “Di certo qui al Don Magnani si impara l’abilità professionale: la base è molto forte. Io sono passato anche dal liceo: manualità zero. Là è molto studio e qui molta pratica. Anche qui si studia, ma l’obiettivo primario è uscire sapendo di fare qualcosa. Ed esci che sai fare qualcosa.” Angelo, per il suo istituto, è anche rappresentante di Consulta, organismo interscolastico che permette alle varie superiori di confrontarsi e farsi sentire.

Daniele Chetta, invece, è rappresentante d’istituto: all’ordine del giorno, quindi, le problematiche interne del Don Magnani ed i rapporti con presidi e professori, rapporti definiti comunque costruttivi: “Mi ero iscritto alla scuola dell’Aeronautica di Forlì - racconta -  Difficilissima, non ero pronto. Poi sono venuto qua, all’elettronico, seguendo la leggenda metropolitana che il Don Magnani fosse il paradiso terrestre e che tutti passavano… Sono rimasto spiazzato: sì, magari in prima i prof ti concedono qualcosa, ma sono 11/12 materie, più i laboratori, più i compiti… E andando avanti sono sempre di più i laboratori.” Un iter difficile, ma che porta quasi sempre ad un posto di lavoro.

 



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