DAL NOSTRO INVIATO A CANNES - Pixar sforna il suo ennesimo (era il caso di dubitarlo?) bellissimo film. Ci sarebbe da chiedersi come fanno, ogni anno, a produrre pellicole del genere. Scritte bene, girate bene, recitate meglio. Recitate sì, anche se gli attori sono solo dei grumi di pixel animati da una squadra di tecnici che lavora oramai alla perfezione. Dopo anni di umanizzazione di personaggi che umani non sono (i topi, le macchine, i robot) con Up, apparentemente, si torna alla cartonizzazione degli esseri umani. I protagonisti principali sono, apparentemente, lo ripeto, un anziano signore ormai vedovo e un bambinone dai tratti orientali privato dell’affetto del padre il cui unico scopo è quello di guadagnare l’ultima medaglia, “l’assistenza agli anziani”, per passare di grado nella gerarchia dei boy scout. Apparentemente dicevo, perché in questa storia fantastica il reale è presto abbandonato: i cani parlano grazie a dei collari speciali e le case volano appese a un’infinità di palloncini gonfiabili. La casa è appunto il centro focale di tutto il film. Più di ogni altra cosa dimostra come l’umanizzazione degli oggetti non sia finita ma continui. La casa è a tutti gli effetti la moglie morta del protagonista, Carl Fredricksen. Non in termini di un transfert psicanalitico ma come vera e propria compagna di vita per l’anziano uomo. In quell’abitazione i due si sono conosciuti da bambini e lì lui ha promesso di portare lei in un luogo perduto nell’America del Sud, un luogo mitico, meta dei viaggi del loro eroe personale (eroe che nella progressione della storia diverrà il villain) dove trascorrere la loro vita. La morte della moglie, per ragioni anagrafiche, rinchiude Carl in una vita fatta solo di ricordi. E’ il caso che dona a lui la possibilità di mettere in atto la sua pazza idea: mantenere la promessa fatta alla moglie che, attraverso quelle mura e quegli oggetti, pare dialogare con lui. Da quel momento partirà un’avventura ricca di situazioni divertenti e di momenti in cui le lacrime non tardano a scendere. In puro stile Pixar. Un avventura che coinvolgerà anche il pasticcione scout bambino, un simpatico cane e un uccello che non vola che ricorda assai il protagonista di Pennuti Spennati, corto vincitore di un Oscar realizzato da Pixar. Non mi metterò a svelare la storia per non rovinare la visione a coloro che andranno al cinema una volta che Up sarà distribuito anche in Italia. Perché è un film che merita di essere goduto dalla prima all’ultima sequenza.
Piccola nota di colore: la proiezione è stata in 3D. Che dire? Niente di che. La terza dimensione, negli ultimi anni riscoperta dalle case di produzione americane dopo che era stata abbandonata per molti anni, non aggiunge niente a livello emotivo a un film che anche in bianco e nero sarebbe da applaudire, sebbene dispiacerebbe assai non poter godere della potenza del colore dei milioni di palloncini che sollevano la casa di Carl.
Sicuramente Cannes 2009 non poteva iniziare in modo migliore.
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