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Bizzarro ma credibile. Non come in Italia Stampa E-mail
Scritto da Enrico Vannucci   
mercoledì 13 maggio 2009

DAL NOSTRO INVIATO A CANNES - Park Chan-Wook porta sulla Croisette un film di vampiri, Bak-jwi. Un film che definire bizzarro è dire poco. Bizzarro perché narra la storia di un prete, Sang-hyun che a causa di un virus killer che per spirito missionario si fa iniettare a scopo di ricerca, il Virus Emmanuel, muore e immediatamente risorge, completamente guarito da ogni male che lo aveva afflitto sin dall’intossicazione con il virus. Eppure questa misteriosa e incredibile guarigione - è lui infatti l’unico di 500 cavie sottopostosi al vaccino a guarire e a rimanere vivo - è dovuta probabilmente a una trasfusione di sangue vampiresco. Tornato in patria e scoperto di essere divenuto una creatura della notte, decide di abbandonare l’ordine religioso e si innamora di Tae-ju, sposa di un suo vecchio amico di infanzia la madre del quale crede sia guarito dal cancro proprio per l’intervento del prete, divenuto, dopo la notizia della sua guarigione miracolosa un vero e proprio santo per alcuni. Sang-hyun cade nella tela preparatagli da Tae-ju che lo induce, ingannandolo, a uccidere il marito. A causa di questo evento, colpita probabilmente da un ictus, la suocera rimane paralizzata per la gioia della giovane donna che, in un colpo solo, si è liberata di quella famiglia che l’ha sempre maltrattata. Ma quando il prete scopre la menzogna alla base della sua uccisione del suo amico d’infanzia, uccide la propria compagna salvo poi ripensarci e riportarla in vita come vampiro. Una volta anche lei una creatura della notte, la situazione diviene presto fuori controllo, le uccisioni e le morti di innocenti si moltiplicano, uccisioni e morti che il prete ha sempre rifiutato di praticare, limitandosi a succhiare il sangue solo a persone in coma, senza però porre fine alla loro vita. Alla fine toccherà proprio a Sang-hyun fermare Tae-ju costringendo i due osservare l’alba che nasce su un nuovo giorno, suicidandosi.

Il riassunto della trama certamente non rende giustizia al film. Sicuramente, come ho già detto, la trama è alquanto bizzarra ma Park Chan-Wook si dimostra ancora una volta un grande regista: almeno come mettitore in scena di sequenze spettacolari anche quando si tratta di un dialogo a due o più personaggi. Ci troviamo di fronte proprio a un virtuoso della macchina da presa, proprio come un De Palma in salsa orientale. Le aspettative erano alte e, forse, proprio a causa della storia sono state disattese dai più visti gli applausi molto lievi e brevi in proiezione stampa. E’ da notare però che nonostante la bizzarria dei fatti narrati questi continuino a risultare credibili così come lo erano le altrettanto bizzarre trame della trilogia della Vendetta. Perché qualcosa del genere non accade anche nel nostro paese? Perché se tale racconto fosse stato raccontato in Italia si sarebbe urlato allo scandalo mentre qui si applaude al capolavoro (e qui mi riferisco più all’intera filmografia del regista piuttosto che a questo film in particolare)? E’ una domanda alla quale ancora non riesco a darmi una risposta.

Sicuramente il film verrà distribuito nel nostro paese. Consigliato ai duri di stomaco, si vede molto sangue. E anche molto sesso, lunghe scene dirette in maniera altamente magistrale. Forse, anche qui, la lunghezza è un attimo eccessiva, due ore e un quarto. Ma il film rimane godibile. A parere mio non credo possa vincere il Festival però potrebbe essere in corsa per il premio come miglior regia sicuramente.

Clicca sull'immagine per leggere tutti gli articoli del nostro inviato al Festival di Cannes  

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