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Le parole “stesse” di Pattuzzi e Caselli Stampa E-mail
Scritto da Francesco Martignoni   
martedì 31 marzo 2009
Ormai è consolidato che la sinistra italiana stia vivendo un gravoso momento di smarrimento. È orfana di leader forti e di una identità unitaria; ma è orfana soprattutto di idee. Il distacco – malgestito e per nulla indolore – dalle sue radici rosse ha creato il vuoto valoriale più grande che la sinistra abbia mai dovuto affrontare nella sua storia. Senza dover analizzare i molteplici passaggi che hanno potato alla situazione attuale, è palese che la sinistra sopra ogni cosa non è stata in grado di adeguarsi alla drastica rivoluzione della comunicazione politica, rivoluzione prepotentemente sospinta dal sistema massmediatico. La politica di destra riesce ad esprimersi con parole semplici e dirette: sgravi fiscali, sicurezza, federalismo. Si esprime attraverso frame: idee precise, sintetiche, forse grezze ma nitide e sicuramente esprimibili in maniera decisa e recepibile. Frame che fanno facilmente leva sui valori e le paure già radicati nell’elettorato. A sinistra questi frame mancano. E mancano perché due secoli di studi intellettuali marxisti, weberiani, socialisti e socialdemocratici che hanno nutrito la comunicazione politica prima del PCI, poi del PDS e dei DS sono stati cancellati dalla nuova avventura politica di stampo statunitense intrapresa dal PD. Non riuscendo a tradurre i propri valori in un linguaggio sintetico commestibile per i mass media, i progressisti italiani hanno cominciato, quasi incosciamente, a fruire del linguaggio della destra. Cosa che ha giocato ovviamente a tutto vantaggio di partiti mediatici, in primis Forza Italia. Le prime sconfitte i progressisti italiani le hanno subite alle elezioni politiche nazionali. Dalle arterie principali, però, il morbo si è diffuso capillarmente anche nelle amministrazioni locali. La terminologia utilizzata nelle sue dichiarazioni dal Sindaco Pattuzzi è aderente a quella di Caselli; non importa se il tema sia discusso in modo differente, le parole sono le stesse: allarme sicurezza, sgombero, questione extracomunitari. Il PD sassolese comunica a partire dagli stessi frame del PDL. Ma il PDL li ha creati e li ha utilizzati per primo, il sistema di valori che si concentra in quei frame appartiene solo ad AN, a Forza Italia e, in quantità sempre più pesante, alla Lega. Ecco quindi che anche l’azione politica si sposta in quella direzione: posizioni sempre più centriste su molte questioni economiche e sociali e programmi politici sotto molti aspetti indistinguibili da quelli degli avversari. Il passo successivo? Importanti questioni affrontate in modo molto simile a come le avrebbe affrontate una giunta di centrodestra: lo sgombero dei palazzi di Mezzavia e l’ordinanza che proibisce il “bivacco” e la “questua” sono gli ultimi chiari esempi che abbiamo a disposizione. In queste due situazioni Pattuzzi ha affrontato il problema e ha calcolato le sue decisioni partendo dal concetto di sicurezza percepita. Questo è sicuramente un tema caldo della bilancia politica di questi anni, ma è anche un frame creato e sviluppato ideologicamente dalla destra di tutto l’Occidente. Il Sindaco non ha fatto altro che adeguarsi a scendere su un campo da gioco scelto e preparato dai suoi avversari. La sinistra italiana non sta tentando di rivitalizzare il proprio apparato ideologico e programmatico. Nel perpetuo timore di perdere voti si sta spostando verso destra comunicativamente, politicamente e concettualmente. Non traduce i propri valori in azione politica, si limita a rincorrere temi scaturiti dagli avversari politici. Ma questo spostamento è una scelta politicamente pericolosa perché da una parte allontana la base progressista, dall’altra rinforza i modelli attivati negli elettori dalla comunicazione della destra.


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