Numero 48, Autunno 2009 - UN NUMERO SPECIALE: con questa uscita
si chiude la prima parte della vita del "Sassolino" inteso come mensile,
mentre prosegue a pieno ritmo il portale "il Sassolino.net" (e comunque
non finirà qui!). A corredo di una mostra organizzata dalla Redazione,
ecco un numero speciale con tanti aneddoti, un racconto di Emilio
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Concato ricorda Pierangelo Bertoli
Scritto da Marcello Micheloni
sabato 16 agosto 2008
Fabio Concato (foto Ilvio Gallo)
In occasione del grande Tributo a Pierangelo Bertoli del prossimo 27 settembre a Sassuolo (giornata di cui "il Sassolino" è rivista ufficiale), abbiamo fatto due chiacchiere con uno dei protagonisti dell’evento, Fabio Concato: “Quando Pierangelo mi propose di cantare ‘Chiama piano’ non esitai un attimo”. Il cantatutore milanese ci parla anche del provincialismo che pervade ancora il mondo della Musica italiana e delle “cappelle dei produttori”...
Sarà tra coloro che, la sera del 27 settembre, esprimeranno con note e
canzoni il loro affetto per Pierangelo Bertoli. Ecco un sincero botta e
risposta con Fabio Concato, autore milanese dallo stile inconfondibile
e apprezzato da molti anni. Fabio, come hai reagito quando hai saputo di questa giornata dedicata a Pierangelo? Quali sono state le tue emozioni? Me
ne aveva già accennato il suo figliolo, Alberto. Tempo fa avevamo avuto
occasione di partecipare ad una serata di concerti in Liguria e lui mi
aveva anticipato che, pur senza sapere ancora come e quando, ci sarebbe
potuto essere questo tributo. Gli ho dato subito la mia disponibilità e
lui man mano che il progetto prendeva corpo mi ha aggiornato.
Negli anni avevi quindi mantenuto i contatti con la famiglia Bertoli? No. Sapevo che Pierangelo aveva un figlio che faceva il musicista, ma non l’avevo mai incontrato. L’ho conosciuto in quella occasione e mi è piaciuto molto come persona. E’ verace come il suo papà. Che ricordo hai di Pierangelo? La prima cosa che mi viene in mente è una telefonata, quando mi chiamò per chiedermi se per caso avessi voluto fare insieme una sua canzone (era il 1990, ndr). Mi raccontò che, forte di tutte le collaborazioni della sua carriera, aveva provato a fare telefonate per vedere se qualcuno avrebbe avuto piacere a cantare con lui. In quel periodo, forse perché erano tempi in cui non era nella hit parade (ma poi chissenfrega di questa hit-parade…) guarda caso avevano tutti “un gran da fare”. E’ una cosa che è accaduta a tanti: se non sei in una certa posizione di classifica, se non sei piazzato in un certo modo, non ti considerano. Insomma, erano anni un po’ difficili per Pierangelo. Mi disse che se avessi accettato gli avrei fatto un grande favore. Come rispondesti? Dicendogli che di duetti ne avevo sempre fatti a tonnellate e di mandarmi il pezzo, e che l’unica condizione sarebbe stata che mi piacesse o no la canzone. Per il resto non avevo alcuna controindicazione. Così mi mandò Chiama Piano… E io non esitai: “La facciamo quando vuoi, anche domani!”. Lui era proprio a Milano, tra l’altro in uno studio a due passi da casa mia: sono “sceso” e pronti via, l’abbiamo fatta. Ne abbiamo registrata un’altra con Grazia di Michele (Acqua limpida, ndr). E’ stato anche un grande divertimento, ricordo pure un bel pranzo dopo le sessioni. Tutto senza tanti problemi, così come dovrebbe essere sempre. Alla fine ciò che conta è il piacere di fare qualcosa insieme: non è che sia poi così tanto…ma è molto lo stesso. Mi ricordo che quel suo album, Oracoli, ebbe grande successo, e non certo per merito mio. E’ un disco splendido. Mesi dopo Pierangelo venne in concerto al Teatro Smeraldo di Milano. Ci sentimmo e a mo’ di sorpresa al momento di Chiama piano uscii anch’io a cantare sul palco: il pubblico apprezzò molto, con grande soddisfazione di tutti. Una cosa bella. Si sente anche da come la ricordi. Nei suoi concerti, prima di partire con Chiama piano, Pierangelo sottolineava il fatto che è un luogo comune sostenere che gli artisti collaborino difficilmente tra di loro… Lo diceva in maniera molto sincera. Ah, che fosse sincero non ho dubbi. Per come era fatto lui non gliene fregava certo di dire una cosa piuttosto che un’altra. Mi ricordo che ai tempi mi ringraziò molto, disse che mi sarebbe sempre stato debitore per questa cosa. Il nostro è un paese un po’ strano. E non è responsabilità solo di noi cantanti: sono anche i nostri produttori che fanno delle cappelle... C’è molto provincialismo: capita anche che l’artista sia d’accordo con la proposta di un altro collega ma che il produttore blocchi tutto dicendo che “te lo sconsiglio perché lui ha fatto questo e quest’altro”. Noi, purtroppo, nel bene o nel male abbiamo queste persone vicino. Che ci fanno anche comodo, però a volte cappellano. E in concreto, poi, se cappellano loro cappelliamo noi. E’ come se lasciassero da parte il lato artistico della faccenda? Esattamente. E anche il divertimento, che è poi quello che ci va muovere per fare questo benedetto mestiere. Se ti diverti di più a fare il ragioniere della musica, allora devi cambiare lavoro… Hai una canzone preferita tra quelle di Bertoli? Ce ne sono molte molte molte… Mi ero molto affezionato ad A muso duro. E a Pescatore, che rifece con Fiorella Mannoia: una canzone vera, bella… Lui ne ha fatte parecchie di vere e belle, anche al di là dell’aspetto politico molto duro, molto rigoroso. Ma d’altronde questa è una scelta che non puoi mica discutere. Non ti ha dato problemi collaborare con un artista che esplicitava il suo “essere politico” nella maniera di Pierangelo? No, non mi ha dato problemi. Anche perché tra l’altro io dentro al mio cuore, magari con sfumature diverse, la pensavo e la penso ancora così. Poi nelle canzoni bisogna anche sapere leggere tra le righe: non bisogna per forza tirare fuori la bandiera rossa per fare capire chi sei. Uno si fa condizionare dall’aspetto, dalla voce. Ma il fatto, per intenderci, che uno porti una giacca e l’altro invece il dolce vita non ne fa due persone diverse. Concludo chiedendoti che effetto fa per un artista confrontarsi con il lavoro di un altro. Tra l’altro tu il 27 a Sassuolo ti ritroverai davanti i fan più accaniti di Pierangelo. E’ una cosa che può creare anche un po’ di tensione? E’ una cosa che mi piace molto. Una parte di quelli che ci saranno e che ci sono sempre stati nei concerti di Bertoli forse mi conosce e magari è venuta anche ai miei concerti. Ma la stragrande maggioranza no, quindi significa dare anche a loro, in un certo senso, il mio “benvenuto”. Fare sentire anche a loro delle mie cose. E’ un modo di darsi. Se poi le cose che hai realizzato sono cose belle in cui hai creduto, ecco che quel pubblico lì diventa il “tuo” pubblico. Senza nessun tipo di preoccupazione e tensione. Poi può anche essere che a qualcuno io non piaccia, ma che male c’è? Del resto, come si fa a piacere a tutti?
Mi fa molto piacere che anche Fabio Concato parteciperà al raduno, questo mi fa molto piacere perchè io ho scoperto Pierangelo proprio grazie alla canzone Chiama Piano che è tutt'ora una delle mie preferite !!!!!
Grande il mio Amico Fabio...Sempre presente quando si tratta di cantare per Passione.Affidabile quando si tratta di offrirsi per qualcosa che conta e che sa di buono!
Ti voglio bene!