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Stabili, con cautela… Stampa E-mail
Scritto da Luigi Giuliani   
sabato 21 giugno 2008
Macchine e attrezzature per ceramica: il trend torna positivo. Ma con l’aria che tira, mai guai ad abbassare la guardia…

SI APRE, il secondo semestre dell’anno, all’insegna della stabilità, venata però da una dose di sfiducia da parte degli imprenditori sulle reali possibilità di tenuta, nel 2008, del settore. A tenere alto il morale degli industriali aderenti all’Acimac (Associazione Costruttori Italiani di Macchine e Attrezzature per Ceramica) sono i dati scaturiti dalla 16a Indagine Statistica Nazionale, e riferiti al 2007 dove il fatturato è risultato in forte crescita toccando i 1.937 milioni di euro, in aumento del 13,8% rispetto a dodici mesi prima. Dopo il lieve decremento registrato nel 2006 (-4,2 % rispetto al 2005), il 2007 è tornato sostanzialmente su un trend di crescita in linea con quelli segnati negli anni passati (per esempio, il +11,5% del 2005 sul 2004 e il  +13,6% del 2004 sul 2003).

“IL FATTURATO 2007, lievemente al di sopra delle previsioni, conferma - dice Pierluigi Ponzoni, Presidente uscente di Acimac - la solidità del mercato di riferimento. Un numero certamente positivo, che però va valutato con cautela: le aziende del settore si trovano ad affrontare quotidianamente nuove sfide e difficoltà, che vanno dall’aumento dei costi produttivi e dall’erosione della redditività fino alla stagnazione di alcuni mercati chiave e alla crescita della concorrenza”. Il mercato italiano delle macchine per ceramica - nonostante i risultati non brillanti, soprattutto in termini quantitativi, dei produttori di piastrelle ceramiche - ha registrato un aumento del +20,3% rispetto al 2006, per un fatturato di 551,4 milioni di euro. Segno che, anche in periodi di riflessione e stabilità, sono numerose le aziende clienti italiane che continuano a puntare sulle innovazioni tecnologiche, ritenendole un investimento strategico.Volti attenti al convegno Acimac “Un dato che testimonia – sostiene Paolo Gambuli, Direttore d’Acimac – come siano numerose soprattutto i grandi gruppi, le aziende italiane che continuano, nonostante la crisi delle vendite, ad investire sulle innovazioni tecnologiche per arrivare a prodotti di maggiore qualità”. Buoni i risultati ottenuti nell’export (il 71,5% del fatturato) che è passato dai 1.243 milioni del 2006, a 1.386,1 milioni di euro nel 2007, con una crescita dell’11,4%. Bene le vendite anche nell’Unione Europea (+ 24,7%), il Medio Oriente (+ 9%), l’Est Europa, seppur in frenata (+ 9,2%), il Centro Sud America (+23,5%), l’Africa (+2,6%); Cina, Hong Kong e Taiwan (+ 33%), il Nord America (+32,7%) e l’Oceania (+ 38,3%). Sul fronte delle criticità, sicuramente il gruppo di Paesi racchiusi nella denominazione “Altri Asia”, ossia Malesia, Tailandia, Vietnam e Indonesia in frenata di un 18,3% a causa della concorrenza d’altri produttori stranieri.

IL SETTORE, AD OGNI MODO, tiene: il numero degli occupati e cresciuto di 621 unità, arrivando a 7.560 addetti. Il numero delle società estere controllate da aziende italiane (con maggioranza almeno de 51%) è stato di 56 unità e la stima del volume delle attività realizzate all’estero è di 273 milioni di euro. “Volontà, passione, energia”, sono le prerogative dettate da Pietro Cassani per far fronte ad un 2008. Il nuovo presidente di Acimac insiste “sulla razionalizzazione delle imprese, che devono diventare più efficienti e flessibili, e porre la massima attenzione alla dimensione critica del business, necessaria per ridurre i costi produttivi, potenziare i marchi, presidiare i mercati, investire di più in ricerca. “Il sistema delle nostre imprese va ristrutturato – dichiara Cassani – anche attraverso nuove alleanze e aggregazioni per adattarsi al nuovo ambiente competitivo e innalzare il contenuto tecnologico dei prodotti”. 



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