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“Ma che ne sai della vita da impiegata?” Stampa E-mail
Scritto da Catia Bartoli   
mercoledì 09 gennaio 2008
Due impiegate in importanti aziende del distretto ci raccontano vizi e virtù del ruolo…

Quante sono le impiegate nel nostro distretto? Tante, tantissime. E la loro condizione, soprattutto se supportata da un contratto a tempo indeterminato, è sentita spesso come invidiabile. Otto ore sedute ad una scrivania, al caldo d’inverno, al fresco d’estate con l’ausilio dei condizionatori, non è certo una brutta vita, anzi. Eppure, oltre tutti gli innumerevoli vantaggi di un lavoro comodo e sicuro, qualche ombra esiste anche in questo tipo di mansione, come ci raccontano due giovani impiegate in importanti aziende della nostra città, Deborah e Maria.
Per tante persone il lavoro delle impiegate consiste nello stare sedute tutto il giorno a non fare quasi nulla, chiacchierando al telefono e battendo due conti sul computer...
D: Il mio compagno lo pensa spudoratamente.
M: Il mio invece no, da quando ha la sua scrivania ha capito perfettamente quanto possa essere difficile avere un pc e un telefono di fronte otto ore al giorno. Ma lo pensava.
Siete entrambe impegnate in una casa e in un compagno da “gestire”. Non trovate “alienante” marcare un cartellino ogni giorno ed avere orari fissi da rispettare?
M: Ci sono i pro e i contro. Un’attività in proprio, per esempio,  può darti soddisfazione ma ti riempie di responsabilità e ti obbliga ad orari che altrimenti hai liberi per gestire la tua vita privata, che comunque, in quanto donna, richiede tempo.
M e D: La perfezione sarebbe che le donne avessero la possibilità di fare orario continuato, uscendo dal lavoro verso le quattro, cinque del pomeriggio, usufruendo così di una buona fetta di giornata che permetta di gestire anche la casa e la famiglia. Ma è difficile, perché spesso le esigenze “commerciali” non lo permettono. Anche se è vero che non lavoriamo in un pronto soccorso e  mezz’ora non condiziona la vita e la morte di una persona, ma la tensione che si crea in certi momenti ti fa sentire altrettanto responsabile.

Maria e Deborah, impegate del distretto di Sassuolo
Maria e Deborah

D: Un’idea sfruttata dalla mia azienda è quella del “Job Sharing”, la scrivania è occupata otto ore ma da persone diverse che fanno lo stesso lavoro e si dividono il tempo, non i compiti. E’ un part-time che non lascia nulla in sospeso per l’azienda ma permette alle donne che partecipano di gestirsi liberamente gli orari di lavoro, organizzando perfettamente la settimana lavorativa e gli impegni quotidiani.
Come sono i rapporti con i colleghi? In fin dei conti si passa più tempo con loro che con il proprio compagno, o con i propri amici…
D: Io vivo in una realtà particolare, dove tutte ci apprezziamo e ci vogliamo bene, anche se, guardandosi attorno, mi rendo conto che è una condizione rara.
M: Anche se non sono persone che hai scelto e che, in un certo senso, ti sono state imposte,  le dinamiche con le colleghe possono essere le più disparate, ma accomuna il fatto che tra donne l’equilibrio è decisamente più instabile.
D: Esistono le invidie e le gelosie, devi spesso dimostrare di essere più brava e produttiva, perché il rischio è sempre quello che arrivi qualcuno che può prendere il tuo posto.
M: Con le donne il problema è infatti quello dell’invidia, e della competitività. Gli uomini sono forse più arrivisti ma meno maliziosi. Le donne devono sempre dimostrare di avere un punto in più rispetto alle altre. Gli uomini hanno meno problemi, perché più sicuri di sé e con meno cose da dimostrare, anche se non hanno la pazienza di stare dietro una scrivania.
D: Perché le donne sono pazienti, e abituate, per natura, a “sopportare”, e gestire le situazioni di “crisi”. Quello dell’impiegata è un lavoro adatto alle donne. Senza dubbio.
M: L’idea è, soprattutto nelle grandi aziende, che ti mettano nella condizione di entrare in competizione con gli altri, per dare così il meglio di te. Sarà una tecnica sicuramente riportata in tutti i manuali di management aziendale. Se trovi un equilibrio in questa situazione, e sai di fare tutto quello che puoi e devi all’azienda, la sicurezza di un posto fisso, da impiegata, è forse il meglio che una giovane donna possa trovare. Anche perché non è vero che sei sempre un numero, un buon datore di lavoro ti ricorda spesso, con atteggiamenti e piccoli riconoscimenti, che sei una persona prima di tutto, che vale e che supporta l’attività nel suo progetto di sviluppo.
E la crisi economica di cui tanto si parla, soprattutto nell’ambiente ceramico, è così tangibile?
D: Come ogni anno, come dopo ogni fiera. Ma siamo fortunate e viviamo in un contesto felice, e tranquillizzante, per il futuro. Non dobbiamo combattere con l’incubo della precarietà.
M: Si parla spesso di crisi, si attraversano periodi migliori e periodi un po’ più incerti. Ma mi sento una privilegiata, anche se a casa farei volentieri a meno del telefono, dopo averlo sentito suonare ininterrottamente per otto ore.






Commenti
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pietrus   |2008-06-19 10:14:24
Carina la mora!
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