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Come un cavallo Stampa E-mail
Scritto da Erika Ferrari   
sabato 09 giugno 2007

Fra uomo e cavallo vi è poca differenza, in taluni casi si potrebbe addirittura confondere l’uomo per cavallo ed il cavallo per uomo. Badate bene che quanto affermato non è per nulla un’idiozia, anzi è un dato di fatto più evidente di quanto pensiate. Sono consapevole che in molti potrebbero non essere proprio d’accordo con quanto dichiarato, obiettando innanzi tutto, con disinvolta sicurezza, che un uomo è uomo mentre un cavallo è un cavallo! Potrebbero poi continuare elencando alcune apparenti differenze, come ad esempio che il secondo cammina su quattro e non due gambe, che in questo caso si dovrebbero chiamare zampe e che dorme in posizione eretta (almeno è questo che mi hanno sempre raccontato) e non comodamente sdraiato sul proprio sofà con il telecomando in una mano ed il rivolo di saliva seccato sulla guancia, pronto a scattare sull’attenti appena qualcuno osi provar a cambiare canale urlando, in un impeto di pazzia isterica, che - io non stavo dormendo! - Un cavallo queste cose le ha forse mai dette?
Non di poco conto vi potrebbe poi essere la constatazione che l’erbivoro in questione possiede ritte orecchie a punta, che a dir il vero richiamano leggermente quelle del più noto personaggio di Star Trek, personaggio appunto e quindi legato al mondo dell’immaginazione e non a quello reale dell’uomo. Già questo basterebbe per smontare la tesi sopra esposta e archiviarla come stupidaggine infondata, frutto di qualche mente esagerate che sarebbe meglio contasse fino a dieci prima di parlare, ecc…ecc…
I più spavaldi potrebbero però continuare citando altre caratteristiche abbastanza peculiari dell’animale in questione, come la presenza di una folta criniera e di una lunga coda. I più svelti da soli potrebbero però far notare che il modo in cui il cavallo porta la sua criniera ricorda l’abitudine radicate in alcuni signori di una certa età a mascherare con estrema disinvoltura, quasi con un certo che di sobria eleganza, l’ardire che da sempre hanno gli anni nell’avanzare inesorabile sulle persone, creando al centro della loro zucca una fastidiosa zona desertica. Per porre rimedio a tale sventura, proprio come i cavalli, anche questi signori acquisiscono l’abitudine di trascinare da destra a sinistra oppure da sinistra a destra (sinceramente non so se questa scelta possa essere guidata da una qualche tendenza politica) i quattro peli che ancora con orgoglio esibiscono alla vita, riportando un po’ di vegetazione dove non se ne vede più. Ma la coda no! Si è forse mai visto o sentito che un uomo abbia qualcosa di simile? Forse non nella stessa posizione del cavallo ma, a pensarci bene, piantata sempre sulla propria nuca sì! Se c’è chi per mala sorte è costretto ad intraprendere una guerra logorante ed in posizione di svantaggio contro la perdita di capelli vi è chi, alla stregua del più maldestro dei ronzini, mostra con altezzoso orgoglio la propria “coda da cavallo”.
Ma scusate signori miei, al di là delle peculiari caratteristiche fisiche, che già come abbiamo potuto notare ce ne sarebbe da discutere per un po’, se si è in grado di andar un po’ oltre, scavalcando il limite dell’apparenza per arrivare sino all’essenza, si può riconoscere che, come fra le povere bestiole vi è chi ha la fortuna sfacciata di nascere stallone e per tale motivo ammirato da tutti, circondato e conteso dalle più belle puledre della zona, essere per natura leader indiscusso del branco oppure nascere proprio il giorno in cui la signora dea bendata si era assentata un attimo (forse per un per un caffè o per una capatina alla toilette) e ritrovarsi ronzino e quindi costretto ai sacrifici più pesanti, soggetto a continui pregiudizi ed evitato con fastidio dalle belle puledre, non è forse così anche per gli uomini?. Di generi umani ce ne sono di tanti tipi, certo, non si può sempre semplificare tutto. Però a ben guardare quanti fra voi, all’udire la descrizione appena fatta, sono sobbalzati sulle loro sedie spinti da estremo narcisismo oppure smossi da triste vergogna perché, non c’è dubbio, è proprio di lui che si stava parlando!

 

BIOGRAFIA AUTORE

Erika Ferrari nata a Parma il 30/10/1981, si è laureata nel 2005 in Scienze della Comunicazione all'Università di Modena e Reggio Emilia. Dall'anno della laurea collabora con la rivista “Il Mese Magazine” edito da Edita. L'anno scorso ha partecipato alla realizzazione del volume “Un libro di racconti” nel quale è stato pubblicato il suo primo racconto dal titolo “È arrivato il maestro”. Durante l'università ha conosciuto “il Sassolino” di cui ha “subito apprezzato - dice - lo stile giovane ed il taglio editoriale tenuto nei servizi pubblicati”. Si è quindi messa in contatto con la redazione per valutare la possibilità di una collaborazione.



 
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