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Le testimonianze di chi l'ha conosciuto Stampa E-mail
Scritto da L.Bedini, F.Martignoni, G.Sofo   
sabato 10 giugno 2006

L’ex sindaco Vecchi: “Una proposta che ho potuto rifiutare”

Incontriamo Alcide Vecchi una mattina nella sede sassolese dei DS.
Ex deputato del Pci lasciò il parlamento per diventare Sindaco di Sassuolo dal 1970 al 1980.
Ecco uno stralcio della lunga e coinvolgente chiacchierata che ci ha concesso.
Qualche ricordo particolare di don Tano?
Mi ricordo che si faceva mandare il pesce fresco da Palermo, in aereo. Una volta a settimana!
Si è creata una rete malavitosa gravitante intorno alla sua figura?
Sassuolo era abitata da molti immigrati dal sud. Molti erano persone belle, oneste, famiglie di lavoratori.  Ma c’erano anche immigrati siciliani con precedenti penali e addirittura altre persone in soggiorno obbligato. Temevamo che Badalamenti potesse diventare un organizzatore, un punto di riferimento, per queste persone. Invece ci siamo accorti in poco tempo che lui viveva a piani diversi, dal punto di vista economico e criminale. Non si mischiava neanche; non ha mai stabilito un rapporto.
Ha mai incontrato di persona don Tano?
Ho avuto alcuni incontri con lui. Mi veniva a trovare per propormi le sue idee.
Una volta mi chiese cosa ne pensavo se avesse comprato i fondi agricoli di Montegibbio per farci un allevamento di cavalli. Un’altra volta mi disse che gli sarebbe piaciuto gestire un’azienda di autotrasporti per organizzare il commercio di piastrelle col sud Italia. Ma io lo dissuadevo e gli presentavo un sacco di problemi burocratici. Insomma facevo di tutto perché non mettesse radici qui!
Pensa che il confino a Sassuolo sia stato un metodo efficace per opporsi ai traffici di Badalamenti?
Confinare qualcuno a Sassuolo: che razza di isolamento è? Venivano persone da tutto il mondo per le mattonelle, eravamo a un quarto d’ora dall’autostrada, a mezz’ora dall’aeroporto, tutti gli edifici erano muniti di telefono… Infatti abbiamo anche chiesto al Ministero di essere depennati dall’elenco dei comuni papabili per il confino.

  

Costi: “Quando Badalamenti mi offrì da bere”

Roberto Costi è il direttore del Teatro Carani da più di trent’anni.
Lo era già nel 1973, quando dopo uno spettacolo, uscì per cenare con gli attori.
“Andammo con tutta la compagnia a cenare al ristorante del Leon d’Oro. Lo facevamo spesso, dopo gli spettacoli. Dopo un po’ arrivò un cameriere con una bottiglia di champagne in mano e mi disse che l’offriva il signore seduto in fondo alla sala.
Alla fine della serata andai da lui e naturalmente lo ringraziai per l’omaggio. Ho scoperto solo molto tempo dopo che quel signore era Tano Badalamenti. Ancora penso a cosa sarebbe successo se per caso mi avessero fotografato mentre gli stringevo la mano” 

“Lo terrorizzava l’idea che i suoi figli potessero drogarsi”

 

Abbiamo intervistato Piero Pedroni, figlio di Caterina Basso, che ha lavorato come donna di servizio per la vicina sassolese di Badalamenti e che ha quindi avuto molti contatti con quello che lei chiamava “don Tano”.
Come ha conosciuto Badalamenti sua madre?
Mia madre era a servizio dalla signora Riva, proprietaria della casa in cui abitava Badalamenti e che abitava nell'appartamento a fianco. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare usciva spesso di casa e conversava con mia madre e con gli abitanti del palazzo sul pianerottolo di casa. Si può dire che tenesse delle vere e proprie pubbliche relazioni con il vicinato sulle scale.
Cosa le raccontava sua madre di Badalamenti? Come lo vedeva?
Dal punto di vista umano lei lo ha sempre descritto come gentile, elegante e galante. Si può dire che avesse tutte le caratteristiche del vero “uomo d'onore”. Con noi poi, come con gli altri abitanti del palazzo, si è dimostrato anche molto generoso. Ricordo che spesso arrivavano degli aerei dalla Sicilia che trasportavano, apposta per lui, arance, dolci siciliani e altre cose tipiche e lui ne regalava sempre a mia madre in grande quantità. Ricordo benissimo la freschezza di quelle arance e la cassata siciliana.
C'è qualcosa che l'ha colpita in particolare e che ricorda dei racconti di sua madre?
Mia madre mi diceva sempre che era molto legato alla famiglia e che diceva che sua moglie era una bellissima signora mora, ma la nascondeva a tutti; neanche mia madre riuscì mai a vederla. Inoltre pare che fosse ossessionato dalla possibilità che i suoi figli potessero fare uso di droghe. Diceva sempre a mia madre che bisognava stare attenti a tenerli lontani da quelle schifezze. Di certo non è quello che ci si potrebbe aspettare da chi ha sempre gestito il traffico degli stupefacenti.

 



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