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Badalamenti, da Cinisi al "Pizza Connection" Stampa E-mail
Scritto da Luca Bedini e Francesco Martignoni   
domenica 11 giugno 2006
Gaetano Badalamenti nasce a Cinisi in provincia di Palermo il 14 settembre 1923.
Sulla parabola che portò un giovane contadino siciliano che allevava vacche e vendeva formaggi a diventare uno dei capi assoluti della mafia si sa poco.
Certi sono i suoi collegamenti con la mafia americana di Lucky Luciano, che tanto ebbe parte nell’immediato dopoguerra nella ricostruzione della Sicilia.
Come certo è il suo potere assoluto nel territorio di Cinisi, dove grazie alle speculazioni edilizie, soprattutto sull’aeroporto di Punta Raisi, costruisce una fortuna.
Con una denuncia per associazione a delinquere nel 1966 inizia il suo viaggio su e giù per l’Italia, costretto a periodi di confino in luoghi improbabili come l’isola di Filicudi o Sassuolo.
Nel 1969 viene eletto rappresentante per la provincia di Palermo presso la Commissione, organo di governo della mafia. Il primo ordine che dà è l’omicidio di un uomo la cui unica colpa era stata quella di schiaffeggiare Lucky Luciano vent’anni prima.
Gaetano Balamenti
Don Tano durante un processo

Badalamenti fa parte di quelle che viene chiamata la “vecchia” mafia, e insieme a Bontade e Inzerillo si contrappone alla “nuova” mafia dei Corleonesi, di Leggio, Riina e Provenzano. Intanto negli anni ’70 la Cupola che dirige Cosa Nostra viene sciolta. Viene istituito un triumvirato che vede al di sopra di tutti lo stesso don Tano, Riina e Bontade. E’ in questi anni che Badalamenti viene mandato al confino a Sassuolo, come se dall’Emilia non potesse telefonare, parlare, dare ordini o tenere contatti con i suoi uomini.
Ma ormai, anche a causa della sua lontananza e dell’immensa fortuna accumulata negli anni, ricchezza vista come non meritata da molti uomini d’onore, la sua posizione all’interno di Cosa Nostra si fa sempre più debole.
Avviene così che nel ‘78 viene “posato”, cioè viene escluso da Cosa Nostra.
Badalamenti non è più considerato un “uomo d’onore”. Senza protezioni scappa prima negli Usa e poi in Sud America dove viene accolto dal suo amico Tommaso Buscetta. In Sicilia intanto i Corleonesi hanno iniziato una vera e propria guerra: uccidono Bontade, Inzerillo, le rispettive famiglie e poi passano alle famiglie dei boss scappati all’estero.
La latitanza e l’espulsione da Cosa Nostra non gli impediscono di costruire un immenso traffico di stupefacenti tra la Sicilia, il Sud America e gli Stati Uniti, sventato poi dall’inchiesta che prenderà il nome di “Pizza Connection”, che vede collaborare l’Fbi con il giudice Falcone.
Catturato in Spagna nel 1985 viene estradato negli Usa dove lo condannano a 45 anni di carcere.
Muore nel penitenziario di Fayrton nel 2004.
Due i grandi processi in cui era imputato in Italia: il primo a Perugia, insieme a Giulio Andreotti, per l’omicidio del giornalista di OP Mino Pecorelli, dove era stato assolto in Cassazione; il secondo, il processo di Palermo per l’omicidio di Peppino Impastato dove  viene condannato all’ergastolo nel 2002.
Pur essendo forse meno conosciuto dall’opinione pubblica rispetto a personaggi come Riina e Provenzano, di Badalamenti va riconosciuta la centralità assoluta nella storia della Mafia precedente all’avvento dei Corleonesi, centralità che lo rende figura importantissima per capire e studiare la mafia soprattutto nei suoi rapporti con la politica. Tommaso Buscetta, infatti, racconta che lo stesso Badalamenti gli confidò di aver avuto numerosi incontri con Giulio Andreotti e gli esponenti della DC siciliana.


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