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La Biagi e l'imprenditore Stampa E-mail
Scritto da Daniele Dieci   
lunedì 10 dicembre 2007

Roberto Fabbri, presidente dell’Abk Group, racconta la sua esperienza di leader di un gruppo in crescita anche grazie all’utilizzo della Legge 30. "Il nostro successo non ci sarebbe stato senza la squadra di giovani che siamo riusciti a mettere insieme per merito delle modalità di assunzione introdotte nel 2003"

Un sindacalista, una consulente del lavoro, ed ora un imprenditore. Continua la nostra inchiesta sul mondo del lavoro, attraverso dialoghi ragionati con quelli che ci sono apparsi essere i soggetti più rappresentativi dell’universo lavorativo. L’imprenditore è Roberto Fabbri, presidente dell’ABK Group, azienda nata nel 1993 a Finale Emilia. Nel giro di pochi anni il gruppo si è imposto tra i primi dieci gruppi del settore ceramico nazionale, prevedendo, per l’anno 2008,  un fatturato di circa 130.000.000 euro. Sono quattro le aziende e i marchi controllati oggi dal gruppo del presidente Fabbri: “Abk” , “Ariana-Valverde”, “ Pisa-Flaviker” nel settore ceramico e “Hard Koll”, emergente marchio nel settore collanti per l’edilizia. L’ acquisizione di aziende con prestigiosi marchi un po’ offuscati, è da sempre uno dei tratti distintivi della politica di  Abk, che riesce poi a rivitalizzare tali marchi dando loro una nuova aggressività commerciale. Aggressività che dipende in larga misura dall’utilizzo di giovani lavoratori, iniziati al mondo ceramico dall’azienda della bassa modenese proprio grazie alla flessibilità della legge Trenta.
Presidente Fabbri, qual’è stata l’incidenza che ha avuto la legge Trenta nella gestione della sua azienda?
La nostra esperienza non può che essere considerata del tutto positiva. Tanti infatti sono stati i casi di assunzione mediante un contratto di collaborazione a progetto, e la maggior parte di questi contratti, quasi il 90%, si sono poi trasformati in assunzioni a tempo indeterminato. La durata dei co.co.pro non ha mai superato i due anni, e il risultato della collaborazione si è quasi sempre rivelato estremamente incoraggiante.
E i vantaggi dell’utilizzo di contratti a progetto sono stati sostanziosi anche per l’azienda.
Certamente. La legge trenta permette a chi non ha esperienza di affacciarsi sul mondo del lavoro, senza però rappresentare un rischio per il datore di lavoro. Nel caso infatti di assunzioni a tempo indeterminato il periodo di prova può al massimo raggiungere i tre mesi, tempo ovviamente non sufficiente per insegnare al futuro dipendente il mestiere. Attraverso l’utilizzo dei contratti a tempo determinato invece il datore di lavoro offre la possibilità ad un giovane di imparare il lavoro, grazie anche all’esperienza messa in campo dalla ditta, senza però rappresentare per il datore una scommessa.

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Roberto Fabbri, presidente ABK

Senza poi contare che in questo modo le spese per l’azienda diventano molto più sostenibili.
Inutile negarlo. Il datore spende meno e rischia meno, ma può mantenere un’offerta lavorativa alta. Sono tanti i giovani che arrivano sul mercato, è fondamentale poter concedere a tutti la possibilità di mettersi in mostra. Ancora meglio se poi i contratti a progetto si trasformano in rapporti a tempo indeterminato, come la nostra azienda ha sempre cercato di fare. La nostra politica si basa infatti sulla meritocrazia, ed è per questo che l’azienda ha avuto questo sviluppo quasi incontrollabile.
I contratti a progetto che stipulate riguardano solamente il settore commerciale?
Sì, all’interno della catena di produzione non assumiamo mediante co.co.pro. Di solito ci rivolgiamo ad agenzie di collocamento o a cooperative di lavoro, specialmente per l’area della logistica. Anche queste modalità ci permettono di risparmiare qualcosa, senza però rimetterci dal punto di vista della qualità del lavoro svolto.
Qualità che da sempre è il fiore all’occhiello della nostra industria, ora diventata l’unica arma per difendersi dall’attacco in massa dei prodotti stranieri.
Qualità, marchio e giovani. Questi tre aspetti sono i pilastri della nostra politica aziendale: L’investimento di capitali in questi settori non comporta mai una perdita. E’ la vendita di design innovativi e di alta qualità che ci permette di conquistare i mercati esteri, in particolare quello dell’Europa dell’Est ( Russia, Ucraina, Moldavia). La risposta dell’industria italiana non può che essere questa.
Il gruppo ABK sembra proprio essere un’isola felice, cresciuta anche grazie alle possibilità offerte dalla legge Trenta.
Il nostro successo non ci sarebbe stato senza la squadra di giovani che siamo riusciti a mettere insieme grazie alle nuove modalità di assunzione introdotte nel 2003. Con il loro spirito intraprependente e la voglia di lavorare sono riusciti a inserirsi nei mercati, costruendosi pian piano una rete di contatti e clienti solida e duratura.



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