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Mary Kanu, spirito in proprio Stampa E-mail
Scritto da Laura Corallo   
domenica 09 marzo 2008
La storia di Mary Kanu, imprenditrice nigerian-sassolese

C’è un piccolo angolo d’Africa a Sassuolo. Ed è tutto raccolto in un bel negozio disposto su due livelli nella centralissima via Cavallotti aperto sei anni fa da Mary Kanu, 37 anni, italiana ma originaria della Nigeria. Basta varcare la soglia del suo negozio per scoprirsi in un luogo che evoca mondi lontani: l’interno ricorda una capanna africana, le pareti sono rivestite di tessuti dai colori caldi, rosso e giallo ocra mentre da ogni angolo spuntano decine di oggetti, sculture antiche, bigiotteria, tessuti pregiati che provengono dall’Africa ma anche dall’India e Indonesia.
Oggi Mary è una piccola imprenditrice, sposata con un modenese e madre di due figlie di 11 e 14 anni. Non  ha dimenticato le proprie origini africane ma ormai si sente una sassolese a tutti gli effetti. Arrivata un Italia nel 1989, è riuscita a superare le difficoltà che comporta il vivere in un paese straniero. E a Sassuolo la conquista più grande: la realizzazione professionale attraverso l’avviamento di un’attività in proprio, un negozio di oggettistica etnica. Un’attività commerciale che non ha improvvisato: anche sua madre era commerciante di spezie in un piccolo villaggio poco distante da Lagos, luogo di nascita di Mary.

Mary Kanu
Mary Kanu, di origini nigeriane

Mary, lei  aveva diciotto anni quando ha lasciato la sua terra, la Nigeria, per vivere e lavorare in Italia.
Sì, ho scelto di lasciare la Nigeria per tentare di costruirmi una nuova vita in Italia. Avevo il desiderio di conoscere un mondo nuovo, di studiare. Così, nel 1989 ho lasciato la mia città Lagos, una cittadina della Nigeria. Appena arrivata a Bologna ho affrontato tutti gli ostacoli che incontrano gli emigrati in un paese straniero. Le difficoltà legate alla lingua e alla ricerca di un lavoro. In quegli anni mi sono arrangiata come potevo, per un periodo ho anche lavorato presso una agenzia di pulizie. Poi nel 1991 ho incontrato quello che sarebbe diventato il mio futuro marito e mi sono trasferita prima a Modena e poi a Fiorano.
Sei anni fa ha deciso di mettersi in proprio aprendo un’ attività commerciale. Ci parli della sua esperienza.
Dopo il trasferimento a Fiorano, ho fatto tante domande di lavoro presso varie aziende, tutte con esito negativo. Così, sei anni fa,  ho deciso di aprire un’attività in proprio e tentare di costruirmi da sola la mia professione. Ho acceso un mutuo in banca che mi ha permesso di avviare il negozio. Ero felicissima:  questo negozio era la mia gioia più grande. Avevo l’opportunità di realizzarmi in un lavoro che mi piaceva, commerciando oggetti etnici, gli oggetti della mia terra,  meravigliosa e un po’ magica come l’Africa.
Quali erano le sue aspettative? Se tornasse indietro rifarebbe questa scelta?
Sì, rifarei tutto il percorso da capo. Ho aperto l’attività con aspettative ben precise: una crescita costante negli anni, l’assunzione di una dipendente che mi aiutasse al negozio e mi permettesse di avere più tempo per i figli. Sto lavorando ogni giorno per raggiungere questi obbiettivi. Agli inizi mi sono buttata in questa avventura perché le condizioni erano favorevoli. Devo dire che i primi anni ho lavorato moltissimo, tanto che sono riuscita ad estinguere il mutuo.    
E’ meglio lavorare in proprio o da dipendente?
Io sono uno spirito libero, mi è sempre piaciuta l’idea di avere un lavoro tutto mio, sentirmi libera di gestire le mie idee ed il mio tempo. E non posso fare paragoni con un lavoro da dipendente perché non l’ho mai avuto. Certamente il lavoro da dipendente permette altri vantaggi, come lo stipendio sicuro, molto comodo soprattutto in questo periodo.
Come riesce a conciliare gli impegni di un lavoro in proprio con la famiglia?
Devo dire che è molto difficile. In caso di necessità sono costretta a chiudere il negozio, soprattutto per seguire gli impegni scolastici e sportivi delle figlie. Per fortuna mio marito, libero professionista, riesce a gestirsi con gli orari e mi aiuta tantissimo.
Si sente realizzata?
Sì, oggi mi sento realizzata in tutto, dalla mia famiglia e dal mio lavoro. Posso dire di aver raggiunto l’apice delle mie aspirazioni.  



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