Numero 48, Autunno 2009 - UN NUMERO SPECIALE: con questa uscita
si chiude la prima parte della vita del "Sassolino" inteso come mensile,
mentre prosegue a pieno ritmo il portale "il Sassolino.net" (e comunque
non finirà qui!). A corredo di una mostra organizzata dalla Redazione,
ecco un numero speciale con tanti aneddoti, un racconto di Emilio
Rentocchini, il lavoro di Leo Turrini e tanto altro...Clicca sulla copertina per scaricare |
AVATAR, di James Cameron |
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Scritto da Chiara Fiorentini | |||||||||
lunedì 22 febbraio 2010 | |||||||||
Sceneggiatura di James Cameron SINOSSI: anno 2154, i terrestri hanno stabilito una loro base sul pianeta di Pandora. Il loro scopo è estrarre un prezioso minerale che vale venti milioni di dollari al chilo. Sul pianeta vive una popolazione indigena, i Na’vi, che amano la loro terra e l’energia che scorre in essa. La loro tribù però vive su un enorme albero posto proprio sopra il più grande giacimento minerario di tutto il pianeta. Jake Sully assieme ad altri scienziati deve riuscire a entrare in contatto con loro e a convincerli a lasciare la loro casa. Per riuscirci usano degli avatar (dei Na’vi creati in laboratorio e controllabili a distanza), Jake riuscirà ad ottenere la fiducia della popolazione ed a diventare uno di loro. Capirà la loro bellezza e si innamorerà della figlia del capo. Ma i terrestri vogliono il loro nuovo oro nero e non useranno le buone maniere per ottenerlo. Devo essere sincera. Non posso iniziare a parlare di Avatar senza aver fatto una confessione. Non sarebbe intellettualmente onesto farvi credere che il mio sia un giudizio totalmente imparziale. Non sopporto il 3D: lo trovo visivamente fastidioso, concettualmente opposto all’idea che negli anni mi sono fatta della settima arte (un cinema in cui è la regia a piegare la tecnica a favore di un idea di immagine artistica e non viceversa) e non ritengo che sia il futuro del cinema, e non solo perché è una tecnica che ha più di cinquant’anni. Ma avremmo modo di parlarne più avanti. Conclusa questa doverosa premessa passiamo a parlare della pellicola. Avatar non è un film brutto. Ma non per questo è un bel film. La storia è molto semplice se la si osserva bene: i bianchi sono dei cattivoni colonialisti che vogliono estrarre dal terreno un minerale che gli fa fare tanti bei soldi. Che sia oro, carbone, petrolio o unobtanium non importa, è solo la storia che si ripete. Il cattivo uomo bianco arriva, distrugge le popolazioni native (questi selvaggi che non capiscono nulla perché vivono a contatto con la natura e non hanno idea di cosa sia un BigMac). Pretendono di sottometterli, portargli via tutto e poi di essere pure ringraziati. Non è molto originale come storia. E dall’altra parte ci sono gli indiani ovviamente - o meglio i nativi americani (li ricordano pure nelle chiome e nei costumi) – i Na’vi. Gli abitanti di Pandora. Puri, innamorati della natura e fortemente collegati ad essa: alla loro dea Eywa, che tutto lega in un enorme rete di energia che collega gli esseri viventi (internet?). Noi, i cattivi, mandiamo là degli avatar, ovvero dei Na’vi creati in laboratorio, collegati attraverso dei macchinari a degli scienziati che hanno il compito di studiare Pandora e i suoi abitanti. Fondamentalmente per convincerli a sloggiare. Uno di loro sarà scelto dalla dea Eywa e gli verrà permesso di imparare i loro usi e entrare a far parte della loro comunità. Ma i cattivi sono sempre in agguato e non tarderanno ad arrivare con la loro forza distruttrice. Parlando di Sherlock Holmes a dicembre si diceva che non c’era nulla di male ad andare a vedere un film solo per divertirsi. E questo concetto lo si può benissimo applicare pure ad Avatar. L’esperienza del film è sicuramente di intrattenimento. Il motivo per cui si riusciva a parlare bene della pellicola di Ritchie non lo si può però riversare pure su quest’ultima fatica di Cameron. Perché mentre Ritchie non cercava nulla di più del semplice intrattenimento, il pluri premiato Cameron ha scatenato un gran putiferio con questo Avatar, proponendolo come capolavoro della storia del cinema. Un film che avrebbe portato la “nuova” tecnologia del 3D ai massimi splendori, e ne avrebbe accorciato i tempi di sviluppo e diffusione su tutti i prodotti cinematografici (un pronostico questo che probabilmente è irrealizzabile visto che non si riesce a immaginare un film di Allen, di Almodovar, di Haneke, o di uno qualunque dei tanti registi italiani in 3D). Proprio per questo non gli si può perdonare di aver costruito solo l’ennesimo Blockbuster. Perché non serviva fare tutto quel casino per un prodotto del tutto simile a tanti altri: poco originale nella sua narrazione, incredibilmente costoso e tecnologico, e di puro intrattenimento. No non gli si può proprio perdonare.
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