 La superlativa concentrazione di Elia Billoni Ciao Elia. Diciamo subito, per chi ancora non ti conoscesse, che tu sei l’interprete ufficiale del maestro Dino Fumaretto. Come laconicamente riporti nel tuo sito, Fumaretto scrive, tu canti. Non ti nego che in questa occasione mi sarebbe piaciuto molto poter conversare con entrambi: l’interprete Elia Billoni, e l’autore Dino Fumaretto. Ma per quanto mi sia sforzato, non sono proprio riuscito a rintracciare alcun suo recapito, né contatto. Raccontaci qualcosa di questo affascinante maestro, di questo Godot che mai appare e mai si svela. Hai toccato un punto dolente: Fumaretto è letteralmente sparito da più di un mese. Ho dovuto registrare in SIAE le sue canzoni a nome mio, perché il disco nuovo esce a marzo… comunque quando ritorna sistemiamo tutto. Ritorna di sicuro. Ho avuto la fortuna di sentirti suonare più volte dal vivo. E ogni volta riesci a stupirmi. Il tuo show va molto al di là dello schema “voce più tastiera”: vive d’improvvisazione, sconfina nella performance, sfiora quasi il cabaret. Come sei arrivato a questa formula? Il primo spettacolo che ho fatto, anni e anni fa, era programmaticamente un miscuglio di cose: monologhi, filmati, atti gratuiti e qualche canzone: non avevo ancora scelto una direzione, solo successivamente ho preso la via della musica. Poi penso a queste parole pompose: “la via della musica”… e non ci posso credere, non sono Frank Sinatra, così spesso mi lascio andare; ciò che tu gentilmente definisci “sconfinamento nella performance” io la chiamo “pagliacciata”. Se sono arrivato a questo è perché non mi ritengo seriamente un artista. I tuoi testi... ehm… i testi di Dino Fumaretto sono spesso carichi di sofferenza e di atmosfere cupe, depressive. A volte sono cinici, per non dire feroci. Eppure riescono sempre a essere incredibilmente ironici e brillanti. Saper far sorridere parlando di cose serie non è cosa da tutti. Cosa ci dici a riguardo? Secondo me non è poi così difficile far sorridere parlando di cose serie. Basterebbe solo domandarsi, mentre si scrive qualcosa di drammatico: me lo posso permettere? Sono forse Ingmar Bergman o Dostoevskij? Se la risposta è NO uno potrebbe pensare di essere divertente, e allora deve domandarsi: sono Woody Allen? Se la risposta è NO, non rimane altro da fare che fermarsi un momento a riflettere e approdare ad una nuova consapevolezza: non sono Woody Allen, d’accordo, ma non sono nemmeno Oreste Lionello! E così sto bene attento a non fare della comicità troppo “elevata”, non potendomela permettere, e al tempo stesso sto bene attento a non cadere nello svaccamento. E’ un buon punto d’equilibrio per gente con poco talento come me.
"Sigarette" del maestro Dino Fumaretto,
interpretata da Elia Billoni
Qual è la canzone del maestro Fumaretto che senti più tua? “Immersioni”, del nuovo album “La vita è breve e spesso rimane sotto”. So per certo che ogni tanto anche tu ti diletti a comporre. “Osama”, ad esempio è un pezzo tuo. Che cosa ne pensa Dino Fumaretto? Doveva finire nell’album, e invece Fumaretto ha cambiato idea. Secondo me è invidioso. Hai aperto concerti di Morgan e Capossela, giusto per fare due nomi. Ti capita di chiederti quando accadrà che saranno altri ad aprire un concerto tuo? No, non me lo sono chiesto spesso, anche perché dubito di raggiungere una notorietà paragonabile a quella dei due artisti citati. E comunque, sinceramente, non ci tengo molto. Dopo l’album “Buchi”, la cui title-track è diventata la suoneria ufficiale del mio telefonino, è uscito da pochi mesi l’Ep “Pitocco”. Ce ne parli un po’? E’ una raccolta di scarti rimasti in casa; dovevamo scaricarli da qualche parte così abbiamo pensato di fare Pitocco. E’ un disco interamente fatto in casa, in cui per la prima volta ho sperimentato con altri suoni, divertendomi a sovraincidere cose sgangherate. Ho intuito che Pitocco non è piaciuto molto… il nuovo album non sarà così, ma il futuro è Pitocco, mi spiace. Ti faccio una confidenza: quando devo spiegare chi sei a un amico che non ti conosce, dico che sei il fratello cattivo di Allevi, quello che hanno chiuso in soffitta a mangiare solo avanzi marciti; e poi alla fine si scopre che in verità il buono sei tu. Scherzi a parte,penso, senza voler azzardare paragoni, che l’apparente ferocia dei tuoi testi spesso sia rivelatrice, spesso aiuti a smascherare le assurdità di quello che abitualmente chiamiamo “società”. Ti ritrovi in questa mia definizione? Allevi è un maestro di musica, io sono un pagliaccio. Ecco, lui sì che può dire di aver intrapreso “la via della musica”. Io mi limito a strimpellare e a dire cose che non credo vadano prese troppo sul serio. Anche se ci sono tre-quattro canzoni di Fumaretto che effettivamente hanno qualcosa di più profondo, insomma si avvicinano alla tua definizione. Ora non chiedermi quali perché non lo so. In conclusione ti faccio una domanda marzulliana. Se vuoi puoi anche mandarmi a quel paese. La vita è interpretazione, o interpretare aiuta a vivere meglio? Non ti mando a quel paese, perché ti conosco e sei simpatico. Non rispondo solo perché non riesco a interpretare la domanda.
 Elia Billoni, un uomo che va oltre se stesso
|