Scritto da Eliselle
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domenica 09 settembre 2007 |
“Si possono dire solo poche cose sulla filosofia. Anziché spiegare lungamente quale sia la sua essenza, ci limitiamo a dire che cosa faccia parte del filosofare: che il filosofo si riserva la possibilità di sbagliare. Questo coraggio dell’errore non significa solo che egli abbia il coraggio di sopportarlo, ma molto di più: il coraggio di ammetterlo, questo coraggio è cioè quello dell’intimo sacrificio del proprio se stesso nella capacità di ascoltare e imparare, il coraggio del dibattito positivo” (M. Heidegger, Logica. Il problema della verità, Introduzione). Pur non essendo io una filosofa, seguo il consiglio di Heidegger e lo ammetto: non ero una grande appassionata di Filosofia, ai tempi della scuola, o meglio, non ero una grande appassionata della mia professoressa di Filosofia. La materia mi piaceva, tutto questo “amore per la sapienza” mi affascinava e adoravo stare ad ascoltare le lezioni, era semplicemente l’insegnante a renderla problematica durante le interrogazioni: avrei voluto vedere voi alle prese con un essere inquietante e sputacchiante pronto a grugnire e a insultarvi a ogni vostro minimo errore. Ebbene, le reazioni degli studenti erano più o meno queste: panico, ansia, riduzione delle secrezioni salivari, aumento del battito cardiaco, chiusura dello stomaco, vuoto mentale, balbettio, ancora panico. Potevi sopravvivere solo se non facevi scena muta o la pressione psicologica trasformava il panico in terrore puro. Si prendevano appunti, e tanti, perché internet non c’era ancora: oggi i ragazzi sono più avvantaggiati e se si perdono qualche passaggio o qualche aggiornamento filosofico, possono recuperarlo non solo sui libri, ma anche in rete. Dove? http://www.filosofia.it/ e http://www.portalefilosofia.com/ per cominciare. Ma la ricerca, come ogni buon filosofo sa, è sempre aperta e molto, molto lunga.
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