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Montagne russe, pellirossa e rivelazioni Stampa E-mail
Scritto da Diego Fontana   
giovedì 23 luglio 2009

Amarezza gocceTrasmissioni senza trama dove il protagonista è il pubblico, riforme scolastiche da bocciare, buchi neri sotto la terra del formaggio con i buchi, polli e maiali che stanno da bestia, e pillole. Pillole per dormire, per stare svegli, per non deprimersi, per rilassarsi, per tirarsi su.

Se in questo inizio millennio vi sentite un po’ persi, e non vi è più molto chiara la prospettiva da cui osservare la realtà, la soluzione è una sola. Fatevi un giro in un parco divertimenti.

Io sono di recente capitato a Mirabilandia, vicino a Ravenna, dopo anni e anni di prolungata assenza da questo tipo di luoghi. E in quelle terre, come un solitario pellerossa in cammino tra foreste e praterie per trovare il proprio spirito guida, ho ottenuto la mia illuminazione. Lì mi si è finalmente rivelata la verità suprema, la direzione verso la quale il mondo si sta muovendo.

Questo assioma mi si è conficcato nella mente a lettere giganti, luminose e lampeggianti, come le insegne colorate delle attrazioni: DISCOUNT DELLE EMOZIONI. Questo è il concetto fondante della società che si osserva all’interno di quel micro stato che è il parco divertimenti, il suo manifesto, la sua ragion d’essere, la sua costituzione. Ti serve un chilo di Adrenalina? A destra in fondo al corridoio, sullo scaffale: Montagne Russe. Vorresti un paio di litri di Terrore? Li trovi al reparto: Casa dei fantasmi. Cerchi Stupore? Facile, basta seguire l’indicazione: Cinema 4D.

E osservando per qualche tempo le dinamiche di questa società-discount, ti appare evidente e inconfutabile che quella porzione di realtà non è che una metafora vivente della realtà più grande, che circonda ognuno di noi. Le emozioni si vendono al chilo, anzi al grammo dietro angoli poco illuminati di ogni città, gli stati d’animo si assumono in pillole prescritte dal medico, preferibilmente dopo i pasti, le emozioni s’impacchettano in scatole sgargianti a fine dicembre, i sentimenti hanno lo sponsor che scorre in sovrimpressione nei titoli di coda, e persino l’altruismo è dispensato dalle multinazionali. Prima sono diventati merce i prodotti, e già questo non è stato di certo un passaggio scontato. Poi sono diventati merce i bisogni: oggi persino le università propongono pacchetti e l’istruzione si vende come un prodotto, così come l’informazione. Infine, la grande conquista a cui il mondo è arrivato, è stata quella di tramutare in merce anche gli stati d’animo.

Mi scuserete se mi sono parzialmente tramutato in un vecchio moralista e, rimuginando su di una giornata passata in un parco divertimenti,  ho prodotto alcuni centilitri di Amarezza®.

 



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