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Le "motivazioni" nella vittoria di Caselli Stampa E-mail
Scritto da Francesco Martignoni   
giovedì 02 luglio 2009
Dunque Luca Caselli è il nuovo Sindaco di Sassuolo. Il 36enne avvocato “nato in centro” (come tiene sempre moltissimo a precisare) è riuscito in qualcosa di inedito. Perché? Certamente il motivo di una così storica vittoria nel bastione rosso sassolese non può essere, da solo, il vento di destra che soffia negli ultimi tempi su quasi tutta l’Europa...

LA CARICA DI CASELLI

Luca Caselli, nuovo sindaco di Sassuolo
Luca Caselli, nuovo sindaco di Sassuolo
Il candidato del PdL ha sicuramente trovato il primo alleato nel suo stesso entusiasmo: Caselli ha espresso con forza la voglia di sedersi sullo scranno più alto del Comune. L’ha espressa durante tutta la campagna elettorale, lasciandosi andare più di una volta all’emotività e trasmettendo una carica politico-passionale di cui Pattuzzi non è invece riuscito a farsi portatore. In secondo luogo la destra sassolese è riuscita – in armonia col progetto nazionale – a far leva sul tema della sicurezza. La nostra città, infatti, è indubbiamente un centro nevralgico dello spaccio di hascisc e cocaina. La campagna elettorale, però, ha esteso il senso di insicurezza anche a tematiche e tipologie di reato sui quali i dati del Commissariato parlano diversamente. E poi naturalmente le problematiche di Braida e, più in generale, quelle legate all’immigrazione, hanno sicuramente allargato non poco il bacino elettorale sassolese del Popolo della Libertà. E della Lega, altro punto caldo a favore del neo-Sindaco: ricordiamo infatti che il primo candidato alla poltrona di primo cittadino della nostra città fu proprio quel Gian Francesco Menani che, pochi mesi dopo essersi preparato ai blocchi di partenza, ha interrotto la corsa solitaria per dare completo e incondizionato appoggio a Caselli. Immagino che questo sia costato non poco al numero uno della Lega sassolese, sia sul piano politico che su quello umano, ma sicuramente la decisione presa da Menani si è rivelata essere dignitosa, intelligente e lungimirante. Anche perché in tutti questi mesi Lega e PdL a Sassuolo sono sembrate un’unica entità: nessuna divisione, non un accenno di polemica. Questo è stato sicuramente un fattore decisivo. Una campagna elettorale divisa avrebbe significato, per le due anime della coalizione, quantomeno una continua sequela di piccole bordate reciproche, atte a tirare i lembi della coperta dei voti di destra. Così preparate, le elezioni avrebbero forse già dato un esito diverso al primo turno, e comunque, anche in caso di un (quasi scontato) appoggio della Lega al PdL nell’eventuale ballottaggio, le divisioni si sarebbero fatte sentire. Anche perché 140 voti – quelli per i quali Caselli ha strappato l’incarico al suo predecessore – sono facilmente perdibili per strada.
Una nota di merito, in questa vittoria del PdL, va anche a Claudia Severi che, nonostante anni passati tra i banchi dell’opposizione in attesa di ribaltare la situazione e nonostante la sua visibilità, ha deciso di lasciare strada senza polemiche al collega di AN. Questo gesto di grande maturità politica, unitamente al 2,7% che, in sordina, ha accumulato la squadra di Luca Cuoghi, ha portato grande unità e compattezza tra le fila di destra. La lista “Per Sassuolo” è infatti riuscita, a sorpresa, ad accaparrarsi più voti di Cerami, Verdi e Rifondazione uniti, arrivando quasi ad eguagliare il numero di voti di Corrado Scalabrini.

SINISTRA: PERSO PER DISTACCO

Nell’altro schieramento, invece, scelte come quella di Rifondazione, di Angioletto Usai e soprattutto dell’ex Pecoraro hanno lasciato passare un’immagine (verrebbe voglia di dire come sempre) di scarsa coesione e disponibilità al dialogo in funzione di un bene comune e di un progetto a lungo termine. Ecco perché Caselli e non Pattuzzi. Quest’ultimo, oltre a dover affrontare problematiche scissioni dentro e fuori il PD, non è riuscito ad interpretare con la giusta verve la politica contemporanea. Non è stato in grado a convogliare energie in quel modo di far politica che oggi tanto affascina l’elettorato. Non ha lasciato trapelare nulla di emozionale, di umano. Anche quando si è trovato ad illustrare i successi della sua amministrazione – come la decisa riqualificazione urbanistica di Braida – non è riuscito a farlo staccandosi dalla fredda comunicazione della scuola DC. Ma proprio la politica di pancia è diventata per gli elettori sinonimo di cambiamento e vicinanza al cittadino. A destra c’è stata per mesi un’atmosfera da occasione imperdibile, da ultima manche. Nell’area di Pattuzzi si respirava qualcosa che invece andava ben poco al di là della normale amministrazione, costellata qua e là da un senso di salvezza più sperata che cercata. Comunicativamente parlando quindi l’ex Sindaco si è trovato schiacciato. E numerosi sono gli esempi: dagli slogan elettorali alla preparazione dei faccia a faccia pubblici, in primis quello organizzato da questo stesso giornale.
Inoltre Pattuzzi è scivolato nello stesso fosso che da anni lascia impanato il centrosinistra anche a livello nazionale. Si è spostato, lentamente ma indiscutibilmente, verso il centro, andando addirittura ad utilizzare alcuni frame politici della destra. Un esempio su tutti: in questi anni avrebbe potuto mostrare i dati legati alla criminalità e utilizzarli a suo vantaggio, concentrandosi maggiormente su temi come l’integrazione. Invece, facendo anch’egli appello all’insicurezza percepita e attuando manovre concrete e mediatiche per placarla, è sceso su di un campo di battaglia creato e apparecchiato proprio dai suoi nemici politici. L’elettore sensibile al dogma della sicurezza è andato a votare il creatore originale di questo pensiero: il PdL, a Sassuolo Caselli.
La sensazione è che Pattuzzi fosse troppo impegnato a difendersi sulle tematiche proposte dai suoi avversari, a rincorrere temi non scelti da lui, piuttosto che concentrarsi su idee nuove e prospettive più vicine a quello che a Sassuolo è il suo bacino naturale di voti. Ha avuto cinque anni per programmare e arricchire il suo discorso politico, ma si è accontento di rispondere agli altri.

I GIOVANI CONTANO. A DESTRA.

Al ballottaggio PD e alleati hanno perso più di 600 voti. Caselli invece è riuscito a mantenere sostanzialmente gli stessi. L’astensionismo – per il ballottaggio ha votato l’11% in meno degli elettori rispetto al primo turno –  ha quindi premiato PdL e Lega, che indubbiamente sono riusciti a far passare un messaggio più forte. Soprattutto ai giovani. Il voto dei 20enni è infatti per forza di cose un voto più estremo, sia a destra che a sinistra. Un problema determinante per Pattuzzi, e specchio della situazione nazionale, è che per i giovani di destra – già numericamente più forti – c’è stata la possibilità di coniugare voto passionale e voto utile. La Lega, infatti, sta diventando sempre più uno sfogo naturale per i voti anagraficamente un po’ acerbi, e, comunque, votare PdL a Sassuolo significava dar forza ad uomo di destra popolare, il cui cordone ombelicale lo lega ancora strettamente al fresco ricordo di Alleanza Nazionale. Dall’altra parte, le scelte amministrative  e la comunicazione messa in campo da Pattuzzi hanno sicuramente allontanato una discreta fetta di elettorato giovane, un elettorato che si definisce di sinistra e fatica ad orientarsi tra scissioni e slittamenti centristi; un elettorato che, soprattutto al ballottaggio, si è probabilmente sentito “stanco di votare il meno peggio”.


Commenti
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ovest  - Bravo   |2009-07-04 07:02:53
Bell´analisi complimenti
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