Le ceramiche...alla canna del gas |
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Scritto da Fabio Panciroli
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giovedì 02 febbraio 2006 |
Galeotto fu il gas. Un paradosso degno di un film di Spielberg, una coincidenza che sfiora la persecuzione: da anni le nostre aziende lamentano un deficit di competitività con il resto del mondo ceramico causato, anche, dall’eccessivo costo dell’energia; energia che, a differenza del resto del mondo, rischia seriamente di venire a mancare. Perché è vero che il freddo russo ha messo a repentaglio l’approvvigionamento e la distribuzione del metano; ma pare altrettanto vero che, in tutta Europa, gli unici “rubinetti” ad essere stati chiusi siano proprio quelli italiani che forse scontano il mancato rinnovo di Luglio del contratto con Gazprom. Il problema è che non ci sono davvero soluzioni. Il ministero per le Attività Produttive ha infatti predisposto un decreto per le imprese che accettano di ridurre la fornitura, un disservizio a fronte del quale si può spuntare una compensazione i cui oneri vanno a ricadere su tutto il sistema, più una sorta di rimborso spese per chi, invece del metano, utilizzerà l’olio combustibile. A differenza delle centrali che sono poli combustibile, però, le ceramiche possono usare solo metano. Se le sospensioni dovessero estendersi alle aziende che non hanno sottoscritto la clausola delle interruzioni, si assisterebbe a un’automatica riduzione della produzione. In sostanza, tanto per capirci meglio: si potrebbe arrivare alla chiusura temporanea dei forni, allo stop della produzione, a causa della mancanza di energia, il che non significherebbe ferie per tutti ma, al contrario, cassa integrazione. Davvero un paradosso: poco prima dell’inizio della battaglia per il rinnovo contrattuale, poco dopo la riapertura delle ferie natalizie durate, in alcuni casi, anche 3-4 settimane, dopo le innumerevoli testimonianze di cassa integrazione a causa di un mercato che ancora non ne vuole sapere di ripartire, ecco che si arriverebbe addirittura alla cassa integrazione energetica.
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