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Real Sassuolo, un anno di troppo! Stampa E-mail
Scritto da Marco Mazzacani   
mercoledì 07 novembre 2007

Ottobre di pioggia. Dalla finestra della spogliatoio le voci si accavallano. Gocce fredde, ormai invernali, picchettano sulla gomma della borsa: Real Sassuolo! Lancio un’occhiata pigra dall’altra parte del campo. Qualche fesso che la domenica mattina non ha voglia di tirare calci alle lattine vuote per le vie del centro è già seduto sulle tribune di legno a tre gradini. Davanti al cancello con le inferriate verdi Spatto bestemmia e dice che devo sbrigarmi perché sono l’ultimo. “E spegni quella sigaretta, minchione, che non hai fiato nemmeno per il riscaldamento”.
Da quando ho memoria, Spatto è il reponsabile di questo campetto da calcio incastrato tra i capannoni ceramici. Lui non taglia l’erba, la pettina, dice, ed è lì ad ogni ora, gesso in mano per le righe, palloni da gonfiare, maglie stese ad asciugare, straccio per scrostare il fango dalle piastrelle Marazzi degli spogliatoi. E’ un solitario, Spatto, non so se per scelta o per destino. Sta di fatto che fuori da questo campo non lo incontra mai nessuno, chenesò, per compare il giornale, o una birra al bar. Vive con sua madre. Questo è quello che si sa di lui, ed è abbastanza, credo. Stringo il filtro della mia Lucky Strike fra il pollice e il medio, sparo la sigaretta pochi centimetri sopra i suoi capelli rasati. Mi caccia una pacca a mano aperta sulla testa. “Tanto oggi ti bagni il culo in panca”. Chiude il cancello alle mie spalle ed entra nel suo sgabuzzino, un buco umido, aloni alle pareti, qua e là qualche vecchia foto, un paio di coppe su una mensola di legno, una cesta di palloni, una di casacche da allenamento, una pila di vecchie riviste del CSI.Fango
Nello spogliatoio gli altri si stanno cambiando, maglie Real Sassuolo e camicie della sera prima. Le facce sono quelle di sempre, gente stravolta dal sabato notte. Per alcuni nottata a Bologna, lì ci sono ancora i locali giusti. Stene ha ancora sulla faccia il segno del cuscino. Mi fa spazio sulla panca di metallo freddo.
“Oggi comincia il campionato”, urla lo scassamaroni, “e lo sapete cosa vuol dire?”
Le pupille del Pelato sono ancora dilatate dall’ecstasy, Minoz ha la faccia bianca da vomito. “Lo sapete o no?” Mimmo fa lo stronzo alle spalle del mister. “Vuol dire che sono stanco di farmi prendere per il culo da tutte le altre squadra della provincia!”
Chiedo a Stene come mai non c’è Riky. Stene incrocia i polsi imitando il gesto delle manette. Weekend Morosa! “Cazzo, e chi gioca a centrocampo?” Alza le spalle, non gliene frega niente. Il mister si volta verso la lavagna, “Alle prime due sconfitte consecutive mollo tutto, ve lo dico!” Prende un pezzo di gesso, elenca nomi e numeri, e disegna sulla lavagna un labirinto di linee che vorrebbero essere schemi di gioco. Il gesso si spezza, lui tira una madonna e continua a scrivere con quello che gli resta tra le dita. Entra il presidente, quello che sgancia gli euro dell’iscrizione, quello che ci fa stampare sulle maglie “Carrozzeria Sassuolo Due”. Il mister lo saluta, qualche attimo di silenzio poi riprende la predica. Niente di nuovo.

Un campionato ancora, ancora Real Sassuolo. Un’altra serie di domeniche a pestare fango, a inzupparsi di pioggia, a sputare sangue.
Da quattro anni, ogni volta che finisce il campionato io e Mimmo ci guardiamo in faccia e diciamo “E’ l’ultimo, l’anno prossimo neanche per il cazzo”. Poi arriva la telefonata di Spatto, i primi di settembre, puntuale. No, io, Stene, Mimmo e gli altri non centriamo più niente col Real Sassuolo, con questi capannoni industriali, con questa città di merda, con i marocchini spacciatori, e i soliti due locali aperti. Da un bel po’ di tempo siamo da qualche altra parte. Però poi quel richiamo irresistibile, la voce di Spatto che interrompe l’estate, che entra nelle nostre vite come un incubo nelle prime tiepide giornate di settembre e pronuncia: “Convocato!” Non dico niente, torno a letto, mi ributto sotto le lenzuola, mi giro faccia al muro e cerco nuovamente di dormire. Ma non è più lo stesso sonno, non è più quello di prima. Anche quest’anno non ho saputo dire no. Real Sassuolo del cazzo… 

 

BIOGRAFIA AUTORE
Marco Mazzacani ha 25 anni e scrive per “il Sassolino”.

 



 
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