Maria Giovanna Ferrari: “Confindustria Ceramica? Dimentica le piccole e medie aziende” |
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Scritto da Laura Corallo
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mercoledì 06 giugno 2007 |
Apriamo il ciclo di interviste alle donne del nostro mondo economico con Maria Giovanna Ferrari,che ci racconta della sua lunga esperienza nel settore. E ai signori uomini non le manda certo a dire
Una vita intensa, divisa tra il mondo dell’imprenditoria e il ruolo di moglie e di madre. Maria Giovanna Ferrari, classe 1939, sassolese è una delle poche donne imprenditrici nel distretto ceramico. E’ infatti titolare con i figli di tre aziende (Duomo Marmi, Tanimar e Viki) dedicate alla produzione e commercializzazione dei marmi e delle pietre naturali con un fatturato di 10 milioni di euro ed il 60 per cento della produzione esportata all’estero. Maria Giovanna è una donna determinata e coraggiosa che negli anni sessanta ha deciso di avventurarsi in un terreno, quello della ceramica, di esclusività maschile. Il Piastrellino l’ha incontrata per i suoi lettori.
 Maria Giovanna Ferrari alla scrivania Signora Ferrari, ci racconti la sua esperienza di imprenditrice. Ho cominciato a lavorare negli anni sessanta, gli anni d’oro della ceramica. Da poco mi ero trasferita a Sassuolo con la mia famiglia da Roncoscaglia di Sestola, paese dove sono nata. Mi piaceva lavorare in quel settore e avevo intuito che sarebbe diventato un distretto fortissimo. Acquistai la Ceramica Rio a Roteglia specializzata in grandi formati e successivamente la ceramica San Prospero a Fiorano. Era una buona azienda ma la vendetti perché c’era una nuova concorrenza che proveniva dai paesi emergenti e io avevo capito che per le aziende della nostra dimensione , sarebbe stato difficile reggere il confronto. Così cambiai settore, dedicandomi al marmo assieme ai figli, la Duomo Marmi di Fiorano a cui in seguito viene affiancata la Tanimar che coprono vari mercati. Successivamente abbiamo acquistato la Viki specializzata nel servizio dei corredi in abbinamento ai prodotti da pavimento e rivestimento per l’industria ceramica. Quali sono state le sue difficoltà come donna a lavorare in un settore fatto prevalentemente da uomini? All’inizio le difficoltà sono state tante, ma ho capito subito che per vendere i miei prodotti dovevo prima conquistare la fiducia delle donne che li affiancavano e che mi hanno sempre aiutato. Ho dovuto dimostrare di voler lavorare seriamente, puntando tutto sulla serietà e sulla correttezza sul lavoro. Negli ultimi anni le donne che decidono di realizzarsi nei vari settori hanno più possibilità. E’ pur vero però che la donna per emergere deve dimostrare di essere più brava degli uomini. Se fai un errore difficilmente te lo perdonano. Confindustria Ceramica ha recentemente rinnovato il consiglio direttivo per il biennio 2007/2008. Ma nella “stanza dei bottoni” non ci sono donne. Come se lo spiega? Le donne che lavorano nel settore ceramico tendono a far ricoprire i ruoli decisionali agli uomini perché preferiscono non esporsi. Ma anche in campo nazionale sono poche le donne ai vertici: pensiamo alle nuove icone del capitalismo italiano: Anna Maria Artoni, vice presidente di Confindustria ed Emma Marcegaglia, ex presidente dei Giovani Imprenditori. Sono assolutamente contraria alle “quote rosa”. Parteggio invece per la meritocrazia: deve andare avanti chi è capace e chi ha le competenze per svolgere un determinato lavoro. Sotto quali aspetti pensa che le donne possano rendere meglio degli uomini, in campo ceramico? Le donne dimostrano maggiore sensibilità ed uno spirito di abnegazione e sacrificio più sviluppato rispetto agli uomini. Questo atteggiamento le porta anche ad avere rapporti migliori con i dipendenti. Se Lei occupasse il ruolo di Alfonso Panzani, direttore di Assopiastrelle, quali decisioni prenderebbe per il settore ceramico? Coinvolgerei maggiormente i piccoli e medi imprenditori, ascoltando le loro problematiche e accompagnandoli durante tutto l’anno e non solo durante le assemblee annuali. Il comprensorio ceramico vive un momento di grande difficoltà e Assopiastrelle, invece di pensare in grande, dovrebbe occuparsi di aggregare le piccole aziende che hanno più difficoltà ad espandersi, rispetto alle grandi ceramiche. Tante piccole imprese del distretto creano prodotti di eccellenza ma vengono abbandonate a loro stesse. Che differenze nota tra il settore ceramico attuale e quello in cui lei ha esordito? Nel mondo della ceramica di qualche decennio fa c’era più spazio per crescere senza concorrenza estera. Oggi ci sono più difficoltà ma chi parte con un’idea vincente prima o poi si afferma. L’importante è non adeguarsi al già fatto. Il migliore imprenditore ceramico della storia di Sassuolo della generazione passata? Minozzi titolare del Gruppo Iris. E invece il migliore imprenditore emergente? Ve ne sono alcuni molto validi tra di loro, personalmente ritengo che si distingua maggiormente Emilio Mussini, amministratore delegato della ceramica Lea. Quante ore al giorno lavora? Non ho mai guardato l’orario. Quali consigli darebbe ad un giovane che vuole imitare la sua carriera? Occorre avere molta determinazione, ambizione ed essere disposti a sacrificare la propria vita privata ed essere pronti a recepire un attimo prima degli altri le tendenze di mercato del settore in cui si opera. Le donne possono emergere con brillanti risultati poiché sono molto creative, ma devono essere molto determinate e devono avere più coraggio per imporre le loro idee.
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