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Il Don, il Gay e un paio di questioni in sospeso Stampa E-mail
Scritto da Daniele Dieci   
martedì 09 maggio 2006

Faccia a faccia tra Don Achille Lumetti e un ragazzo omosessuale sassolese. Tra “peccato” e “famiglia”, tra posizioni inconciliabili e altre meno

Un prete, un gay, quattro giornalisti. Queste le anime del dibattito organizzato dalla nostra redazione. Un dibattito moderato, profondamente sincero, ricco di umanità: obiettivo raggiunto dunque. Ma andiamo con ordine.

I PROTAGONISTI
Il prete è il celeberrimo Don Achille, parroco di Madonna Di Sotto. Personaggio impareggiabile, dal carisma vibrante, con la battuta in tasca e la religione nel cuore. Il ragazzo gay preferisce l’anonimato, per comodità giornalistica verrà chiamato K., come l’indimenticato protagonista de “Il Processo”, di un certo Franz Kafka. K. è personalità sensibile, dotato di fulgida e brillante intelligenza, armato di prorompente sarcasmo; difficile metterlo in difficoltà. I quattro giornalisti della redazione, tra i quali il sottoscritto in veste di moderatore, completano questo appena accennato riquadro. Poche erano le tracce stabilite a priori, e come previsto sono risultate essere quasi superflue: il dibattito non ha mai palesato il bisogno di essere invogliato o stuzzicato, tutt’altro!

OMOSESSUALITA’ E PECCATO
Giusto il tempo per i convenevoli, e ci si trova ad affrontare lo scoglio del rapporto tra peccato e omosessualità. Inizia Don Achille: “Non considero il mio interlocutore di un’altra categoria, l’omosessualità non è una scelta, è una condizione. Non si può dunque parlare di colpa, perché la colpa avviene quando si fa una scelta. Per la maggior parte di voi l’omosessualità è una prova.” “Quindi - esordisce K.- la condizione di gay non diventa mai peccato?” “No, il peccato si ha nel momento in cui c’è l’esibizione della propria tendenza sessuale.” “Cioè?” “Per esempio dichiarando che la propria condizione sessuale è migliore rispetto a tutte le altre, o esibendo il proprio corpo in cortei e manifestazioni, come succede nei Gay Pride.”

Don Achille Lumetti
Don Achille Lumetti, parroco di Madonna di Sotto
“E’ peccato allo stesso modo in cui l’eterosessuale va praticando la superiorità della propria condizione, esibendola.” “Certo.” “E per quanto riguarda l’atto omosessuale?” “In questi casi ci si rimette alla propria coscienza. E’ indubbio, comunque, che sia almeno da considerarsi un atto riprovevole, perché è contro la nostra stessa natura.” “La natura stessa di chi? Certamente non contro la mia...” “La natura della persona umana. In una coppia eterosessuale c’è la tensione alla vita, una coppia omosessuale si chiude nella vita, non c’è sbocco, è una strada chiusa, impercorribile. Questo può valere anche per gli eterosessuali: se una coppia si sposa escludendo la possibilità di avere figli, il loro matrimonio viene considerato nullo.”

MATRIMONIO, FAMIGLIA, NATURA DELL’OMOSESSUALITA’
I toni cominciano ad alzarsi; la tensione, seppur sottile, inizia a manifestarsi. E non poteva che essere così. E’ K. questa volta ad iniziare, ma il suo intervento sarà interrotto bruscamente: “Non credo debba essere impedito ad una coppia di omosessuali, solamente perché non finalizzata alla procreazione, la possibilità del matrimonio, la possibilità di formare una famiglia...” “Ti interrompo qui. Tra omosessuali non si può chiamare famiglia.” “Non sono d’accordo.” “Dal momento che sono qui devi accettare quello dico.” “Ah, certo...” “Ribadisco. Non si può chiamare famiglia. La famiglia, come dice la Costituzione, art. 29, è l’unione stabile tra un uomo e una donna. Questa è la natura, noi tutti dobbiamo la nostra vita a questo...” “Qui la fermo un attimo io. Se la natura prevede un uomo e una donna, chi li ha creati gli omosessuali?? Sono un errore della natura? La natura può sbagliare?” “Non sono un errore, sono solamente soggetti a stimoli diversi. Io, Don Achille Lumetti, quando ero studente, sono stato oggetto di omosessualità. Un ragazzo, in collegio, si era innamorato di me. Io un po’ di simpatia la provavo per lui, eravamo tutti  maschi... Non mi meraviglio. E’ una pulsione…” “E’ una natura, non è una pulsione.” “Sì ma la natura dà le pulsioni, pulsioni come l’appetito.” “Ok, è la stessa pulsione che un uomo prova verso una donna...” “E io non la condanno, ma dire che può diventare una famiglia, questo no. No categorico al riconoscimento giuridico, sì al riconoscimento pastorale. Sì quindi a comprensione, tolleranza, rispetto, no ad equiparare una coppia omosessuale ad una famiglia intesa nei termini costituzionali.”

Don Achille durante l'incontro
Un altra immagine di Don Achille
“Tolleranza è un termine con diverse implicazioni, io solitamente tollero qualcosa che provoca in me fastidio. Non credo quindi appropriato parlare di tolleranza, piuttosto si dovrebbe parlare di convivenza.” “Va bene, lasciamo stare il termine tolleranza. Infatti: si deve evitare ogni marchio di discriminazione ingiusta, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica al N° 2357. Non sto discriminando, sto differenziando. Ho rispetto per gli omosessuali, profondo rispetto. Sono pulsioni che ho sentito persino io... Però ribadisco il no a qualsiasi forma di codificazione, sarebbe come codificare il nulla.” “Non è assolutamente vero, si codificherebbe una cosa che è presentissima nella società e nella realtà.” “Ma l’unica forma naturale dell’amore è il matrimonio tra un uomo e una donna, matrimonio finalizzato alla procreazione.”

OMOSESSUALITA’ COME DEVIANZA DELLA LEGGE NATURALE?
“Le Sacre Scritture - continua Don Achille - hanno sempre definito gli atti omosessuali come disordinati, contrari alla legge naturale. L’atto in sè non può essere approvato.” “Ma l’atto corrisponde e risponde alla mia natura. Se io, omosessuale, non pratico l’omosessualità, vado contro la mia natura.” “ Un omosessuale dovrebbe vivere la propria condizione in castità, come un prete. Come me.” “Sì ma la sua è stata una scelta, l’omosessualità è una condizione!” “Sì, hai ragione. La castità comunque è richiesta ad un omosessuale cristiano.” “ E gli altri omosessuali?” “Gli altri faranno i conti con la propria coscienza, ma confermo quello che ho detto prima: l’unico amore secondo natura è quello tra un uomo e una donna.” “Lei come fa a saperlo? La Natura è venuta da lei spiegandole i suoi progetti? Questa è una sua opinione.” “ No no. Tu sei figlio della Natura, di un uomo e una donna.” “L’omosessuale cos’è allora? Uno scherzo della Natura?”
“Non segue la linea direttrice della Natura.” “Quindi devia dalla linea della natura....” Certo. Non è contro natura, ma devia.” “Un po’ ostico il concetto...”

ADOZIONE
Entriamo nell’ultima fase del dibattito. Le posizioni si cristallizzano, il dialogo diventa ridondante, ripetitivo. I due interlocutori non sembrano voler scendere a compromessi, la distanza rimane abissale, nonostante un inizio promettente. Il primo a rispondere è Don Achille: “Ci potrebbe essere una coppia di uomini o di donne in grado di portare avanti la crescita di un figlio, ma l’immagine che dobbiamo dare a un bambino è quella della presenza congiunta di un padre e di una madre, per non creare difficoltà e imbarazzi al bambino.” “Non credo sia solo un problema di immagine. Certo, il problema di inserimento nel tessuto sociale sia del bambino sia della coppia potrebbe risultare problematico. Però, ipotizzando per una attimo una società in cui questo possa essere considerato normale, il bambino credo crescerebbe senza particolari traumi.” “Continuo a non essere d’accordo. Anzi, piuttosto che l’adozione a coppie dello stesso sesso, preferisco concedere l’adozione ai single.” “Strano, credevo che due persone, seppur dello stesso sesso, potessero offrire maggiore stabilità e affetto ad un bambino.” “Io, Don Achille, se potessi adotterei due o tre figli, e mi farei in quattro per mantenerli.”

“Magari tutti gli omosessuali fossero come te!” Queste sono le ultime parole di Don Achille, pronunciate appena prima la stretta di mano finale con K..
Magari tutti i dibattiti fossero così, aggiungo io...



Commenti
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giusi   |2009-01-29 14:35:28
Don Achille è una persona meravigliosa. Le sue prediche sono sempre le più belle
di tutte le Chiese che frequento. Una persona di grande umanità
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