Francesco Taddeucci, il pubblicitario più "disbanded" che c'è
Scritto da Diego Fontana   
lunedì 15 marzo 2010
Intervista a Francesco Taddeucci, direttore creativo DDB

Ciao Francesco. Sei tra i creativi italiani più premiati in assoluto. Alcuni dei tuoi annunci sono nella storia della pubblicità e vengono studiati nelle scuole di comunicazione. Che effetto fa? A volte ti soffermi a pensarci?
Non ci penso mai, ma quando mi capita di leggere, ad esempio, che hanno fatto una tesi su una mia campagna mi fa una certa impressione e ovviamente mi fa piacere. Ma capita di rado.
C’è un tuo annuncio a cui sei particolarmente legato?
Annunci no, ingialliscono subito. Magari di più qualche spot: le campagne Enel di Giannini e dei 3 buchini ad esempio, perché erano difficili da fare. Il cliente era (ed è ancora, da quanto so) molto esigente.

UNO SPOT ENEL BY TADDEUCCI

La prima e unica volta in cui ho avuto il piacere di lavorare con te è stato in un luogo strano, durante un incontro strano, di quelli che alle volte le agenzie organizzano per tentare in qualche modo di incanalare i processi creativi. In generale credi a queste cose, o pensi che la nascita di un’idea non si possa pietrificare all’interno di una struttura rigida?
Ha! Io non amo queste session aziendali. Sono di solito un grande spreco di tempo e di soldi, puoi solo sperare che ci si diverta in qualche modo, che di solito non ha nulla a che vedere con il lavoro.
Le cosiddette tendenze esistono davvero nella pubblicità? È vero che alcuni tipi di linguaggio sono più utilizzati  in certi anni piuttosto che altri? O una buona idea resta sempre una buona idea?
Gli stili esistono e sono ciclici. Le grande idee (ora dirò una banalità) restano. (Del resto è vero)
Alcuni, ad esempio, sostengono che uno spot invecchi prima di una campagna stampa. Se d’accordo?
No. Non si può generalizzare mai. Se ti vai a rivedere oggi Levi’s Drugstore di Gondry, che è di 15 anni fa, ti rendi conto che sembra fatto ieri. E altre campagne stampa, al contrario, sono vecchie in un attimo. Come ad esempio il Grand Prix di Cannes dello scorso anno per Wrangler.
In che stato di salute si trova la pubblicità italiana in questi ultimissimi anni? E in particolare, come stanno i copywriter?
Tralascio la prima domanda e passo alla seconda: stanno scomparendo. Molti di loro sono nati nel pieno boom della pubblicità “visiva”. E alcuni non sanno scrivere un titolo o una bodycopy, anche se sul biglietto da visita c’è scritto “copywriter”. Questo però favorisce gli abili sopravvissuti. Tanto di bravi copywriter ci sarà sempre bisogno.

 Francesco Taddeucci con Luca Albanese, direttori creativi DDB
La coppia Taddeucci-Albanese
Hai passato interi anni di carriera a Roma. Ora sei direttore creativo, insieme alla tua controparte Luca Albanese, di DDB Milano. Ci sono differenze evidenti nel modo di lavorare tra queste due città?
Ancora è presto per dirlo, però direi di sì. Qui ci credono di più. A Roma se ne fregano maggiormente. E le due cose contengono un lato positivo e uno negativo: in pratica abbiamo appena costruito un cubo.
Al lavoro del pubblicitario affianchi da sempre altre passioni, tra cui la musica e la radio. Credi sia importante per un creativo non nutrirsi di  sola pubblicità, ma avere altri mondi di riferimento a cui attingere?
Mi fai dire la seconda banalità, ma stavolta è colpa tua: certamente. Non c’è creativo senza curiosità. La creatività va alimentata sempre, di solito con strumenti esterni alla pubblicità.
Il tuo seguitissimo blog porta avanti da sempre un concetto tutto tuo, basato sul termine inglese “disbanded”. Potresti darci due dritte a riguardo, nel modo più disbanded possibile?
Disbanded è colui che perde il proprio tempo a leggere questa intervista.
Una mattina mi sono svegliato e ho deciso che volevo tornare a Sassuolo. Un po’ come Toto Cutugno, che voleva andare a vivere in campagna, se non fosse che Sassuolo è più nota per l’industria ceramica che per i frutteti. La definiresti una scelta disbanded?
No, sarebbe stato più Disbanded andare a vivere a Detroit.
Ci faresti un esempio di una pubblicità disbanded e di una che non lo è affatto?
Una volta ho fatto un post su questo argomento, ma non lo trovo più. Ecco, questa è una cosa Disbanded. I tre film dei registi italiani per Intesa San Paolo non sono affatto Disbanded, per esempio. Ma, devo dire, il 90% della nostra pubblicità non lo è. I nordici lo sono. I finlandesi soprattutto.
Il tuo ultimo spot da creativo. E il tuo ultimo spot da direttore creativo.
Da creativo credo che siano le due campagne in versione “seria” della Littizzetto per 3.
Ma hanno avuto vita breve. Era un tentativo di toccare corde diverse in quella categoria merceologica.
 

SPOT 3 BY TADDEUCCI

Come direttore creativo è in onda uno spot Audi, quello con la musica che parla del Cat che came back.

SPOT AUDI BY TADDEUCCI

Grazie Teddy, ti salutiamo e ti ringraziamo.  
Grazie a te, è stato un piacere.



IL BLOG DI FRANCESCO TADDEUCCI: teddisbanded.blogspot.com



Commenti
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Katia  - sopravvissuta, forse.   |2010-03-15 17:13:30
Che piacere leggere due copy che stimi in un'unica intervista.
Uno che ha scelto
di vivere in campagna, l'altro appena arrivato in città, con una preoccupazione
comune: come stanno i copywriter?

Proviamo a sopravvivere, anche se spesso ci
manca un mentore da cui attingere.
martino   |2010-03-15 21:42:18
Come i panda..
Diego   |2010-03-15 21:25:13
Il piacere è mio Katia.
Grazie del commento (e della stima).
Ho messo insieme
questa rubrica prima di tutto per passione: fa piacere ogni tanto poter
scambiare due chiacchiere in relax con creativi che amano il proprio lavoro e
hanno come obiettivo quello di alzare sempre il livello.

Essere lontani dalla
bolgia, dalle polemiche e dal chiacchiericcio, certe volte aiuta a vedere le
cose in modo più costruttivo.

Spero che queste interviste possano stimolare sia
gli addetti ai lavori, che i lettori non per forza interessati alla
pubblicità.

Diego
Graziano  - Ah!   |2010-03-17 20:29:32
Fa piacere sentir dialogare due persone che conosci e che stimi: mi sembra quasi
di sentire Ted e Diego chiacchierare sul mio divano mentre io sono andato in
cucina a fare il caffè.

Un saluto a entrambi.
Graz
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