Yabello
Scritto da Annalisa Vandelli   
sabato 31 marzo 2007
Yabello ha nel nome un chè di italiano e di incoraggiante. È una cittadina che sorge nella conca di tre colline, in piena savana, nel profondo sud dell’Etiopia. A poche centinaia di chilometri si attraversa il confine e si bacia la terra del Kenya. Si vocifera che qui i coloni italiani pensassero di edificare una piccola Roma e senz’altro questo spazio era “bello” per una posizione di ristoro, rispetto allo sconfinato, sconfortante e senza rimedio secco circostante. L’unico monumento di Yabello sorge al centro di una rotonda poco geometrica, intorno a cui sfrecciano i Gari, piccoli calesse trainati da cavalli stremati ed è dedicato all’Oda, un umile alberello che ha un grande merito: indicare la presenza di acqua nel sottosuolo nel raggio di 200 metri quadrati.
Raramente tra acacie e spini vedi spuntare il tronco ciccione di un’oda, ma quando succede è festa grande e si inizia a cercare. Sotto ai suoi rami si tengono le più importanti riunioni dei Borana, i pastori nomadi che hanno l’ardire di vivere da queste parti. Le loro donne ogni giorno percorrono minimo 20 Km con le taniche da 20 litri sulle spalle per arrivare a una pozza o a un pozzo. I giovani ne camminano il doppio per portare al pascolo il bestiame adulto. Ai bambini restano gli animali coetanei da condurre due volte a settimana alla stessa fonte che usano le donne. Sì perché qui il bestiame beve due volte a settimana. Le mucche hanno una specie di gobba ad imitazione del cammello per fare scorta d’acqua. Se la natura vegetale non si piega, si adatta quella animale.
Si vive insieme, nella stessa capanna, uomini, cuccioli e… parassiti. La natura qui non si manipola, si abita e basta. Decide lei tutto. L’uomo si piega semplicemente, di buon grado alla sua volontà. L’indovino prevede l’arrivo e la quantità delle piogge, attraverso la conoscenza delle stelle e l’indagine degli intestini del toro, ma ciò non cambia l’ordine delle cose. Qui la struttura del pensiero non è aristotelica e ad azione non corrisponde reazione. Si aspetta e basta. Anche perché che cosa si potrebbe fare in un territorio estesissimo e sempre uguale a se stesso. Non si sfugge e questa inesorabilità del tutto ha strutturato anche la forma della mente. Al limite si prega che la natura sia benevola.
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Donne etiopi sul lago di El Sod

L’acqua è tutto, dà il ritmo alla vita, ad ogni giornata, ad ogni passo di ciascun essere vivente. Alla pozza si fa a turni: di notte gli animali selvatici, di mattina i cavalli che servono per combattere, poi le donne, poi i bambini col bestiame. Gli anziani regolano e osservano il traffico dall’ombra di un’acacia. I pozzi invece si dividono in due tipologie: tradizionali e motorizzati. I primi vengono anche detti “cantanti”, perché dentro vi
si forma una catena di giovani, anche 12 persone, che tirando fuori l’acqua a secchi, cantando le loro fatiche, benedicono il bestiame, narrano di belle donne. Questo passaggio ritmato di secchi riempie gli
abbeveratoi e fortifica i fisici che dovranno essere prestanti per prendere moglie. Il padre o il nonno dovrà tastare questi giovani corpi per sentenziare la loro possibilità di iniziare la vita sessuale. Le prove sono tante, anche quella di andare a prendere il sale a El Sod, un piccolo lago posto dentro un vulcano a circa 70 km di distanza. Il tutto da compiere in giornata. I pozzi motorizzati sono invece il frutto dell’impegno di qualche organizzazione non governativa che ha cercato una diversa soluzione per alleviare le fatiche di questa popolazione.
A Yabello c’è solo un Motel con due servizi di lusso: l’acqua e una tv al centro del giardinetto, su un catafalco, protetta da una specie di teca che si apre e si chiude alla bisogna. Dietro al mistero di questo
sipario ferroso si apre per la gente di qui una partita di calcio, mentre per me resta quello della sopravvivenza umana, dell’attaccamento alla vita, della morte per siccità di adulti e bambini. Resta la magia di un rubinetto che si rinnova ad ogni tocco e la sua ormai inavvertibile scontatezza.
A Yabello si suda senza bere.


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