Caselli: "Siamo una democrazia da Milan-Inter"
Scritto da Marcello Micheloni   
giovedì 11 febbraio 2010
Riflessioni sulla memoria storica italiana col sindaco di Sassuolo Luca Caselli

Luca Caselli, sindaco di Sassuolo
Luca Caselli, sindaco di Sassuolo
Egregio Caselli, proverei a fare una riflessione storica un po’ più ampia di quella quotidiana. Parto, comunque, dalle recenti iniziative di ricordo dei massacri delle foibe perché secondo me aiutano questa discussione. Che differenza percepisce tra le manifestazioni di ricordo di questi ultimi anni rispetto a quelle degli anni Novanta?
Ci sono stati grossi passi avanti. Prima era una novità per quasi tutti: c’era chi non aveva mai sentito parlare di questi massacri ma tantomeno dell’esodo degli istriani. Lo conoscevano solo i nostri nonni perché l’avevano vissuto vedendo questa gente arrivare. Oggi grazie anche alle stesse fiction della Rai e comunque grazie  al fatto che questo tipo di ricordo sia diventato una celebrazione nazionale, c’è più condivisione, ci sono meno polemiche politiche, più conoscenza anche nelle scuole.
Opinione mia: siamo ancora molto lontani dall’avere una condivisione di questo ricordo e non mi rivolgo solo ai negazionisti.  Vale per le foibe ma vale per tanto altro: c’è, in noi italiani, una difficoltà nel riuscire a ragionare liberamente fino in fondo; siamo intrappolati in categorie e meccanismi. Insomma: c’è troppa necessità di avere per forza o un eroe o un nemico.
Sì: un continuo Milan-Inter. O di qua o di là.
Esatto. Butto lì altri due esempi per sottolineare come sia un modo di fare tipico italiano che va ben oltre le foibe: il nucleare? Sono pochi quelli che provano a ragionarci sopra. O assolutamente sì, o assolutamente no. Lo stesso per il giornalismo: si sente quasi una necessità, da parte del lettore, di poter catalogare un certo giornalista come di destra o come di sinistra, come cattolico o come laico per poi andargli dietro sempre e comunque. Lontani dal libero pensiero.
Sono d’accordo. Ed è così perché l’Italia è una democrazia immatura e lo è, ormai, da troppi anni. Mi spiego: se vai in un paese che è sempre stato democratico, vedi gli Stati Uniti, se fondi il Partito Nazista o Comunista non c’è nemmeno bisogno di leggi per impedirtelo. Ti presenti alle elezioni, prendi due voti e ti fai ridere dietro. La Democrazia è data per scontata. L’Italia, invece, ha avuto prima il Fascismo, poi un forte Partito Comunista eccetera eccetera. In Italia gli estremismi sono stati a lungo il sale della nostra nazione. La nostra Repubblica è nata con l’articolo che vietava la ricostituzione del Partito Fascista. Bene. Cosa che all’epoca aveva un senso, ma nel 2010 penso che non ce l’abbia più, per fortuna. Ed è la stessa cosa del nucleare: o sì o no. Le Foibe? Anche qui: si va da chi dice che non sono esistite a quelli che lo considerano il più grande massacro mai esistito. A me quello che fa venire il vomito è la classica conta dei morti: c’è chi per il Giorno della Memoria continua a dire “gli ebrei dicono che sono stati uccisi in 13milioni, ma mentono, in realtà sono solo 7 di milioni”. “Solo” 7? Ma ci rendiamo conto? E per le Foibe c’è chi dice: “Parlano di 20mila morti, ma esagerano: erano 5mila”. Ma il discorso è che alla fine ne vale anche solo uno di morti per creare un’ingiustizia. E il risultato è che purtroppo ci ritroviamo qui con il 27 Gennaio (Giorno della Memoria della Shoah) che è più identificato come festa di sinistra e il 10 Febbraio (Giorno del ricordo dei massacri delle foibe) come festa di destra. In una democrazia matura si dovrebbe dire “festa nazionale”. Punto.
L’Italia nasce da una guerra civile: si sparavano addosso i cugini e i vicini di casa. Nelle guerre civili saltano fuori i peggiori sentimenti. Per fortuna la guerra in sé è finita, ma in un certo senso si è protratta fino a oggi passando attraverso altri eventi sanguinosi come gli Anni di Piombo.
Un conflitto rimasto latente e mai risolto fino in fondo.
E che tutt’oggi si è riacuito.
In particolare negli ultimi anni?
Non nel senso violento, ma nel senso che, per dire, o sei con Berlusconi e tutto quello che dice lui va bene, oppure sei contro e tutto quello che dice lui è un male, o magari sei in mezzo e ti va bene o male a seconda delle circostanze. Il dialogo politico nazionale è, purtroppo, il dialogo politico che c’è a Porta a porta: “Scemo, imbecille, si vergogni”. Che è lo stesso che c’è in Parlamento. E nel frattempo il paese è lì che aspetta delle riforme che nessuno fa… Lo stesso, poi, si riverbera a livello comunale: il portale che abbiamo messo davanti al Palazzo Ducale per le fiere? O bellissimo o bruttissimo. Nessuna via di mezzo. Manca la serenità giusta.  
La Democrazia è un’ideologia. Credo sia superficiale chi definisce ideologia solo Fascismo e Comunismo. Anche la Democrazia è un’ideologia, per cui vale la pena combattere, e che ha più bisogno delle altre di maturità di pensiero.
Più che un’ideologia è un sistema di governo. Diciamo che Comunismo e Fascismo sono antitetici alla Democrazia. Questo sì: sono ideologie che non possono essere applicate in un sistema democratico.
Esattamente: la Democrazia al suo interno ha delle regole che non prevedono che Comunismo e Fascismo si possano sviluppare.
L’immaturità però non credo sia tanto del popolo italiano, ma più di chi l’ha sempre governato.
Secondo lei, quindi, è soprattutto un problema della classe politica? Io credo che ci siano responsabilità anche di noi “ semplici” cittadini.
E’ soprattutto della classe politica e purtroppo di tutti i tempi. C’è una frase attribuita a Mussolini e ad altri: “Governare il popolo italiano non è difficile. E’ inutile”. Non è, secondo me, del tutto vero: il paese è stato sempre molto più ordinato ed equilibrato di quanto lo siano stati i suoi governanti. E per migliorare questa cosa, occorre che si muovano quelli in alto: dal basso ci credo poco.
Di certo c’è che banalizzare il presente, ragionando appunto da tifosi, rende difficile avere una memoria storica matura.
Io spero che i nostri figli avranno la maturità di celebrare le cose per quello che sono. Il 25 Aprile, ad esempio, è ancora una festa contestatissima: qualcuno dice “ricordiamo tutti i morti”, qualcun altro dice “ricordiamo solo certi morti”… Io dico: c’è stata una guerra, da questa guerra è nata la nostra Repubblica. Ricordiamo principalmente questo. Cominciamo col ricordare che è finita una guerra che non ci deve più essere dalle cui ceneri è nato il nostro paese. Sono morte tante persone. Parte sbagliata? Parte giusta? Io penso che le brave persone siano da tutte le parti così come i banditi. Poi è vero che c’era una parte che diceva “andiamo verso un nuovo sistema democratico”, ma c’erano anche quelli che combattevano per andare verso un nuovo totalitarismo… E’ una realtà che è molto complessa. Per superare queste difficoltà che rischiano di farci perdere, si cerchi un concetto condiviso, che è la nascita della Repubblica italiana. Poi il paradosso è che noi siamo ancora qui a parlare di fascisti e partigiani mentre i nostri figli non sanno nemmeno collocare quegli eventi cronologicamente…
Voglio specificare un passaggio:  non vedo niente di male nel fatto in sé di avere un eroe, un riferimento. Ma come non c’è niente di male nel fatto in sé di avere un nemico; così come di combattere per un’idea. Anzi, stiamo parlando di cose altissime. Il problema non è l’avere un eroe: il problema è il modo in cui lo si ha. Spesso noi italiani lo abbiamo senza coscienza critica. E’ una modalità pigra.
L’eroe può essere un esempio e l’esempio può migliorarti. Può svegliare la parte migliore di te. Purtroppo, però, a volte gli eroi ci vengono quasi imposti, così come i farabutti. Ma la realtà spesso sta nel mezzo.
Una provocazione sull’utilizzo della parola “martire”: non crede che si utilizzi un po’ troppo spesso? Un paradosso: se adesso lei si alzasse e mi sparasse un colpo di pistola in mezzo agli occhi, io sono sicuro che ci sarebbe qualcuno che scriverebbe di me come martire della libertà di stampa. In realtà non sono altro che una persona che sta facendo delle domande. Anche la scelta delle parole può essere indicativa di quanto ci sia bisogno di cercare riferimenti.
Di solito con la parola martiri, come è capitato per i campi di sterminio e per le foibe, si fa riferimento a un grande numero di persone. Quando ci si riferisce a situazioni di sterminio di massa, non puoi fare distinzioni tra i singoli e devi ragionare per macrotemi. Ci si riferisce al contesto, credo sia parola legittima. Se serve a dare consapevolezza di quello che è accaduto, che la si usi. Il problema è che purtroppo al giorno d’oggi non si commuove più nessuno. Magari ci si commuove per un film ma non per cose più importanti. L’altro giorno quando ho commemorato via Martiri delle Foibe mi sono commosso e riconosco di averlo fatto anche per motivi più politici ed egoistici di quello che forse avrebbe dovuto essere: mi sono commosso pensando a quella gente che da cinquant’anni aspettava quella via. Che è sempre un discorso da “Milan-Inter”, lo so, che però è un Milan-Inter visto da una parte di una tifoseria che ha subito un ostracismo culturale ignobile. C’è gente che è morta prima di vedere una via Martiri delle Foibe a Sassuolo. Stavamo facendo una cosa politicamante importante. Così come se ne possono fare tante altre: ad esempio, per la Resistenza, in accordo con l’Anpi, probabilmente il 25 Aprile faremo un evento per ricordare un ospedale e un medico sassolese che eroicamente curava i partigiani sulle montagne qui attorno.
Eroi e nemici: una considerazione sulle ultime vicende di politica sassolese ma che valgono anche per quella nazionale. Nel confronto con Pattuzzi, lei aveva supporters che la vedevano come un leader; il candidato della sinistra, invece, aveva “solo” simpatizzanti, che magari focalizzavano le loro energie più nell’antipatia verso di lei che nel sostegno a Pattuzzi. Insomma: anche qui, o eroi o nemici.
In questi giorni mi capita di guardare i cartelloni elettorali per la Regione: da una parte quelli della destra, tutti incravattati, seri, sulla sicurezza. Dall’altra quelli della sinistra, col maglione, alternativi. Non c’è mai la via di mezzo, sempre un’esagerazione da una parte e dall’altra. Troviamo una via di mezzo: io non mi sento un leader, non penso di poter risolvere i problemi con la bacchetta magica. Ma penso che si stia esagerando anche nell’iconografia a me contraria che mi dà del fascista, che mi descrive come uno che nega i diritti fondamentali: è vero che ci sono cose che vengono affrontate con una certa decisione, ma è anche vero che non ho mai negato il dialogo con nessuno. Solo per dire, ho ancora una trattativa aperta con duecento islamici per il luogo di culto, ho parlato due volte con il Fassbinder ma non c’erano soluzioni che gli andassero bene se non l’autogestione. Insomma, chi mi dà del Pinochet esagera proprio. E questa è la propaganda avversaria. E dall’altra parte c’è la propaganda di alcuni della mia parte che mi descrivono come l’uomo dei miracoli: non è proprio così, anche qui occorre equilibrio…
Percepisce attorno a lei un certo numero di persone che le direbbe di sì anche davanti a una proposta chiaramente strampalata? Da fuori un pochino io l’ho percepito, anche in campagna elettorale.
Purtroppo è sempre il clima da Milan-inter. Finché ci sarà questo, non ci sarà mai una via di mezzo. Si crea questa cerchia di persone che mi difende anche per reazione agli attacchi degli altri. Ma ho anche delle persone che per fortuna ogni giorno mi dicono, come si facevano a Roma, metaforicamente “ricordati che devi morire” (il “memento mori” latino, con cui si ammoniva i trionfatori di rimembrare di essere pur sempre uomini, ndr). Credo che ci vorrebbe qualcuno che dica “ricordati che devi morire” anche ai politici nazionali. Ma anche agli amministratori di condominio: siamo un paese dove tutti siamo presidenti di qualcosa, un centro di potere. Questa può essere un’energia positiva, ma spesso si rivela essere un’energia negativa.



Commenti
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Cinesinho  - sempre fallo è   |2010-02-12 12:52:29
Il football è morto.
nicola  - Il Bertolo   |2010-02-12 18:15:08
Tipo il Bertolaso: eroe o nemico?
Paolo  - stop   |2010-02-15 08:52:19
Caselli, smettila di fare il democratico se poi chiudi la moschea cercando tutte
le scuse tecniche del mondo...
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