La Bargnite
Scritto da Marcello Micheloni   
martedì 02 febbraio 2010

AndreaOre 2.47. L’insonnia, quella vera, è una carogna. Che scopertona da Pulitzer, eh? Puoi contare tutte le pecore che vuoi, puoi provare a farle entrare nel recinto o addirittura farti belare una ninna nanna, ma niente: l’insonnia, degli ovini, se ne frega. E se ne frega anche del fatto che tu il giorno dopo debba colazionare non più tardi delle 7. Il fatto è, checché ne dica il suo nome, che l’insonnia di per sé dorme benissimo.  Serena come un putto.

Credo che anche quella dei giornalisti sportivi sia una categoria che dorma benissimo, almeno a giudicare dai pochi problemi che si fanno, generalmente, a prendere di mira l’atleta del caso. Arrivo al punto prima che mi venga sonno (incredibilmente) proprio adesso:  Andrea Bargnani, in questi tre anni e mezzo di NBA, è stato spesso l’atleta del caso, quello nel mirino della critica, sia in Italia che aldilà dell’oceano.  E mica con tutti i torti: il ragazzone romano è parso più volte colpito da una strana sindrome prontamente definita Bargnite dai migliori dizionari della notte (ovvero quei testi fatti di pensieri, tra sogno e realtà, che sfogli ad occhi aperti nel buio abbandonando un attimo il gregge delle pecorelle a se stesso, che tanto di muoversi non ci pensano proprio...). La Bargnite: “Apparente scarsa propensione alla battaglia, alla passione, al miglioramento”. Eh. Sarà la concentrazione che cala causa il poco sonno ma avevo sottovalutato l’aggettivo apparente. Che in realtà è decisivo. La riprova? Da qualche mese a questa parte è tutt’altra cosa:  Andrea è un fattore, migliora di giorno in giorno, incide in una maniera su cui nessuno avrebbe scommesso troppo. Nessuno, probabilmente, a parte lui. E d'altronde nessuno, sugli immaginari e sconfinati dizionari della notte, si era avventurato in definizioni diverse. In fondo la Bargnite potrebbe essere nient’altro che una pietra che col tempo si sgrezza e dà il meglio di sé. Basta solo lasciarla maturare. Oppure: la Bargnite? E’ una forma di pazienza, altroché pigrizia. La pazienza di continuare a lavorare duro facendosi pochi problemi, in modo da non crearsene di ulteriori e dormire, indi, bene la notte. E la sensazione è quella che anche se, più volte, ancora gli capita di difendere male o perdere qualche rimbalzo di troppo, Andrea cerchi di lavorci sopra con consapevolezza.

Alla faccia di quelli che – sentìti con le mie orecchie nelle notti bianche – l’hanno paragonato a una pecora. Ora è tutt’altro, è quasi quello che ti riprometti di essere ogni giorno: costante, tenace, tranquillo.  Solo che a te non riesce sempre e le volte “no”, magari, a differenza sua, ci pensi troppo e non dormi. E allora approfitti che in America si giochi quando qui le ore sono piccole e guardi Andrea. Sarà l’effetto della Bargnite e la sonno (magicamente, s’intende) arriva proprio alla fine della gara. Pecore comprese: impossibile provare a farle entrare nel recinto prima dell’ultimo quarto. Bastava aspettare con pazienza: in fondo anche loro avevano solo voglia di vedere la partita.



Commenti
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Vinz 80  - può fare ancora molto   |2010-02-03 03:00:22
Ciao, sì sta migliorando molto ma ha ancora margini di migliramente in
prospettiva. Qualche rimbalzo i più lo deve pigliare...

Speriamo ci metta lo
stesso impegno con la Nazionale! ciao
Checco  - Preparatore fisico   |2010-02-03 08:15:14
...e se si leggesse il nome del preparatore fisico dei Toronto Raptors da Agoto
2009,ovvero Francesco Cuzzolin,
tutti gli arcani sarebbero spiegati...
e
conoscendolo... vedrete il seguito!
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