Elia Billoni e Dino Fumaretto. Un'intervista doppia, o quasi |
Scritto da Diego Fontana | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
sabato 30 gennaio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ciao Elia. Diciamo subito, per chi ancora non ti conoscesse, che tu sei l’interprete ufficiale del maestro Dino Fumaretto. Come laconicamente riporti nel tuo sito, Fumaretto scrive, tu canti. Non ti nego che in questa occasione mi sarebbe piaciuto molto poter conversare con entrambi: l’interprete Elia Billoni, e l’autore Dino Fumaretto. Ma per quanto mi sia sforzato, non sono proprio riuscito a rintracciare alcun suo recapito, né contatto. Raccontaci qualcosa di questo affascinante maestro, di questo Godot che mai appare e mai si svela. Hai toccato un punto dolente: Fumaretto è letteralmente sparito da più di un mese. Ho dovuto registrare in SIAE le sue canzoni a nome mio, perché il disco nuovo esce a marzo… comunque quando ritorna sistemiamo tutto. Ritorna di sicuro. Ho avuto la fortuna di sentirti suonare più volte dal vivo. E ogni volta riesci a stupirmi. Il tuo show va molto al di là dello schema “voce più tastiera”: vive d’improvvisazione, sconfina nella performance, sfiora quasi il cabaret. Come sei arrivato a questa formula? Il primo spettacolo che ho fatto, anni e anni fa, era programmaticamente un miscuglio di cose: monologhi, filmati, atti gratuiti e qualche canzone: non avevo ancora scelto una direzione, solo successivamente ho preso la via della musica. Poi penso a queste parole pompose: “la via della musica”… e non ci posso credere, non sono Frank Sinatra, così spesso mi lascio andare; ciò che tu gentilmente definisci “sconfinamento nella performance” io la chiamo “pagliacciata”. Se sono arrivato a questo è perché non mi ritengo seriamente un artista. I tuoi testi... ehm… i testi di Dino Fumaretto sono spesso carichi di sofferenza e di atmosfere cupe, depressive. A volte sono cinici, per non dire feroci. Eppure riescono sempre a essere incredibilmente ironici e brillanti. Saper far sorridere parlando di cose serie non è cosa da tutti. Cosa ci dici a riguardo? Secondo me non è poi così difficile far sorridere parlando di cose serie. Basterebbe solo domandarsi, mentre si scrive qualcosa di drammatico: me lo posso permettere? Sono forse Ingmar Bergman o Dostoevskij? Se la risposta è NO uno potrebbe pensare di essere divertente, e allora deve domandarsi: sono Woody Allen? Se la risposta è NO, non rimane altro da fare che fermarsi un momento a riflettere e approdare ad una nuova consapevolezza: non sono Woody Allen, d’accordo, ma non sono nemmeno Oreste Lionello! E così sto bene attento a non fare della comicità troppo “elevata”, non potendomela permettere, e al tempo stesso sto bene attento a non cadere nello svaccamento. E’ un buon punto d’equilibrio per gente con poco talento come me. "Sigarette" del maestro Dino Fumaretto,
interpretata da Elia Billoni
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