Il ritmo religioso |
Scritto da Enrico Vannucci | |||||||
sabato 19 dicembre 2009 | |||||||
TEATRO CARANI (SASSUOLO) - 18 - 12 - 2009. Anche quest’anno durante il periodo delle festività natalizie il Teatro Carani ha riproposto in cartellone uno spettacolo di gospel. Il 18 Dicembre sul palco della maggiore arena cittadina si è esibito Nate Brown, musicista e cantante diplomatosi presso il Duke Ellington College of Music, accompagnato da un coro formato da nove elementi, noto come One Voice, e da tre strumentisti rispettivamente impegnati con tastiere, batteria e basso. Il repertorio dell’ensemble, durato poco più di un’ora, e comprensivo del bis richiesto a gran voce dal pubblico lì presente, si è concentrato per la maggiore su canzoni dalla tematica religiosa – come tutti sanno i gospel sono usati da alcune confessioni protestanti proprio durante le funzioni – veri e propri inni al Signore e a Gesù Cristo caratterizzati da un ritmo avvincente e accattivante che si discostano in maniera del tutto evidente dalle cadenze noiose e melanconiche delle canzonette che si odono ogni domenica nella maggioranza delle chiese cattoliche e che pretendono di essere considerate musica da cerimonia religiosa. Oltreoceano vi è una lunga tradizione di canti sacri che – a differenza di quella, ancor più lunga, di matrice europea – si è mescolata assai fruttuosamente con i ritmi di certa musica popolare: si pensi non solo al gospel ma anche a quelle ballate country dotate di testi che privati dell’accompagnamento musicale possono essere considerati a tutti gli effetti delle vere e proprie preghiere. Un esempio, forse uno dei più noti, è la larga produzione di dischi a tema religioso edita da Johnny Cash durante tutta la sua carriera. Il gospel è probabilmente solo il genere più noto giunto fino a noi. Sebbene il concerto non sia stato simile a quella famosa scena del film di John Landis, Blues Brothers, nella quale James Brown impersona il pastore, chi scrive deve annotare come Nate Brown abbia sempre cercato la partecipazione del pubblico, invogliandolo a cantare e a muoversi durante i pezzi più facilmente coinvolgenti. Se dapprima la platea si è rivelata un po’ titubante e impaurita, a parte un gruppeto di supporters presenti in galleria, con il passare dei minuti, aiutati anche dalla musica, gli spettatori si sono sciolti e fatti contaminare dall’atmosfera di gioia e felicità che si era venuta a creare. Probabilmente la barriera linguistica da parte di una grossa fetta degli spettatori – Brown parlava unicamente inglese – la poca conoscenza delle canzoni cantate e forse, ancora di più, la poca predisposizione alla partecipazione attiva allo spettacolo da parte dell’audience, coinvolgimento che questo genere di opere richiede e che culturalmente e abitudinariamente lo spettatore nostrano non è consono fornire essendo stato educato a mantenere una distanza tra sé e il palcoscenico, tra sé e l’artista, hanno condizionato la pienissima riuscita dello spettacolo che nonostante queste insuperabili barriere si è rivelato però molto azzeccato e di successo. Oltre alle già citate canzoni da funzione religiosa, Nate Brown & One Voice si sono esibiti in pezzi di fama mondiale, più noti anche per la gente d’oltreoceano, come When the Saints go marching in, canzone sì gospel ma resa famosa più dalle sue versioni jazzistiche che da quella di origine, e Oh Happy Day, che in Italia è considerata uno dei più noti canti di Natale – a causa di una conosciutissima pubblicità di qualche anno fa in onda proprio nel periodo delle feste – nonostante il testo faccia chiaro riferimento alla Pasqua. Chi scrive non solo si è divertito ma ha recepito come tutto il pubblico presente – poco più di un centinaio di persone, un buon numero visto il genere di spettacolo, forse un po’ scarno vista la grandezza del luogo dell’esibizione – abbia apprezzato allo stesso modo. Per questo motivo si spera che anche nella prossima stagione teatrale il Carani riproponga in calendario una serata come quella vissuta il 18 Dicembre, baciata anche da un’abbondante nevicata che ha reso tutta l’atmosfera ancor più natalizia.
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