Sherlock non è Sherlock e Watson non è Watson. Guy Ritchie ha costruito un film piacevole, ma del caro vecchio Sherlock Holmes che con la pipa in bocca dice “elementare Watson” non ce n’è la benché minima traccia. Ma non è poi tanto grave. Bastava vedere il trailer per capire che questa pellicola non avrebbe mai seguito lo stile degli altri Holmes della storia. Non ce lo immagineremmo mai lottare per scommessa, offendere e far piangere una donna e ubriaco narcotizzare un cane per fare esperimenti. No Sherlock decisamente non è Sherlock. In fondo non si va a vedere un film di questo tipo aspettandosi un capolavoro che faccia riflettere e trasporti fedelmente le atmosfere descritte da Conan Doyle. Una pellicola del genere la si va a vedere per divertirsi, aspettandosi due ore di colpi di scena, ritmi veloci, battute pungenti e un po’ di scazzottate. E le aspettative vengono rispettate in pieno.

 

Cinque donne sono state uccise da un perfido assassino che gioca con la magia nera. Arrestato dal nostro eroe viene condannato a morte. Il suo ultimo desiderio sarà di poter parlare con Holmes per comunicargli che sarebbe risorto e avrebbe ucciso altre tre persone per poter portare a compimento un volere più alto. Se a questo si aggiunge una bella e pericolosa figura femminile che ha rubato il cuore di Holmes e una setta religiosa infiltrata a tutti i livelli del governo inglese la miscela si presenta potenzialmente esplosiva e spettacolare. Le avventure dei due intrepidi eroi si svolgono in una Londra  cupa e molto suggestiva, piena di cantieri, in pieno sviluppo industriale  e sono accompagnate da una bella colonna sonora incalzante senza essere invasiva.

 

Sherlock Holmes è un film divertente e spettacolare. Non è fedele, è una specie di parodia dell’originale, e non ha nessuna pretesa di trasmettere una morale, ma va benissimo così. Il cinema può tranquillamente essere solo spettacolo e non ambire a null’altro. Ovviamente basta che lo spettacolo funzioni, basta che il gioco regga e che una volta finito il film le aspettative del pubblico siano state rispettate. Guy Ritchie ci è riuscito molto bene e non c’è nulla che gli si possa obiettare. Che senso avrebbe dire che il film è brutto perché non è fedele e eccessivamente spettacolare?  Che senso avrebbe dire che il film è poco interessante perché non aggiunge nulla, perché non ti da una nuova visione del mondo o non ti insegna niente di nuovo? È vero, sono critiche che si potrebbero porre a una pellicola di questo genere, ma perché mai dovremmo farlo? Ci sono film fatti per essere studiati e approfonditi, fatti per raccontare qualcosa di profondo  - e certamente più intellettualmente stimolanti di questo – ma ci sono pure film fatti solo per divertire e per fare incasso e che sono esplicitamente proposti allo spettatore come tali. E non c’è nulla di male a andare al cinema a vederli. È giusto divertirsi. Quindi perché dovremmo osservare un film come questo secondo dei parametri che non gli si addicono? Se la volontà della produzione fosse stata quella di realizzare un adattamento serio allora si sarebbero potute muovere questo tipo di critiche, ma, nel momento in cui la volontà era costruire spettacolo e ci sono riusciti, non si può far altro che constatare che: questo Sherlock Holmes è un film piacevole, divertente e spettacolare.  

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