Ozu 2008: premi e motivazioni
Scritto da Marcello Micheloni   
mercoledì 29 ottobre 2008

Qualità altissima dei partecipanti, buon successo di pubblico. E appuntamento, scontato, per l'anno prossimo. Si potrebbe riassumere così l'edizione 2008 dello "Yasujiro Ozu - Short Film Festival", la grande kermesse intrnazionale dei "piccoli" film, appuntamento fisso sassolese da 16 anni grazie al Circolo Culturale Fahrenheit 451.

Ecco i vincitori e le motivazioni...

 

MIGLIOR FILM

Endsieg - Everything changes in one shot

di Niccolò Castelli & Daniel Casparis (Zurigo, Svizzera)

ImagePreciso e perfetto in ogni meccanismo come un orologio svizzero. Non a caso proviene da Zurigo…
Endsieg: la “vittoria finale” ricercata dai nazisti e agognata dal Fuhrer, con tutta la sua assurdità ma allo stesso tempo con i punti di vista di chi ne aveva fatto un credo. Il film ne fa metafora, “rappresentandola” nello splendido piano sequenza che fa da spina dorsale al cortometraggio. Un’inquadratura unica e senza stacchi, come la vittoria che avrebbero sognato i tedeschi.
E non è tutto qui: il “corto” è parso inattaccabile sotto altri punti di vista: dalla sceneggiatura ai costumi, al montaggio, alla colonna sonora, alla fotografia, alla ricerca storica, all'impegno civile. Fino all’interpretazione degli attori, davvero di altissimo livello.
Un concentrato di Cinema con la C maiuscola che ci ricorda come si possa giocare con i mezzi che la settima arte mette a disposizione. Il sottotitolo Everything changes in one shot è ovviamente un doppiosenso: "shot" in inglese significa sia "sparo" che "inquadratura". "Tutto cambia con uno sparo", quindi, e allo stesso tempo "tutto cambia in un'inquadratura", da intendersi come il piano sequenza disposto dal regista.
Complimenti.



MIGLIORE REGIA

Las mofas màgicas

di Daniel Rebner (Madrid, Spagna)


Perché è curato tutto con classe, fin dai titoli di testa. Perché lavorare con i bambini è spesso un punto interrogativo, ma qui lo si fa più che bene. Perché il tema affrontato dal film è, purtroppo, sempre più attuale. Perché l’abilità puramente tecnica degli operatori è notevole. Perché la scena del “tango” è sicuramente una delle migliori viste in questa edizione del Festival.
Ma soprattutto perché si gioca col ritmo del racconto, sia da un punto di vista filmico che emotivo.
Dolce, amaro, truce, melodrammatico, musicale. Come se lo stesso regista avesse un paio di “occhiali magici” adatti a cambiare la pellicola a seconda delle esigenze. Vi pare poco?



MIGLIOR SCENEGGIATURA

Made in Japan

di Ciro Altabàs (Madrid, Spagna)

Saremo sinceri: la voglia di premiare questo film nasce dall’invidia che proviamo verso la capacità del protagonista di accampare scuse con la sua ragazza. Ci piacerebbe avere la stessa fantasia, la stessa prontezza di spirito e la stessa (clamorosa) faccia da schiaffi…
Invidie a parte, il premio per la “migliore sceneggiatura” va a Made in Japan  perché è semplicemente un vulcano di idee, dove anche il gesto più banale viene portato alle estreme conseguenze, con ironia ed uno spiccato gusto per il nonsense.
E il film usa lo stesso giochetto della “grande bugia” anche con il pubblico, trasformando in “realtà” spezzoni di vita quotidiana raccolti ad hoc durante un vero viaggio a Tokio…
Detto per inciso: dopo una serie di invenzioni del genere, se fossimo nella ragazza, noi il moroso lo perdoneremmo alla grande.



MIGLIOR MONTAGGIO e MIGLIORE COLONNA SONORA

La giornata di Eva

di Clara Salgado (Pordenone, Italia- Ecuador)

 
Anche quest'anno la qualità dei 'corti' in concorso è stata altissimaCaso assai raro all’Ozu Film Festival, si è scelto di dare questi due premi in accoppiata per le seguenti motivazioni. Il montaggio video al pari del montaggio del suono e della relativa colonna sonora, sottolineano alla perfezione gli stati d'animo della protagonista, fondendosi in un unicum nel quale riesce difficile distinguere di chi sia il merito maggiore: se del montatore, che ha saputo adattare la colonna sonora (e l'audio ambiente) alle esigenze del cortometraggio, o piuttosto del compositore delle musiche originali che ha saputo integrare e ampliare le emozioni con le proprie note.
Nel corto non si pronuncia quasi una parola, ma lo splendido lavoro di concerto dei due suddetti non ne fa sentire la mancanza.



PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

Qualcosa di mai visto

di Astutillo Smeriglia (Firenze, Italia)


Che dire... In poco più di 5 minuti si concentrano risate (in sala e sullo schermo), critica sociale, fantascienza, attualità. E scoregge. O meglio: quelle che noi chiamiamo scoregge, ma che per qualcun altro diventano quello che noi chiamiamo "linguaggio", con tutte le accezioni che la parola comporta. Vedere (o meglio, ascoltare) per credere. L'ironia mai volgare, la leggerezza e la qualità (apparentemente semplice) del disegno e dell'animazione sono paragonabili al miglior Bruno Bozzetto.
Qualcosa di mai visto gioca sul significato delle cose già dal suo stesso titolo. In realtà, più che proporci “qualcosa di mai visto”, cita di continuo: cita i film classici e gli stereotipi dell’immaginario fantascientifico; cita le icone pop e trash del nostro caro pianeta Terra. Ma lo fa con classe e intelligenza, a dimostrazione che per fortuna conta più il “come” si sviluppa un’idea più che il cosa si propone.
Consiglio: fate il possibile per riuscire a leggere almeno una parte dei titoli di testa e di coda. Ne vale la pena.
Ultimo ma non ultimo: il doppiaggio è praticamente perfetto.

 

In occasione dell'Ozu 2008, abbiamo scambiato qualche opinione con David Riondino per riflettere sul ruolo del cortometraggio. Per leggere l'intervista a Riondino clicca qui

 

La locandina 2008 è opera di Dagoberto Brasile
La locandina 2008 è opera di Dagoberto Brasile
 



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