Il diciottesimo compleanno
Scritto da Petra Bertoli   
venerdì 30 settembre 2005

7/10/2002 MANCHI TU
7/11/2002 è IL MIO DICIOTTESIMO COMPLEANNO.A TE

 

Aveva un viso pallido e silenzioso.
Mani sottili maneggiavano la solita sigaretta. Una,un'altra,un'altra ancora. Spenta al suolo con forza era salita sulla metropolitana. Affolata,caotica sudata. Quello era l'inizio di ogni sua giornata:un inferno di cui non avrebbe potuto fare a meno.
E' strano come ci si possa abituare di cose insopportabili e di come queste diventini segni distintivi e necessari della nostra vita. Come una brutta canzone che non riusciamo a smettere di cantare.
La prima fermata,la seconda,la terza.
A volte avrebbe voluto non finissero mai per non dover scendere da quel dannato metrò.

Verso l'ufficio.In bar. Il caffè,il dolcificante.Le paranoie sulla linea sono il pane quotidiano di qualsiasi donna,ad ogni età,anche se talvolta le trovava inutili. Tanto magra o grassa,quella goffa figura riflessa nello specchio non le sarebbe piaciuta comunque.
La sigaretta.Obbligo dopo il caffè. Ma perchè proprio un caffè? Perchè non un cappucino per una volta? Magari anche una brioche,poi avrebbe saltato il pranzo,dov'era il problema?
Una tazza scivolò dalle mani del cameriere,i frammenti si sparsero ovunque,fino ai suoi piedi. Quegli strani pensieri se ne andarano in fumo.
L'ufficio non aspettava;le colleghe fresche di parrucchiere e shopping erano pronte a riprenderla.

Seduta davanti al computer trascriveva in enormi tabelle dati e numeri.Cosi vuoti,freddi,privi di senso. Infondo li adorava. Erano i migliori amici che potesse desiderare.Chiedevano solo di essere ordinati nei loro spazi,poi se ne stavano li,incolonnati nei loro schemi,ed erano talmente felici che le sorridevano compiaciuti dicendo "Grazie!". Non volevano niente di più,non la sfioravano nemmeno.Lei era tutto ciò di cui avevano bisogno.

Non aveva un vero compagno dai primi anni del liceo.
Non era un problema avere un rapporto ogni tanto.Non vi aveva mai rinunciato,quando capitava si divertiva anche,ma non sopportava l'idea che qualcuno si svegliasse accanto a lei,vicino al suo corpo.
Le strade sono tante e spesso s'incontrano,ma proprio non capiva perchè le persone volessero unirle a tutti i costi. Cosa speravano di trovare? Si sarebbero abituati tutti al loro compagno\a,dopo qualche anno non l'avrebbero più neanche visto. Sarebbero diventati due estranei che si scontravano ogni tanto maledicendo il giorno in cui avevano deciso di condividere insiene le loro vite e rimpiangendo i giorni in cui potevano essere felici,vivere.
Igenui.Abbiamo bisogno di credere alle favole.

Le luci dell'ufficio iniziarono a spegnersi.Tornò a casa, e si addormentò prestissimo come da anni non le capitava più.
Il mattino dopo il suo risveglio fu strano.Aveva fatto sogni angoscianti per tutta la notte ed era convinta che si sarebbe svegliata in uno dei soliti mattini grigi di quell'odisa città;invece la luce del sole limpida e rincuorante filtrava della persiane e illuminava le coperta fecendola sentire leggera e riempendo la stanza di eterei colori.
Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente,si riempì di quel risveglio e andò a prepararsi.

Il suo vecchio cappotto di panno marrone svolazzava per la corsa.
All'incrocio un insolita folla si accalcava vicino al marciapiede. Gemiti di stupore,accusa,paura.
Un ragazzo era steso sulla strada,il sangue gli colava dalle tempie.
La madre arrivata da poco sul posto,aveva gli occhi sbarrati,terrorizzati,che fuggivano lontano.
Sconvolta,piegata sul corpo balbettava: "Amore hai visto che bella giornata per il tuo diciottesimo compleanno?.....dai alzati vatti a prepare,stasera puoi far tardi quanto vuoi...ormai sei grande...lo diciamo domani a papà del motorino....auguri amore..."
Un uomo elegante ed impettito discuteva con un agente "Insomma lei capisce,ma si....ero di fretta...ma il lavoro...mi dispiace....ma sa i ragazzi....è sbucato all'improvviso......non aveva neanche il casco mi ha superato insomma i ragazzi...."
"Auguri amore...ormai sei grande...ormai".
La folla si era dileguata,avevano tutti fretta e ormai la loro curiosità era stata soddisfatta.
"Signora si sposti per favore"

Un lenzuolo bianco.

Lei era ferma immobile,era in ritardo,ma non le importava.
Dove correvano tutti? Verso quale maledetta vita dovaveno affrettarsi? Lei non aveva una vita,occupava un posto inutile in questo mondo, non facendo nulla nè per sè nè per gli altri.
Quel ragazzo aveva aspettato il suo diciottesimo compleanno per festeggiare con gli amici,bere un po',di più senza doversi giustificare con i suoi perchè "ormai era grande" e magari conoscere una bella ragazza con cui fare l'amore con gusto,proprio quella sera, per la sua festa.

Ma ora stava li sdraiato. Se l'erano portato via. Avevano preso lui,lasciando lei che contava quanto uno scarafaggio.

Gli occhi le si riempirono di lacrime. Da quanto tempo non piangeva? Da quanto non provava qualcosa per davvero?
Il poco trucco che aveva sul viso si sciolse come una maschera di cera indossata per troppo tempo. Pianse convulsamente per interi minuti. Poi camminò,ma non verso il metrò,nè tantomeno in direzione dell'ufficio. Camminò e basta,facendo lunghi passi e respiri profondi,finchè non vide un bar e vi entrò. Non era il posto più bello in cui fosse stata,ma tutto sommato "sapeva di buono". Con lo sguardo ancora gonfio guardò il cameriere ed ordinò un cappucino ed un croissant alla crema.
Si sedette e sorrise,quasi rise così,da sola,come una pazza,con gli occhi ancora lucudi.
Vide un telefono. Pescò dalla tasca qualche moneta e telefonò in ufficio dicendo che per una settimana serebbe sicuramente mancata,ma che in realtà non era sicura che si sarebbe mai ripresa...

 

BIOGRAFIA AUTORE 
Petra Bertoli è nata il 7/11/1984. Dice di sè: "Ho frequentato il liceo scientifico formiggini ed attualmente sono iscritta al secondo anno di psicologia all'università di Parma. Avendo partecipato ad un iniziativa scolastica un altro mio racconto è stato precedentemante pubblicato on line."