Scritto da Francesco Martignoni
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mercoledì 11 giugno 2008 |
Centinaia di illustri gentiluomini stanno frodando il fisco italiano. Dopo la bufera passata sulla testa di Valentino Rossi, reo di aver rubato un centinaio di milioni, si è parlato recentemente di alcuni politici ed industriali che hanno fregato e portato in Liechtestein tanti di quei soldi da poter riassestare il sistema sanitario pubblico. Tra i poveretti che invece si fanno rincorrere dalla guardia di finanza per mezzo milione di euro, deportati a Montecarlo, ci sono Ricky Tognazzi, Ennio Morricone e Riccardo Cocciante.
Diavolo, ma allora la giustizia funziona! Li troviamo quei bastardi, e
pagheranno quello che devono allo Stato e ai cittadini. E invece no.
Perché la quasi totalità dei grandi ladri di quest’epoca – che, anche
se con modalità differenti da quelle adottate da Clooney, ci fregano
cifre alla ocean’s eleven – anche se vengono pizzicati sono costretti a
pagare comunque meno di ciò che devono. Per evitare lunghe procedure
legali la giustizia propone loro di sborsare solo una percentuale di
ciò che realmente dovrebbero al fisco. Una proposta che non si può
rifiutare. Ma allora la suspance dove sta? Io rubo: se non vengo
beccato guadagno 100, se invece mi controllano porto comunque a casa
dalle vostre tasche almeo 50. Così facendo si strappa tutto il
romanticismo che ha da sempre avvolto la figura del ladro gentilmuomo.
Se la Pantera Rosa o Lupin fossero stati acciuffati… apriti cielo!
Tutto requisito e cent’ anni di galera. Si potrebbe rimettere un po’ di
pepe, si potrebbe far in modo che il ladro rischi qualcosa di suo:
così, tanto per riaccendere un po’ la dovuta passione che richiederebbe
questo vecchio mestiere.
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