Intervista a Luciano Lutring, l’ex ladro gentiluomo, protagonista di anni di scorribande e galera. E’ passato di recente per Sassuolo…
Luciano Lutring, l’ex “solista del mitra” ha fatto tappa per la prima
volta a Sassuolo. E non per rapinare banche né pelliccerie o
gioiellerie ma per incontrare i sassolesi. Luciano Lutring ha
presentato nei giorni scorsi il suo ultimo libro "L'amore che uccide",
evento nato dalla collaborazione de Il Sassolino, l'associazione
artistica In-arte e con il patrocinio del comune di Sassuolo. Luciano
Lutring, il bandito più ricercato d’Italia negli anni ’60, ha vissuto
pienamente gli anni di piombo essendo stato l’artefice di centinaia di
rapine, soprattutto nel nord Italia. I giornalisti di cronaca nera di
quel periodo lo soprannominarono il “solista del mitra”, perché nella
custodia di un violino nascondeva un vecchio mitra, mai usato per
sparare, ma solo per minacciare. Per tanti era il “ladro e gentiluomo”
perché a volte, dopo la rapina, si allontanava lasciando un mazzo di
fiori alla commessa spaventata per poi tornare a casa e donare il
malloppo alla donna che amava.
La sua è stata una vita vissuta pericolosamente, è proprio il caso di
dire. Le sue rapine ai danni di banche, gioiellerie e portavalori lo
portarono alla latitanza per sette anni prima di essere catturato in
Francia dopo uno scontro a fuoco con la polizia che gli costò quasi la
vita e poi la detenzione a Parigi e a Brescia.
Luciano Lutring con le artiste dell'associazione In-Arte: da sinistra Tina De Falco, M.Letizia Roggiani e M.Clotilde Schenetti assieme al giallista Andrea Villani. Il gruppo mostra l'opera d'arte realizzata dagli artisti con il pubblico (foto Marco Mazzacani)
Due volte graziato per meriti artistici sia in Francia che in Italia,
dai rispettivi presidenti della Repubblica, Pompidou e Leone, Lutring è
oggi un uomo diverso, una persona che ha ammesso e pagato il conto
salato dei propri errori: una condanna a 42 anni, dodici dei quali
trascorsi in carcere. Oggi si dedica all’arte e alla letteratura.
Lutring ha scritto diversi libri ispirati alla sua vita: Come due gocce
d’acqua, Una vita da dimenticare, Catene spezzate. Da questi ultimi
sono stati tratti due film. Anche dall’ultimo libro L’amore che uccide
sono stati acquistati i diritti cinematografici per la realizzazione di
un film che avrà tra i protagonisti l’attore Gerard Depardieu. Luciano Lutring, lei oggi è scrittore e pittore. Ma in gioventù
sembra aver calcato le orme di un personaggio leggendario come Arsenio
Lupin.
Tutta la mia giovinezza l’ho trascorsa nella malavita milanese
portandomi, oggi, le tante sofferenze vissute in settant’anni di vita.
E’ chiaro, quella vita me la sono cercata, ma in quegli anni non ho
saputo scegliere una strada diversa. Da giovane andavo in giro con una
pistola Smith & Wesson a spaventare la gente e rapinare negozi. Li
spaventavo, ma non ho mai ammazzato nessuno: per intimorire le mie
vittime facevo scoppiare dei petardi sotto la suola delle scarpe per
simulare gli spari. La mia vita era tutt’altro che tranquilla: mi
piacevano le donne, i soldi, la bella vita, ma ho pagato tutto questo
facendo una vita da fuggitivo, vivendo sette anni di latitanza
all’estero e passando notti insonni per sfuggire alla cattura delle
forze dell’ordine che mi tenevano braccato in continuazione. Per lunghi
anni, sono stato costretto a dormire con un occhio chiuso e l’altro
aperto, ed a ogni rumore sospetto saltavo giù dalla finestra e fuggivo
con una delle mie tante auto che parcheggiavo strategicamente. Scappavo
senza meta, senza sapere come poteva terminare quella mia lunga
latitanza.
Ma in tanti anni vissuti fuggendo alle forze dell’ordine e continuando
a delinquere, non ha mai pensato di fermarsi? Cosa la spingeva a
continuare?
A quei tempi non c’era tempo per fermarsi. Ero entrato in un meccanismo
contorto, anche durante la latitanza, il mio unico pensiero era farla
franca. In quei momenti pensavo di non avere altra scelta. Che cosa fa oggi Luciano Lutring?
Oggi quella vita non esiste più: grazie all’arte e alla letteratura ho
trovato una mia dimensione. E’ stato faticoso ricominciare una vita
diversa ma alla fine sono riuscito a riemergere, allontanandomi
definitivamente dal mondo della malavita. Rispetto agli anni passati
vivo tranquillamente, in una località sul lago Maggiore scrivendo libri
e dipingendo. Spesso sono ospite di trasmissioni televisive e
conferenze per testimoniare la mia vita. Insomma, seguo la retta via:
guido la macchina con prudenza perché non ho più motivo di scappare,
quando vado in banca mi fanno stare dietro la riga gialla e mi
invitano a rispettare il mio turno. Sono un uomo normale e vivo
serenamente. Ho scoperto che dà più soddisfazione dare che ricevere.
L’unica paura che temo è la solitudine. Oggi vivo con le mie gemelline
Natasha e Katisha, di 21 anni che mi sono state affidate dal tribunale
di Verbania dopo la separazione con la mia ex moglie. Ma prima o poi si
faranno la loro vita, si sposeranno. E io rimarrò da solo.