Quando si può definire “povero” un nucleo familiare? Qual è la soglia di povertà e quali criteri si usano per calcolarla? I dati di questa tabella riprendono i metodi di calcolo di Eurostat, l’ufficio statistico europeo: in sintesi si definisce povero chi ha un reddito inferiore al 60% del reddito mediano. Prendendo in considerazione la sola area di Sassuolo, tenendo come mediani i dati riportati nella tabella di pagina 3 dove il reddito equivalente del distretto è di circa 25mila euro, la soglia di povertà per un nucleo familiare potrebbe essere così calcolata sui 15mila euro.
Le tabelle qui a fianco riportate parlano chiaro: il reddito medio delle famiglie dell’area di Sassuolo, poco più di 25mila euro annui, è grossomodo in linea con quello provinciale. Nello specifico è appena superiore a quello delle Terre di Castelli (che comprendono i comuni di Vignola, Castelvetro, Castelnuovo, Spilamberto e Savignano) e discretamente sotto a quello di Modena, che oltrepassa i 27mila. Il distretto di Sassuolo è ben al di sopra della media, invece, se ci si riferisce alla disomogeneità della distribuzione del reddito: la nostra zona è quella che in tutta la provincia presenta una discrepanza più elevata tra ricchissimi e poveri, sopra anche Modena, molto sopra la media provinciale, decisamente sopra l’area vignolese. La conferma arriva anche dall’analisi delle “classiche” fasce di reddito: nel distretto ceramico le famiglie con un reddito inferiore ai 10mila euro si avvicinano pericolosamente al 10%, mentre nel resto della provincia si attestano al 7. Inoltre qui la percentuale dei nuclei che superano i 90mila euro è praticamente doppia rispetto agli altri comuni modenesi (2% circa contro un 1 arrotondato). Le altre fasce principali: a Sassuolo e dintorni sono circa il 32% i nuclei con un reddito tra i 10 e i 20 mila euro; circa il 37% quelli tra i 20 e i 30mila; circa l’11,5 quelli tra i 30 e i 40mila; grossomodo il 10% quelli tra i 40 e i 50mila. Decisivo sottolineare come in provincia la povertà sia diffusa nell’oltre il 60% dei soggetti immigrati dopo il 2002, in pratica tra gli ultimi arrivati. Tra chi già risiedeva qui prima di quell’anno, autoctoni compresi, ci si attesta invece al 12,8%.