Le folli notti di Jean Michel Basquiat a Sassuolo |
Scritto da Marco Mazzacani | |
venerdì 09 febbraio 2007 | |
“Visse come una fiamma, bruciò luminosissimo, poi il fuoco si spense. Ma le sue braci ardono ancora…!” Cronaca delle giornate sassolesi di uno dei padri del graffitismo americano Stroncato da un’overdose a 28 anni, passato dai graffiti notturni sui muri di Brooklyn e sulle lamiere della subway alle gallerie d’arte di tutto il mondo, Jean Michel Basquiat rimane tuttora l’emblema del grande talento bruciato in una vita troppo veloce. Sangue haitiano-portoricano, abbandona presto studi e famiglia e comincia a guadagnarsi da vivere vendendo cartoline da lui decorate. Un incontro quasi casuale al Greenwich Village lo proietta nel mondo dell’arte e da questo momento i suoi lavori cominciano ad essere contesi dai più importanti galleristi internazionali. Tra questi c’è Emilio Mazzoli, lungimirante titolare dell’omonima galleria a Modena, che nel Maggio 1981 organizza, primo in Italia, una personale dell’artista che all’epoca firma ancora i suoi lavori con il nome SAMO (acronimo che in americano significa “la solita vecchia m***a”). Circa 10 giorni, questo il tempo che l’eccentrico enfant prodige trascorre nel capoluogo, tempo durante il quale ha modo di conoscere l’entourage di artisti e appassionati che gravita intorno al vivace gallerista modenese. Ed è appunto grazie alla famiglia Caselli di Sassuolo, amici personali di Emilio Mazzoli, che l’astro nascente del graffitismo americano trascorre alcune giornate nella nostra città. Accompagnato da Fabio Caselli e dall’amico Roberto Valentini, all’epoca suoi coetanei, trascorre alcune serate tra locali e ristoranti della zona, tra cui l’Otto Club, allora il punto di riferimento dei giovani sassolesi. “Credo però che nonostante i nostri sforzi - dice oggi Fabio Caselli - difficilmente l’offerta notturna di Sassuolo nei primi anni ’80 potesse soddisfare le aspettative di chi proveniva dagli ultimi sobborghi di New York, dalla nascente cultura RAP e dal graffitismo”. Nemmeno l’altrettanto noto Punto Club a Vignola, allora alternativo locale punk rock, sembrava reggere il confronto: “Qui mi ricordo che Jean Michel, forse irritato dalla musica del locale, si avvicinò al DJ proponendogli alcuni dischi dei primi gruppi Rap che si formavano in quegli anni, materiale portato con sé da New York; questo però dopo avere ascoltato la musica in cuffia li gettò via e li bollò come robaccia! A posteriori, credo si sia pentito del gesto!”. Continua Caselli: “Una sera, uscendo dall’Otto Club, prese alcune bombolette che portava sempre con sé infilate nei pantaloni eccessivamente larghi, e colto da spirito creativo cominciò a disegnare alcuni graffiti sulla vetrata dell’allora Pizzeria Domus e poi su un cassonetto della spazzatura non lontano. I disegni sulla vetrata furono ripuliti pochi giorni dopo, ma del cassonetto non si è più saputo nulla. Nelle ore immediatamente successive in molti lo hanno cercato ma senza successo. Da allora ho pensato tante volte al fatto che forse, ancora oggi, qualche sassolese in gran segreto custodisce tra le mura di casa un’opera di inestimabile valore artistico…!” |