Buttafuoco, il sangue, l’eventualismo assessoriale
Scritto da Marcello Micheloni   
domenica 09 settembre 2007

Cosa ne pensa Pietrangelo Buttafuoco di manifestazioni quali il Festival Filosofia? Ha un’opinione sulla loro utilità? E chi sono stati i suoi maestri, chi gli ha passato più Sapere?
Il celebre giornalista e scrittore siciliano ha accettato di parlarne con noi

 

Giarabub e Otto e Mezzo sono state le sue ultime fatiche televisive, entrambe su La7
Un profilo di Pietrangelo Buttafuoco (foto SiciliaToday)
“Giarabub è il cinegiornale che intreccia l’attualità e l’immaginario popolare. Facce, storie, testimoni speciali. Uomini che con gli esempi delle loro vite possono farci comprendere meglio il nostro orizzonte occidentale.” Quest’ultima frase, volendo, potrebbe anche funzionare in una sorta di spot per il Festival Filosofia: “…uomini che possono farci comprendere meglio il nostro orizzonte…”. L’abbiamo estrapolata dalla presentazione di Giarabub, il cinegiornale dei territori metropolitani, programma che nei mesi primaverili ha occupato la seconda (spesso terza) serata delle domeniche de La7. A condurlo Pietrangelo Buttafuoco, 44 anni, catanese, giornalista e scrittore. Modi cavallereschi e sorriso che di certo non dispiacciono a tante signore. Per qualche settimana ha anche sostituito Giuliano Ferrara dietro la scrivania di Otto e Mezzo.
Laureato in Filosofia, uomo indiscutibilmente di destra ma in una maniera così discutibile da farsi ascoltare (spesso) anche da quelli che hanno vinto le elezioni per i celebri 24mila voti, ha scritto anche su l’Indipendente e il Giornale prima di diventare una delle colonne del Foglio. Ora presta servizio per Panorama. Da qualche mese è anche presidente del Teatro Stabile di Catania. Nel 2006, il suo romanzo Le uova del drago è stato finalista al Premio Campiello. C’è chi dice che avrebbe potuto vincere.
Ma è Giarabub la molla che ci ha convinto a contattarlo per parlare di questo Festival Filosofia: quell’oasi della Cirenaica, Giarabub appunto, durante il Secondo Confitto Mondiale divenne un presidio dell’esercito italiano dove l’eroica resistenza agli inglesi ispirò una canzone di propaganda ed un film non meno di regime. E anche, a distanza di decenni, un programma come quello di Buttafuoco: un’oasi in mezzo a tanti deserti televisivi. Metafora banalissima, quest’ultima, per un programma che banale non lo è stato affatto. Come il suo conduttore.
Egregio Buttafuoco, partiamo decisi: crede che abbia un senso mettersi seduti in una di queste piazze, come fanno migliaia di persone, ad ascoltare i filosofi e le loro lezioni?
Purché non ci siano forzature da eventualismo assessoriale, sì, funziona. Risulta malato tutto ciò che si fonda sull'evento patrocinato, al contrario ha successo tutto ciò che si sviluppa per gemmazione spontanea.
Come possiamo essere sicuri che il “Sapere” che questi ci vogliono passare sia giusto o perlomeno utile?
Già dai tempi dei sofisti è opportuno evitare di fare e farsi questa domanda. Tutto ciò che smuove la stagnazione della dialettica è utile. E tutto ciò che rimanda alla parola è sapere.
Esiste il rischio che l’ignorante diventi sapiente solo di quello che gli insegnano, perché convinto di avere imparato abbastanza (magari perché si trova davanti sempre gli stessi maestri)? Non parlo solo di codesto contesto, naturalmente...
Nessun ignorante resta lontano dall'ignoranza, a maggior ragione quando viene informato (se così si può dire). E lo stesso schema si deve proporre ai sapienti e ai saputi (felicemente costretti alla condizione dell’ignoranza presuntuosa).
In quali casi è davvero beata l’ignoranza?
In questo preciso caso. Non sapendo come rispondere a questa domanda.
Chi, nella vita, le ha insegnato qualcosa? E in che modo?
I libri, la scuola, il mio mestiere. E i maestri, sono tanti.
Quali filosofi ha letto o ascoltato più volentieri? E perché?
I presocratici, la filosofia greca in genere e poi l'Islam. Il perché è presto detto: è il sangue che parla.
Ma il “Sapere” può contare più del talento? Oppure è inutile provare a ragionare sull’utilità delle “pari opportunità” culturali?
Conta il talento. Conta il sapere in ragione delle opportunità che il talento si crea. Anche rispetto all'utilità dei confronti.
Tornando alle piazze piene di questo Festival: anche lei ha avuto modo, grazie a tv, libri e stampa, di raggiungere un discreto pubblico. Che effetto fa? Ci si monta la testa? Ci si sente... sapienti?
L'importante è tenere la testa al riparo da ogni effetto. Figurarsi quello del vedere montare qualcosa.
Considero il suo Giarabub una delle più belle trasmissioni apparse in tv negli ultimi anni. Proseguirà l'esperienza?
No, l'esperienza televisiva è finita.
Pensa che abbiamo fatto bene a contattarla per questa intervista?
E' una domanda troppo difficile.

Pietrangelo Buttafuoco è anche Direttore Artistico del Teatro Stabile di Catania
Buttafuoco colabora o ha collaborato con Panorama, il Foglio, La7 (le foto sono scatti di SiciliaToday)

 



Commenti
Nuovo Cerca
Commenta
Nome:
Email:
 
Website:
Titolo:
UBBCode:
[b] [i] [u] [url] [quote] [code] [img] 
 
 
:angry::0:confused::cheer:B):evil::silly::dry::lol::kiss::D:pinch:
:(:shock::X:side::):P:unsure::woohoo::huh::whistle:;):s
:!::?::idea::arrow:
 
Please input the anti-spam code that you can read in the image.

3.22 Copyright (C) 2007 Alain Georgette / Copyright (C) 2006 Frantisek Hliva. All rights reserved."