Daria Bignardi: “Il pensiero debole non mi ha fatto bene, però…” |
Scritto da Catia Bartoli e Marcello Micheloni | |
domenica 09 settembre 2007 | |
Molte donne solo a sentirla nominare ammettono di impazzire per lei. Anche molti uomini la apprezzano, e non solo per la sua verve…
Abbiamo provato a girare le parti, e a sottoporla ad una breve intervista nella quale appoggia pienamente la causa dei “barbari invasori”, dichiara di non aver paura dei cattivi maestri ed accenna al rapporto “intellettuale” che intrattiene con i propri figli. Qui si parla tanto di Sapere, ma non è che a volte sia davvero “beata l’ignoranza”? Beata forse, ma Santa no. Chi sono le persone che nella vita le hanno insegnato più cose? I miei insegnanti di italiano e filosofia al liceo, un amico di Alessandria d’Egitto e... la prima persona che incontri per strada. In che modo? Non è così facile passare un “sapere”… Col loro fascino e la loro passione. Riconosce, invece, “cattivi maestri” da cui magari è fuggita? Il pensiero debole non mi ha fatto bene, ma non esagererei con le etichette. Quali sono stati i libri, o i film, che le hanno insegnato qualcosa? Talmente tanti che non mi metto neanche a scriverli. Ha dei filosofi di riferimento? Quando li studiavo, praticamente tutti, da Wittgenstein a Nietsche a Vico a Spinoza... Pensa che manifestazioni quali il Festival Filosofia siano utili per la diffusione del Sapere? C’è chi sostiene che il rischio sia quello di facilitare troppo determinati concetti per renderli fruibili alle migliaia di persone che frequentano questi appuntamenti. Insomma, c’è chi terrebbe i sapienti da una parte, e i barbari con le loro invasioni da un’altra… Ovviamente, io sto con i barbari invasori… In che modo passa il suo “sapere” ai figli? Non saprei. Immagino che vedendomi sempre con un libro o un giornale in mano sviluppino una certa familiarità con la carta stampata, ma non è che io mi senta di avere molto sapere da trasmettere. |