Question Time, 180 minuti...
Scritto da Stefano Panini   
mercoledì 07 maggio 2014

 

1) Fischio finale o flauto magico?

Mai in quel di Firenze si udì una sonata tanto gioviale quanto il triplice fischio di Tagliavento. Nemmeno i sonetti danteschi suonarono così soavi alle orecchie sassolesi che hanno - dal canto loro - goduto di una splendida terzina in rima baciata del Berardi versione Virgilio. Ci ha pensato il baby bomber ad illuminare la retta via, smarrita solo a causa di una Juve da girone infernale. Acqua passata, perché il fischio finale del Franchi ha messo a tacere tutte le ansie neroverdi figlie di una partita giocata dai tifosi con gli occhi in una stanza e il cuore nell’altra. E allora si fa presto ad immaginare Tagliavento in stile pifferaio magico, perché quel triplice fischio, quell’adorabile triplice fischio, è entrato di diritto nella classifica all time dei neroverdi. Il secondo tempo, per chi ha ancora coraggio di parlarne, si commenta spendendo davvero poche parole: più o meno come prendere una lavatrice, mettergli dentro una palla e 22 giocatori. Poteva succedere tutto e il contrario di tutto. È successo. Poi quel fischietto, e tutto tace. Molto più di semplice fischio finale.

2) Chi sul podio? 

Difficile stilare la pagella di un Sassuolo prima omicida poi (quasi) suicida. Farsi rimontare un 3 a 0 non è roba da tutti i giorni, sicuramente è roba da far salire la tachicardia ai massimi storici. Eppure questo Sassuolo che soffre e fa soffrire piace, e la vittoria ammazza viola è più che meritata. Il merito? Di tutti, dal mister fino all’ultimo panchinaro. Il podio? Al terzo posto Berardi, semplicemente decisivo quando bisogna esserlo, solo terzo perché la medaglia d’argento è al collo di Nicola Sansone, il vero uragano Sassolese. È lui a guadagnarsi il rigore per l’1 a 0 ed è lui ha chiudere i conti con il quarto gol. Solo secondo sul podio perché pesa la gufata finale ai microfoni di Sky (“… siamo salvi.”) ma soprattutto perché davanti a lui c’è Spider-Peg. Vola Pegolone per togliere dall’angolino la palla del 4 a 4, così come volano i “complimenti” viola al nostro portiere che, ancora una volta, salva il risultato. Ah, come dimenticare Rosati? L’ex neroverde entra di diritto nel podio a fianco di Berardi, medaglia al merito per la coerenza dimostrata verso i colori neroverdi, come a dire: “una cappella per uno non fa male a nessuno”.

3) 180 minuti di…?

Quanto ancora durerà la pazienza neroverde? Ancora dieci giorni, state sereni. Solo allora sapremo se l’anno prossimo toccherà sfidare Ternana e Virtus Entella o tentare la rivincita contro Inter e Roma. In mezzo altre due partite, 180 minuti di sofferenza, parola che va a braccetto con il Sassuolo targato Difra (il finale della stagione passata insegna). 180 minuti di agonia, 180 minuti di cuore neroverde, 180 minuti di “Avanti tutta!”. Ma soprattutto 180 minuti di calcoli, via cronometro – che si consumeranno allo stadio – via calcolatrice che si stanno già consumando in silenzio nella Sassuolo neroverde che sogna, spera e trema. Uno sguardo alle altre, Bologna – Catania in primis. La migliore delle ipotesi? Catania batte Bologna e ai neroverdi basta un punto in casa contro il Genoa, salvezza in casa e passerella a San Siro. Da sogno. Quasi troppo bello per pensare che gli dei del calcio abbiano disegnato questo finale. La marionetta Sassuolo deve soffrire, intanto domenica c’è da sfatare il tabù Mapei Stadium e guai a chi pronuncia la parola che inizia per “S” e fa rima con “bellezza”. Se ci sarà qualcosa di bello, ahinoi, lo scopriremo solo dopo 180 minuti.

 

 

 

"Question time" è una rubrica settimanale de "il Sassolino" tenuta da Stefano Panini. Ogni settimana, tre domande.
Che si vinca o che si perda.

 



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