Numero 48, Autunno 2009 - UN NUMERO SPECIALE: con questa uscita
si chiude la prima parte della vita del "Sassolino" inteso come mensile,
mentre prosegue a pieno ritmo il portale "il Sassolino.net" (e comunque
non finirà qui!). A corredo di una mostra organizzata dalla Redazione,
ecco un numero speciale con tanti aneddoti, un racconto di Emilio
Rentocchini, il lavoro di Leo Turrini e tanto altro...Clicca sulla copertina per scaricare |
TOY STORY 3, di Lee Unkrich |
Scritto da Chiara Fiorentini | |||
venerdì 16 luglio 2010 | |||
Sceneggiatura di John Lasseter e Andrew Stanton SINOSSI: Andy è diventato grande e sta per partire per il college. I giocattoli non conoscono quale sarà il loro futuro: la soffitta o la discarica. Finiranno in un asilo controllato da un giocattolo dittatore: un orso rosa che profuma di fragola. Nuovamente, come negli altri episodi i giocattoli dovranno cercare di tornare a casa e mille peripezie li attendono. Sono passati nove anni dall’ultimo Toy Story, e pure per i personaggi di questa trilogia il tempo è passato. Il tempo dei giochi è finito. I ponti che esplodono, i treni in corsa e le enormi astronavi a forma di maiale sono pezzi di memoria fissati sul nastro di un vecchio video di famiglia che apre la pellicola. Quel video funziona come una metonimia dei due film precedenti. Una parte dell’universo del gioco che era elemento centrale delle prime due pellicole e che si perde con il terzo divenendo solo un ricordo nostalgico. Quello che Pixar ci vuole raccontare in fondo non è l’ennesima fuga dei giocattoli dall’asilo nido, ma la presa di coscienza che si può crescere e diventare adulti e che il mondo dei giochi resterà sempre una parte importante della nostra memoria. Toy Story 3 può essere tranquillamente letto come una metafora dell’evoluzione delle storie di casa Pixar. Siamo partiti dai giocattoli (il primo Toy Story) per approdare al film senile sulla memoria e sui rimpianti (Up). Passando per l’adolescenza e la ricerca della propria strada (Ratatouille) e approdando nello spazio con il loro capolavoro assoluto (Wall-E). Insomma, in Pixar sono cresciuti, sono diventati grandi, e i giocattoli – astronauti, cowboy, cani a molla,e dinosauri – vanno lasciati alle spalle. Il tempo dei giochi è finito. Toy Story 3 non è un film perfetto. Ha diversi problemi e pecche. La prima metà della pellicola non riesce a mantenere il ritmo ai giusti livelli (come invece succedeva nei primi due capitoli, specialmente nel secondo). Nella seconda parte la storia si riprende ma c’è un eccesso nostalgico, da far scappare una lacrima e venire il magone un po’ troppo facilmente forse. Tutto sommato, comunque, si tratta di una pellicola piacevole che si lascia vedere. La spettacolare sequenza dell’inceneritore è veramente divertente e ricorda molto la sequenza nella zona di smistamento bagagli dell’aeroporto del secondo capitolo, e termina pure in modo simile, ironico. Divertentissimo è pure il personaggio si Ken. Il modo in cui non riesce ad ammettere di essere un accessorio di un gioco da donne e tuttavia indossi completi assurdi e li sfoggi con vanto. Molto carino il personaggio della scimmia che controlla, attraverso i monitor della sicurezza, l’asilo e che nessuno dei giochi cerchi di scappare, così come quello del bambolotto mezzo distrutto. Decisamente apprezzabile l’omaggio all’animazione giapponese e al maestro Miyazaki, con l’apparizione in un paio di scene del peluche di Totoro (personaggio de Il mio amico Totoro recensito a ottobre su questo sito). Insomma gli elementi giusti per un buon film ci sono tutti, e in effetti, alla fin fine, questa pellicola non delude più di tanto. Diciamo che ci avevano viziati negli anni scorsi e la loro ultima fatica non riesce a reggere appieno il confronto. Ma non dobbiamo fare troppo i pignoli, Toy Story 3 tutto sommato funziona: fa sorridere, fa piangere e chiude un ciclo che si era aperto più di dieci anni fa in una stanza di un bambino.
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