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L'Africa è anche un'impresa Stampa E-mail
Scritto da Annalisa Vandelli   
domenica 09 settembre 2007
Vasken Avakìan è nato in Etiopia, da genitori armeni in fuga dal genocidio turco.
Una fuga rocambolesca che li ha visti prima approdare in Egitto e poi, nel 1905, qui, ad Addis Ababa, per poter coltivare liberamente la loro fede cristiana ortodossa copta.
Una fuga disgraziata, afflitta dalla perdita di una sorellina, ritrovata decine di anni più tardi, musulmana a Beirut.
Il papà di Vasken si mette a costruire mobili e tra i suoi clienti c’è anche il grande Haile Salassie. Questo lavoro gli permette di sfamare otto figli.
Vasken frequenta la scuola francese, mentre lavora come elettricista per l’Ethiopian Airlines, parla correntemente dieci lingue, si fortifica culturalmente e apre nel 1955 un’azienda di scarpe e suole. La prima in Etiopia: “Data rapid”. Reinveste i profitti in edilizia. Le case gli verranno tutte confiscate, tranne una, quella in cui vive con la moglie torinese e le tre figlie, dal regime filocomunista di Mengistu. Non si arrende nemmeno a questo e con la figlia Silvana rimane in Etiopia.
Ora Silvana è la General Manager di questa azienda che impiega 40 persone etiopiche e che si sta aprendo sempre più all’esportazione e a partnership internazionali. Si è laureata in California in Business Management.
Silvana si sente armena, tra i tre sui sei milioni esuli per il mondo. Si sente armena nel dolore silenzioso del popolo di suo padre. Si sente italiana per l’eredità culturale della madre. E si sente etiopica per la sua terra natale di cui va molto fiera. Questo concentrato di culture l’arricchisce. “L’Africa –dice- non è solo una terra di disgrazie, come nell’immaginario comune, ma un luogo in cui investire su persone e beni economici. La mia famiglia è migrata in un flusso opposto da quello attuale sud-nord, eppure ce l’abbiamo fatta. Ora voglio aprire la mia azienda all’estero, perché penso sia la strada per non chiuderci e dimostrare il valore di questo stupendo paese.”  
Ma essere imprenditori vuole anche dire non chiudere gli occhi al circostante e dare opportunità anche a chi è fuori dal contesto aziendale. Ogni mese i poveri del centro San Giuseppe di Addis Ababa si trovano qui, alla Data rapid. Vengono fatte loro scarpe su misura, a seconda delle deformazioni che una vita difficile ha segnato nei loro piedi. Silvana racconta sorridendo: “I primi tempi, siccome non le avevano mai messe in vita loro e avevano bisogno anche di altro, abbiamo scoperto che le vendevano, allora abbiamo messo nei patti che potevano cambiare le scarpe con altre nuove, dopo un anno, solo se riportavano le vecchie… di cui poi recupero le suole!”
La famiglia Avakìan si è arricchita di due nipoti, Alessio e Dalila, e continua a mettere le scarpe ai piedi dell’Etiopia.


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