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PARNASSUS, di Terry Gilliam Stampa E-mail
Scritto da Chiara Fiorentini   
domenica 08 novembre 2009
 PARNASSUS di Terry GilliamParnassus, l'uomo che voleva ingannare il diavolo, di Terry Gilliam

USA 2009

Con Heath Ledger, Johnny Depp, Colin Farrell, Jude Law, Lily Cole, Christopher Plummer, Tom Waits

 

Voto:

5,5

SINOSSI: Un monaco che crede che siano le storie, le favole, a sorreggere il mondo un giorno riceve la visita del Diavolo che, convinto del contrario, gli propone una scommessa: il primo dei due che avesse trovato cinque adepti che lo seguissero avrebbe vinto. Il premio in palio era l’immortalità. Parnassus vinse divenendo così immortale. Passano migliaia di anni, siamo nel XXI secolo, e Parnassus con la figlia, uno strano nano e un ragazzo girano, per una città dai toni decadenti, con un teatro ambulante a raccontare storie e cercare anime da liberare attraverso “il sogno” nascosto dietro lo specchio. Il Diavolo però arriva a riscuotere la sua ricompensa per un patto fatto anni prima: prendere l’anima della figlia di Parnassus allo scoccare del suo sedicesimo compleanno. Giungerà ad aiutarli però un impiccato senza nome (Heath Ledger).

Si sa che fare patti con il Diavolo non è mai sicuro. Nessuno tranne il Diavolo “ne sa una più del Diavolo”, in fondo. Figuriamoci cosa succederebbe se con lui si intraprendesse una lunga sequenza di scommesse a suon di anime, o liberate attraverso il potere dei sogni, o intrappolate all’inferno. Nel corso della sua infinita vita Parnassus ha girato il mondo raccontando storie. Ma il mondo è ben risaputo - nel disincanto della nostra contemporaneità - non sente più il bisogno di favole. I bambini smettono troppo presto di sognare e si perdono dietro la violenza e gli spazi immaginativi limitati dai pixel di un videogioco. Così Parnassus, da grande monaco, si ritrova a essere una sorta di girovago ubriacone bistrattato e insultato dai giovani contemporanei. Nulla è rimasto della magia di un tempo, se non dietro lo specchio.  Dietro lo specchio nascono i sogni, i mondi nascosti della mente di coloro che vi si avventurano. Dietro lo specchio, si sa, sta il cinema stesso, e le immagini che vediamo quando ci immergiamo in esso sono immagini d’animazione, quasi a voler dire che nell’animazione sta l’essenza del cinema.

C’è però da dire che, nonostante l’idea di base fosse validissima e alcuni attori abbiano interpretato i loro ruoli molto bene, il film inciampa più e più volte nel corso delle due ore di pellicola. I personaggi sono a tratti troppo eccessivi ed eccentrici e, i sogni dietro lo specchio sono visivamente accecanti e nel loro smisurato scintillio finiscono solo per essere perturbanti. È in fondo difficile distinguere cosa sia veramente sogno e cosa realtà, non c’è alla fin fine un reale distacco tra l’eccesso visivo dello specchio e l’eccessivo barocchismo e la contrastata fotografia dell’esterno. La storia poi è di difficile comprensione, si passano i primi e gli ultimi venti minuti del film a cercare di capire cosa stia succedendo. Va bene essere criptici e svelare il mistero pian piano, ma non si può nemmeno giocare troppo con la pazienza dello spettatore. Molto probabilmente, alcune delle incongruenze e difficoltà interpretative della pellicola sono dovute alla scomparsa in corso d’opera di Heath Ledger, che interpreta il ruolo dell’impiccato inizialmente senza nome e senza passato, che ha costretto il regista a cercare un sostituto per le scene che ancora non erano state girate. Com’è ben risaputo di sostituti ne ha trovati tre e l’espediente usato per non rendere traumatico il passaggio dal volto di Heath a quello di Depp, Farrell e Law è senza ombra di dubbio interessante e azzeccato (non diremo nulla di più a proposito di ciò perché non vogliamo guastare la sorpresa di chi non lo avesse ancora visto).
La pellicola, per quanto scorra abbastanza e non pesi eccessivamente nelle sue due ore di durata, risulta in definitiva di difficile lettura e non riesce a conferire quel senso di appagamento che ci si aspetterebbe andando a vedere un film di questo genere: i film narrativamente enigmatici, in fondo, hanno proprio nella loro difficile interpretazione il punto di forza solitamente. Il motivo per cui si prova piacere guardando un giallo è perché c’è il piacere dell’indagine e della scoperta della verità. Con Parnassus anche quando tutto sembra dispiegarsi non si riesce a capire né quale sia alla fin fine l’enigma né come si sia arrivati a quella soluzione. Probabilmente perché di enigma, in realtà, non si tratta, ma siamo solo nel campo di un’enigmatica messa in scena. Alcune scene risultano pure insopportabili a livello visivo: la scena in cui Valentina, figlia di Parnassus, cammina nel vuoto rompendo gli specchi che le stanno attorno ad esempio, così come il successivo ballo di coppia col Diavolo e si può dire lo stesso per la sequenza di amore sempre tra Valentina e Colin Farrell/Heath/Tony (vero nome dell’impiccato inizialmente senza nome). Il finale poi appare didascalico e conciliatorio in stile spielberghiano – e come per i finali di quest’ultimo siamo convinti che il pubblico sia maturo ormai per un unhappy end. Alcuni ammiccamenti sono d’altra parte carini come uno sulla chiesa cattolica posto circa a inizio pellicola e molto belli i costumi che richiamano un gusto ottocentesco.

Insomma, il film si lascia vedere ma… mah!
 
(Vuoi un'altra opinione su Parnassus? Leggi la recensione di Enrico Vannucci, il nostro inviato al Festival di Cannes)


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