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COSMONAUTA, di Susanna Nicchiarelli Stampa E-mail
Scritto da Chiara Fiorentini   
mercoledì 23 settembre 2009
 COSMONAUTA, di Susanna NicchiarelliCosmonauta, di Susanna Nicchiarelli

ITA 2009

Con Claudia Pandolfi, Sergio Rubini, Valentino Campitelli, Miriana Raschillà, Pietro Del Giudice, Susanna Nicchiarelli

 

Voto:

6,5

Sceneggiatura di: Susanna Nicchiarelli e Teresa Ciabatti

BREVE SINOSSI

Nel 1957 una bambina scappa da una chiesa poco prima della sua comunione. Il motivo sta nel fatto che lei è comunista. Qualche anno dopo vive la sua adolescenza all’interno della sezione del PCI del suo paese. Ed è proprio lì che cercherà di trovare un proprio posto nel mondo. Per farsi vedere e considerare dagli altri, non come una ragazzina ma come una donna forte e indipendente che ha ben chiaro ciò che vuole. Le sue lotte, le sue sofferenze e le sue incertezze scorrono parallele alle scoperte scientifiche e spaziali sovietiche, sognando una donna cosmonauta e un futuro migliore, che non le vada stretto.


Presentato in anteprima alla 66° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, il film viene riproposto nella stessa forma delle proiezioni veneziane, ovvero introdotto da un piccolo, ma divertentissimo e ben fatto, cortometraggio di poco più di cinque minuti. Realizzato in stop motion (quella tecnica del cinema d’animazione che prevede l’uso di pupazzi in plastilina) e intitolato Sputnik 5, diretto sempre da Susanna Nicchiarelli, quest’opera è l’ideale presentazione di un lungometraggio che parlerà proprio dello spazio – da intendersi in ogni sua accezione – e della sua scoperta. Scoperta che, coincidendo idealmente con la crescita personale di una ragazzina, prende il via quando la protagonista scappa dalla chiesa prima della Comunione perché si professa una piccola comunista e che, poi, continua con l’esplorazione della propria adolescenza, vissuta tra le mura della sezione del PCI della sua zona.
Questa interessante pellicola porta con sé degli spunti che possono far scaturire un confronto con un altro film che parla dello spazio e dei modi grazie ai  quali ritagliarsi un posto nel mondo. Ci riferiamo a Good Bye Lenin (2003, di Wolfgang Becker), il protagonista del quale, Alex, ha molti aspetti in comune con Luciana (il personaggio principale di Cosmonauta), in primis, proprio quella ricerca di un altrove, di uno “spazio” in cui sentirsi bene e sentirsi finalmente libero di esprimersi. Entrambi sono dei Cosmonauti. Nel film della Nicchiarelli questa ricerca è parallela e segmentata dalle scoperte dell’Unione Sovietica in campo spaziale. Le immagini di repertorio che scandiscono ogni nuova tappa del progresso sovietico s’incrociano con quelle, narrate nella pellicola, dell’adolescenza di Luciana: le insicurezze, le sfide, i primi baci, le sofferenze, le gioie e le difficoltà di ogni adolescente. Così come Alex in Good Bye Lenin, anche Luciana cerca di ritagliarsi uno spazio per se stessa. Se lui, solo ricostruendo – per il bene della madre – la vita prima della caduta del muro all’interno di una stanza sospesa nel tempo – un tempo né presente né passato perchè influenzato dall’utopia di mondo migliore, a misura d’uomo – riusciva a sentirsi finalmente a suo agio e a potersi riposare serenamente, Luciana, grazie a quei viaggi lunari che – oggetti di studio del fratello Arturo – ammira e segue con attenzione, fa la stessa identica cosa. La cassetta nella quale il fratello racchiude tutti i cimeli – dai ritagli di giornale ai fiammiferi – non appare un oggetto importante solo per lui, ma lo diviene anche, se non soprattutto, per lei che ripone un’enorme fiducia in quei sogni spaziali, quasi come se da questi dipendesse tutto il suo futuro. A questo proposito risulta esplicativa la scena nella quale, in preda a un impeto di rabbia – dovuto a una grossa delusione arrecatale proprio da quel partito nel quale tanto crede – Luciana getta giù dal terrazzo proprio il contenuto di quella scatola.

Cosmonauta è quindi un film che tratta di adolescenza e lo fa in modo nuovo, interessante e intelligente. Mostra come i problemi adolescenziali fossero comuni anche durante il periodo della Guerra Fredda e che le tensioni emotive, le insicurezze e le incertezze, in realtà, sono di volta in volta le medesime. In questa pellicola la stessa regista si pone davanti alla macchina da presa, interpretando il ruolo di Marisa. Una donna forte che, nonostante sia una comunista convinta, ha capito da tempo le regole non scritte del mondo e che cerca di placare gli impeti di questa ragazzina che fin troppo chiaramente le ricorda il suo passato. Il personaggio di Marisa è, probabilmente, quello che più di chiunque riesce a riportare tutte le vicende del film a un livello terrestre, riesce, cioè, a ricollocare e a riposizionare ogni evento nella retta posizione così che possa essere osservato secondo la giusta prospettiva, ovvero, ricondurlo, facendolo scendere, dalle immensità dello spazio fino al nostro pianeta, fino a Roma, luogo in cui la storia si svolge.

Ben girato, interpretato e sceneggiato, Cosmonauta è un film piacevole, che a tratti fa sorridere e che in altri momenti tocca nodi più profondi. Di certo non perfetto ma, comunque, sempre un’interessantissima opera prima che merita di essere vista, soprattutto perché è rarissimo trovare un buon film italiano che parli di adolescenza. Un lungometraggio finalmente diverso dai tanti brutti filmetti che utilizzano le parole cuore o amore nel titolo e che sono tratti da uno dei vari libri di Moccia, pellicole delle quali non se ne può veramente più.




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