• Media e video
  • Interviste
  • Piastrellino
  • Inchieste
  • Arretrati
Quel primo posto che non vorremmo Stampa E-mail
Scritto da Giuseppe Sofo   
mercoledì 09 gennaio 2008
Nella notte tra il 5 e il 6 Dicembre, nello stabilimento torinese dell’acciaieria Thyssen Krupp sette operai si sono improvvisamente trasformati in “torce umane” per un’ondata di fuoco che li ha investiti a seguito di un incendio, le cui cause sono ancora da chiarire ma che già lasciano intravedere grandi possibilità di colpa da parte dei responsabili della multinazionale. Responsabilità, se non dirette, quantomeno oggettive, perché alla Thyssen Krupp le misure di sicurezza, a detta degli stessi operai, non erano proprio quelle che ci si aspetterebbe nel 2007. Né gli orari di lavoro erano quelli stabiliti dai contratti nazionali, o quantomeno: lo erano dal punto di vista formale, ma non di fatto, perché gli operai venivano “invitati” a fare più turni e più straordinari del previsto.
Quello che fa rabbia è che per una volta l’Italia ha una legislazione assolutamente all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei e non solo. Il problema è che la non attuazione di queste leggi ci porta ad essere al primo posto nelle statistiche sui morti sul lavoro. Si parla di centinaia di morti, che sono in realtà migliaia se si conta che non vengono denunciate le morti dei lavoratori irregolari, e che gli infortuni gravi degli irregolari si trasformano spesso in morti, quando l’imprenditore ha meno paura di uccidere un uomo piuttosto che di ammettere la propria colpa.
Per una volta l’ondata dell’informazione accesa da un episodio tragico, come questo, ha riportato all’attenzione un tema importante, quello della sicurezza sul lavoro, che è rimasto troppo a lungo nascosto. La situazione è tragica da anni, ma non se ne è mai parlato perché si preferisce dimenticare. Dimenticare al punto che quando si è cominciato a parlare in televisione di operai morti e delle rivendicazioni di quelli ancora vivi, qualcuno, quasi stupendosi, ha forse anche cominciato a ricordarsi che gli operai, vivi o morti, esistono. E che non sono un’invenzione comunista.


Commenti
Nuovo Cerca
Commenta
Nome:
Email:
 
Website:
Titolo:
UBBCode:
[b] [i] [u] [url] [quote] [code] [img] 
 
 
:angry::0:confused::cheer:B):evil::silly::dry::lol::kiss::D:pinch:
:(:shock::X:side::):P:unsure::woohoo::huh::whistle:;):s
:!::?::idea::arrow:
 
Please input the anti-spam code that you can read in the image.

3.22 Copyright (C) 2007 Alain Georgette / Copyright (C) 2006 Frantisek Hliva. All rights reserved."

 
< Prec.   Pros. >