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Potere nero Stampa E-mail
Scritto da Enrico Vannucci   
lunedì 11 maggio 2009
Le parole del Presidente del Consiglio secondo il quale l’Italia non sarà mai una società multietnica non solo suonano aberranti ma, ciò che più preoccupa, è il fatto che queste dichiarazioni paiono essere state lasciate cadere nel vuoto dai più. E’ vero, i partiti dell’opposizione si sono fatti, timidamente, sentire, la CEI ha dichiarato la multietnicità un valore, Fini, forse l’unica persona nel panorama del centro-destra che denota un minimo di senso delle Istituzioni e amore per la patria, ha dichiarato, dopo l’avvenuto rimpatrio in Libia dei migranti, che dobbiamo <<garantire il diritto d’asilo>> ma ciò che più fa specie è l’assoluta noncuranza da parte della maggioranza della popolazione italiana nei confronti delle parole del Premier. E’ mai possibile che ci interessi di più un divorzio, sebbene del più noto politico del bel paese, delle sue dichiarazioni rilasciate in veste ufficiale? Siamo forse divenuti tutti conniventi? Ho paura che in effetti sia così se, oltre a tutto ciò, da svariati mesi a questa parte, in tutti gli stadi d’Italia, un giocatore italiano a tutti gli effetti, all’anagrafe Mario Balotelli – il cui unico “difetto” è avere una pigmentazione scura – viene salutato al grido di <<non esistono neri italiani>> anche quando il suddetto difende valorosamente la maglia azzurra.
Ha paura che siamo diventati conniventi anche quando, e scendiamo nella nostra piccola realtà di provincia, Luca Caselli, candidato Sindaco per il centro-destra a Sassuolo, dichiara che <<controlleremo i documenti a tutti gli immigrati>> come se il solo camminare lungo una strada di un paese italiano sia un reato di per sé. Che senso ha svolgere dei controlli contro coloro che non stanno infrangendo la legge e la cui unica colpa riscontrabile è il colore della propria pelle o la propria provenienza geografica? Siamo diversi, è vero. Affermare che non vi siano delle differenze tra le culture non solo è ipocrita ma risulta anche sbagliato poiché sminuisce non solo coloro che sono “altro da noi” ma anche noi stessi. Caselli ha idea di cosa significhi essere in continuazione sottoposti a controlli da parte dell’Autorità quando non si è responsabili di nessun reato? In una democrazia la legge viene rispettata e fatta rispettare senza ledere troppo i diritti personali di un individuo. Essere sottoposti a continui accertamenti dell’identità solo perché di etnia diversa da quella italiana non fa parte del bagaglio di una democrazia ma solo di uno Stato di polizia animato dalla paura del diverso da noi. Sono la comprensione dell’altro da sé e la ricerca reciproca di un dialogo interculturale i punti cardine che dovrebbero guidarci  verso una società multietnica nella quale non solo noi rispettiamo le altre culture ma anche noi stessi veniamo rispettati per la nostra. La scusa che sono gli altri a non voler dialogare è solo un pretesto che la maggior parte dei politici, in particolare da destra, usa per perseguire i propri scopi.
Purtroppo, invece, ciò che appare sempre più palese ed evidente è l’indifferenza che gli italiani dimostrano sempre più verso i concetti di multietnicità e d’interculturalità ed è ormai chiaro come la politica della disinformazione e della paura che i media nazionali – in particolar modo dall’undici Settembre 2001 – stanno portando avanti sia funzionale e utile a rendere gli elettori malleabili alle parole aberranti di alcuni politici del nostro paese.
Il paradosso è forte. Si lodano, soprattutto da destra, gli Stati Uniti d’America - paese multietnico per eccellenza sin dalla sua formazione - come società modello e si esalta il fatto, soprattutto da sinistra, che lo scorso Novembre gli americani abbiano eletto il primo Presidente afroamericano della loro storia e poi si ha il coraggio di dichiarare che l’Italia non sarà mai una società multietnica oppure, anche a sinistra, anche a Sassuolo, i Governanti fremono per apparire come gli "uomini del fare" pronti a reprimere coloro che, poiché diversi, si ritiene giusto privare di diritti ai quali noi – bianchi, caucasici e cristiani – non rinunceremmo mai. Il paradosso è davvero forte se, da un lato, i politici esortano alle adozioni anche in paesi esteri e, al tempo stesso, ci ricordano come in Italia saremo sempre puri e non ci faremo mai infettare dal virus dell’alterità.
Oggi, camminando al sole estivo di questi inizi di Maggio, ho visto un nonno, un giovanile signore sulla sessantina, i capelli brizzolati e la pelle color latte, camminare mano nella mano, orgogliosamente, con suo nipote, un bambino che muoveva i primi  importanti passi della sua vita. Un bambino nero. Ho provato un intenso sentimento di felicità nello spiare quella frazione di vita personale a me estranea ma, al contempo, quella sensazione piacevole era accompagnata da un’immensa tristezza dovuta all'assillante pensiero che, per la maggior parte di noi, <<non esistono neri italiani>>.


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