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Grignani, l'arbitro della ceramica Stampa E-mail
Scritto da Catia Bartoli   
mercoledì 29 aprile 2009

Alfeo Grignani ha arbitrato in serie A e lavorato... nella massima serie ceramicaIncontriamo Alfeo Grignani, per anni dirigente in note aziende ceramiche del comprensorio. Ma anche famoso arbitro di calcio di serie A e di competizioni internazionali degli anni ’60 e zio del noto cantante Gianluca.
Ricordi e analisi di un’epoca, narrati in prima persona…


“SONO NATO A MILANO, DA GENITORI MILANESI. Non ho studiato molto, ho fatto ragioneria frequentando le serali. A 15 anni sono andato a lavorare come apprendista impiegato. Era il 1944, tempo di Repubblica Sociale. Ne feci parte: volontario nell’aeronautica I Gruppo da Caccia. Ciò mi procurò anche alcuni problemi quando cercai lavoro negli anni subito successivi. Ma io ero solo andato a combattere come mi era stato chiesto. Fu una forte contraddizione per noi giovani di allora. Dunque per due anni girai a vendere un tortino di frutta nei dopo-lavoro delle aziende. Nel frattempo mi feci la morosa, impiegata all’Associazione Industriali e tramite lei ebbi un primo posto come impiegato, contabile in un’officina meccanica. Di seguito iniziò poi la mia carriera come venditore di macchine contabili per ufficio, e trovai il posto più bello della mia vita, in Montenapoleone a Milano. A me piaceva andare vestito bene, mi piacevano gli ambienti superiori al mio. Conobbi tutti. Dal vecchio Moratti a Pirelli, perché frequentavano il barino di via Verdi che frequentavo io. Ebbi dalla mia azienda un prestito che mi permise di acquistare un’automobile, che costò 800.000 lire. Potevo usare la macchina e ho girato tutta l’Italia vendendo macchine contabili. Questo è stato l’inizio, capii allora che ero un uomo di vendita. Mi piaceva. Non facevo come molti che mentre fai una vendita automaticamente fai il calcolo delle provvigioni. La soddisfazione era di convincere una persona a firmare l’ordine. La cosa più bella che c’è. Cambiai diverse aziende. Ero un mercenario, andavo dove guadagnavo di più, a costo di fare dei sacrifici.”

“A SASSUOLO ARRIVAI NEL 1962. Un’agenzia di ricerca personale che aveva fatto consulenza a Marazzi mi chiamò per un posto di direttore alle vendite. L’offerta era davvero allettante, perché era il doppio esatto di quello che guadagnavo più un eventuale premio. Nel frattempo la mia carriera di arbitro (ero stato il più giovane arbitro d’Italia) proseguiva e arbitravo partite di serie A e le competizioni internazionali. Sono Grignani di Milano, quello delle espulsioni di Sivori. In ufficio, il giorno del colloquio, trovai Pietro Marazzi ed Orienti. Il Dr. Marazzi mi disse «lei come vedrebbe l’organizzazione qui» e io «lei mi faccia vedere che organizzazione ha». Era carente. Proposi di stendere una relazione e chiesi dei cataloghi, ma non ce n’erano. Tornai a Milano e dopo dieci giorni mi telefonarono per comunicarmi che avevano scelto me. Mi presentai il 10 di Gennaio. Fu l’anno in cui eravamo andati a 20 sotto zero, tutto era coperto di neve. Pensai «ma dove sono capitato!» Attraversai il  ponte del Secchia, una desolazione. L’unica cosa veramente bella erano gli uffici e lo stabilimento di Marazzi. Arrivai, cercai un albergo possibilmente a Sassuolo per non andare avanti e indietro da Modena, e finii al Leon d’Oro. C’era una stufa a legna nella camera che dovevi far andare tutta notte. Sopra, sul soffitto, si sentivano i topi. Mi trasferii allora in un albergo-ristorante che aveva un paio di camere, in viale XX Settembre. L’unica camera libera era però sopra la cucina, e l’odore era davvero insopportabile. A quel punto me ne andai al Fini di Modena. Insomma, lavoravo come una bestia, almeno dovevo cercare di dormire bene. Lo imparai da un mio principale quando giravo tutta l’Italia con la Cinquecento «quando ti vanno male gli affari devi almeno mangiare molto bene e dormire meglio perché altrimenti ti ritrovi in una stamberga e ti vien voglia di suicidarti». Ho sempre usato questa regola.”

Alfeo Grignani oggi
Alfeo Grignani
“ALLA MARAZZI INIZIAI TUTTO DACCAPO: i cataloghi, i listini. Esisteva un “prezziario” dove ogni cliente aveva un prezzo diverso, un gran casino. Ponderai un po’: nessuna ceramica aveva un prezzo al pubblico, preparai un listino. E iniziai a fare degli sconti del 30-35% per i grossisti, con un premio a fine anno basato non tanto su quanto vendevano ma quanto comodava all’industria ciò che vendevano. Il premio era sulla tipologia di prodotto che alla Marazzi conveniva vendere, quello che dava maggior utile. Se il premio viene attribuito su un prodotto a buon mercato i grossisti vendono solo quello e si guadagna poco, bisogna fare marketing, ma allora l’ufficio marketing non c’era. Trovai un paio di collaboratori stupendi: Zoboli, che ho assunto dopo un anno, e il mio amico Carlo, che non c’è più. E una “signorina” anziana che appena ho conosciuto mi ha fatto pensare «oh mio Dio!». Ero abituato alle signorine anziane, quelle che avevano in mano tutto loro, ma oramai avevo esperienza. E come personale, come gente,  mi trovai bene. Non erano abituati ad avere direttive precise ma si adattarono presto con entusiasmo, tanto che dopo nemmeno due anni raggiungemmo un record di vendite. E’ stato magnifico, un periodo stupendo. Abbiamo creato collaborazioni con famosi stilisti, da Paco Rabanne a Fendi, abbiamo organizzato viaggi, crociere, premi, feste indimenticabili con personaggi dello spettacolo e del jet set internazionale: Stati Uniti, Libano, Siria, dall’Oriente all’estremo Nord. La Marazzi era diventata una grande famiglia, composta da migliaia di persone.”

“PURTROPPO FINI': dopo la morte dell’amato figlio il Dr.Marazzi non era più lo stesso e gli avvoltoi erano pronti. Chiamai il figlio di Pietro, ora attuale presidente del Gruppo e gli dissi che me ne andavo. Nel gennaio del 1974 lasciai. Da più di un anno un’altra importante azienda mi faceva la corte, stetti con loro una decina d’anni poi, deluso da un torto tremendo finii la mia carriera di dirigente e cominciai a fare consulenze, fino alla morte della mia amatissima moglie. Di Orienti, di Pietro Marazzi ho un bellissimo ricordo. Il giorno del suo funerale, alcuni anni dopo che me ne ero andato, la sua segretaria personale mi avvicinò: «che ore sono?» mi chiese, «le tre e mezza» le risposi. «Lei aveva appuntamento oggi, il Dr. Marazzi mi aveva pregato di dirglielo non ho fatto in tempo, voleva a tutti i costi che lei tornasse e riprendesse in mano la situazione». Pazienza. La vita è così. Ho conosciuto il Rais in Egitto perché ero andato ad arbitrare al Cairo il Real Madrid. C’erano Gento, Suarez, Santamaria. Ho visitato il mondo sia arbitrando che per lavoro. Arbitrare ti dà il senso del comando. Lo consiglio ai giovani perché devi essere in grado di prendere delle decisioni in frazioni di secondi. Devi essere in grado di reagire, subito, anche di fronte ad una crisi come questa, con le idee.”

“QUESTA NON E' UNA CRISI DELLA CERAMICA.
In questo momento, mai più come ora, c’è bisogno di parlare: tra presidenti, dirigenti, impiegati, funzionari, operai. Chiedere chi ha delle idee, esporsi. Accelerarle, metterle in uso e ottenere dei risultati che devono essere premiati. Bisogna riunirsi e capire che l’azienda, moralmente, appartiene a tutti.”

Alfeo Grignani ha indossato la casacca nera in incontri di Serie A e internazionali
Alfeo Grignani (al centro) ha indossato la casacca nera in incontri di Serie A e internazionali
 



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