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Cerami: “Recuperiamo l’anima di Sassuolo” Stampa E-mail
Scritto da Marcello Micheloni   
venerdì 24 aprile 2009
Caffè elettorale col “terzo uomo”, Lillo Cerami, sostenuto da Rifondazione Comunista e Verdi: “Al centro della questione ci deve essere il bene dei sassolesi. Altroché gli schieramenti…”

Il candidato a sindaco Lillo Cerami
Lillo Cerami
Egregio Cerami, le elezioni sono alle porte. In giro si parla di duello Pattuzzi contro Caselli e poco di lei. Si sente sottovalutato?
Questo non è un problema, assolutamente. Uno non deve mica andare a vincere delle battaglie, ma piuttosto a proporre delle idee. Se queste sono buone e la gente sente che sono sue, la cosa va. Se invece sente che non le appartengono, la cosa non va. Non si tratta una guerra, l’arena non esiste. Si deve fare il bene dei sassolesi. Invece la si mette così…
Come?
Come duello: la destra contro la sinistra, chi vincerà… Dovrebbe, al contrario, prevalere un’idea che sia il più possibile di tutti. E che scenda molto sul concreto.
Se però nei bar, nelle famiglie, sul lavoro non si parla di lei, è difficile che si crei un movimento di opinione che porti la gente a votarla. Lei stesso ha dichiarato giorni fa che il suo obiettivo è comunque quello di vincere.
Certo, è quello di andare a portare un’idea e se possibile di vincere. Se non si parla tanto di noi è che forse non siamo ancora “arrivati”. Noi non tendiamo a fare un battage pubblicitario per la nostra comunicazione politica. Crediamo veramente nel passaparola. E poi non è vero che non si parli di noi…
Ma “il sassolese” ha più familiarità con Pattuzzi e Caselli.
Sì, probabilmente è vero, ma questo non ci turba e cerchiamo di portare avanti i nostri valori, quelli dell’uomo. Cerchiamo una “terza via” che renda felici le persone. Non usiamo i canali che usano gli altri, i canali per apparire. Se abbiamo da dire qualcosa su qualcosa lo diciamo; se invece il parlare diventa solo un modo per rimarcare che si esiste, non lo facciamo.
Indirettamente mi sta dicendo che gli altri usano modelli di comunicazione esagerati.
No, no: sono solo scelte diverse. Non discuto i loro metodi. Ognuno, comunicando, dà un’immagine di se stesso. Noi parliamo solo di quello che pensiamo interessi davvero alla gente: vogliamo sapere, ad esempio, dove vanno a finire i denari, come vengono utilizzati. Cose che necessitano di risposte concrete.
Lei propone la novità di soli quattro assessorati in caso di vittoria. Quali e perché?
Quello centrale, dell’Etica e della felicità, è il nucleo. E’ quello che “l’uomo sente”, il risultato finale della sua vita: lavora, ama, comunica per arrivare ad essere felice. Questo assessorato dovrà “fecondare” gli altri tre: quello del Lavoro, naturalmente, che concerne la libertà della dignità dell’uomo, specialmente in questo contesto di crisi. Chi lavora non ha “solo” il denaro, ma è anche “libero di poter scegliere”. Poi c’è l’assessorato alla Programmazione, nell’ambito delle costruzioni, delle iniziative per i giovani. E l’ultimo è quello del Servizio alle persone, che “siamo noi”: la mamma col bambino, il nonno, il giovane che deve trovare lavoro, la cultura.
Con soli quattro assessorati non c’è il rischio di concentrare troppi doveri nelle mani di poche persone?
No, assolutamente. Parliamo di strutture piramidali. Questi “pochi” avrebbero dei dipartimenti sotto di essi con cui lavorare e confrontarsi. Il sindaco tutti i giorni farebbe incontri di briefing con i quattro assessori, che a loro volta si incontrerebbero con i capi dipartimento e così via. A mezzogiorno tutti devono avere già parlato di tutto. Ogni assessorato ha un’anima ben precisa, ma non isolata, bensì in comunicazione con il resto. A partire dall’assessorato alla Felicità. Le faccio un esempio sul Lavoro…
Prego.
Il nostro amico Walter Telleri dei Verdi dice che la Rivoluzione industriale avrebbe dovuto rendere l’uomo meno schiavo della fatica. Invece no! Ne è diventato schiavo.
La scheda di Lillo CeramiIn questo momento i cassaintegrati preferirebbero tornare “schiavi” del lavoro…
Certo, non stiamo parlando, nella maggioranza dei casi, dei lavoratori dei tempi del padrone che poteva disporre di loro in qualsiasi momento. E lì infatti nacquero contrapposizioni, nacquero sindacati e cooperative. Ma oggi la centratura del problema non è tanto la schiavitù: è dignità. C’è un mondo intero nato per difendere questa dignità. E l’uomo che non lavora fa fatica a  trovarne una, a trovare una centratura nella propria vita.
Come vede il futuro del Distretto?
Non sono catastrofista. Se ce ne rendiamo conto, questa può essere una grande occasione per ridare “qualità”. Un esempio: il problema non è quello di fare tante case, ma è di farle bene, che inquinino poco, senza ghetti e con possibilità di comunicare tra di loro. Il futuro c’è, ma si deve riconvertire in sobrietà, in “spinta”. Lo stesso vale per le fabbriche. La gente di tutto il mondo, quando cammina sulle mattonelle “calpesta” la nostra terra. E lo farà ancora, se sfruttiamo il momento.
Siete gli unici a non volere la bretella Sassuolo-Campogalliano. La tangenziale tra il distretto e Modena è zeppa di camion. Non pensa che una nuova strada aiuterebbe?
Dobbiamo tirare via le migliaia di tir che ogni giorno arrivano, in pratica, in centro a Sassuolo. Se si costruisce un’altra strada, il problema del groviglio in città resterebbe lo stesso. Occorre creare un serio sistema su rotaia che porti fuori le nostre piastrelle eliminando i camion dall’abitato. Capisco le intenzioni di chi sostiene la bretella, ma è meglio investire quei soldi diversamente: le ferrovie, lo scalo di Dinazzano. E poi vorrei che questo impulso economico e di investimenti che si vuole dare, portasse soldi a Sassuolo, non a cantieri e imprese di fuori che vengono e costruiscono la nuova autostrada con lavoratori propri, senza contribuire a migliorare la nostra ricchezza e senza manodopera locale.
La prima cosa che farebbe in caso di elezione?
Ah, una cosa meravigliosa: fare in modo che a Sassuolo ci si possa sedere! Vorrei che la gente arrivasse nelle nostre piazze e che dicesse “questo è un posto che mi piace e allora mi siedo a bere qualcosa.” La città deve avere un’anima!
Che adesso manca?
No, dire così sarebbe troppo, ma certo è che quest’anima si vede poco. E’ coperta da altro. Ma come si fa a non potersi sedere in Piazza Grande, in pieno centro? E’ come dire che un uomo è senza cuore. E poi è necessario organizzare più iniziative, in tutti i quartieri. Lo si può fare senza gettare soldi.
Domanda che è un classico come con un film americano degli anni ’50. Ipotesi ballottaggio Pattuzzi-Caselli: come si comporterebbe?
Lo scopo, prima che di vincere, è che a Sassuolo si viva bene. I valori non li ha tutti uno, sono molto trasversali. Non è questione di destra e sinistra, che poi dicono in pratica le stesse cose. La vera questione è tra individualismo o solidarietà. Le faccio un paradosso: perché non facciamo governare Sassuolo da tre sindaci? Perché non facciamo un triumvirato dove ognuno dà il suo contributo? Chi, in fondo, può permettersi di dire di avere tutta la verità in mano? Ma per restare nel concreto dell’ipotesi ballottaggio, per quelli della nostra lista ci sarà libertà assoluta di votare dove vogliono. Di sicuro non andremo a chiedere assessorati in cambio di appoggio. Se la nostra idea non avrà la maggioranza ma avremo consiglieri, faremo “consiglieri sopra”, che guardino ai contenuti, non agli schieramenti. E che diventino nucleo centrale per costruire qualcosa verso il futuro.



Commenti
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Fabrizio  - Bella intervista     |2009-04-24 04:37:19
Alcune parti sono un po' utopiche, ma è giusto presentarsi per ció che si pensa,
mi è piaciuta molto l'intervista, e molto alcune idee
Giulia   |2009-04-27 08:36:13
Interessante
Rossella   |2009-04-28 07:23:53
Bella intervista. Mi ritrovo molto nel pensiero di usare le proprie forze per
far emergere un'idea -da rendere concreta- di città dei cittadini e non per
inutili duelli.
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